**Non è facile decidere tutto in un colpo**
Per le vacanze estive, Cecilia e suo marito avevano portato i bambini in campagna, non lontano dalla loro città in Toscana. Li visitavano ogni fine settimana, a volte lei andava da sola. Il paese era a soli sette chilometri, quindi se Antonio lavorava nel weekend, Cecilia poteva prendere lautobus direttamente dal lavoro il venerdì sera.
Forse non sarebbe andata ogni volta, ma innanzitutto mancava ai bambini, e poi suo padre era reduce da un ictusvoleva aiutare sua madre con lorto. Quel venerdì, aveva deciso di partire subito dopo il lavoro.
«Anto, vado subito in campagna dai bambini, quindi mangia pure senza di me, cè tutto in frigo. Domenica vieni a prendermi, no? Strano che lavori anche sabato»
«Abbiamo un casino in ufficio», si giustificò il marito. «Il capo ha detto che ci paga gli straordinari.»
Cecilia era la capa contabile in un ufficio a Firenze, e quel venerdì aveva fretta di finire un rapporto. Troppa fretta, evidentemente, perché fece due errori madornali e lo inviò comunque al direttore regionale via email.
Il sabato pomeriggio, arrivò la chiamata del suo capo, Roberto.
«Cecilia, che diavolo hai combinato con quel rapporto? Mi stanno chiamando da sopra e mi strillano nelle orecchie! Sistemalo subito, o niente bonus questo mese!»
«Sono in campagna, Roberto, magari domani e poi cosa avrei potuto sbagliare» Ma lui non la lasciò finire.
«Non mi interessa dove sei, aggiustalo e basta!» urlò così forte che sua madre, accanto a lei, lo sentì chiaramente.
«Va bene, parto subito.»
«Figlia mia, chi era quello che gridava così?»
«Il mio capo, Roberto. Ho fatto un pasticcio con il rapporto, ieri correvo troppo. Pazienza, vado in ufficio. Lui ha fretta, pare»
Salutò il figlio tredicenne e la figlia di dieci anni.
«Bambini, ci vediamo il prossimo weekend.»
Arrivata in città, andò dritta in ufficio, chiamò la sicurezza per sbloccare lallarme, accese il computer e si mise a correggere il rapporto. Dopo averlo riletto con calma, finalmente trovò i due erroricosì evidenti che lei stessa si stupì.
«Come ho fatto a non vederli? Chissà che facce hanno fatto lassù, sono errori da principiante! Tutta colpa della fretta, dovevo prendere lautobus»
Era già sera quando rispedì il rapporto, chiuse lufficio e si avviò verso casa.
«Antonio tornerà presto dal lavoro, che faccia farà quando mi vedrà qui?» pensò, camminando lentamente sotto le luci della città. «Strano, prima non lavorava mai nei weekend Ultimamente è cambiato. Sempre col telefono in mano, distratto, a volte irritabile. Dovrei parlargli, capire cosa succede. Tanto i bambini non ci sono, sarebbe il momento giusto.»
Arrivata a casa, tirò fuori le chiavi dalla borsa e alzò lo sguardo: la luce in cucina era accesa.
«Anto è già qui!»
Salì al terzo piano con un groppo in gola. Davanti alla porta, sentì una musica romanticaquel genere che Antonio odiava quando lei lo metteva. Strano. Interessante.
Aprì la porta con cautela e inciampò subito in un paio di sandali che non erano i suoi. Li riconosceva, ma non riusciva a ricordare di chi fossero. Non era il momento di pensarci.
Mise giù borsa e chiavi con delicatezza, sbirciò in salottosemi-buio, solo una lampada accesapoi in camera: vuota. La musica continuava.
Girandosi verso il balcone, vide due sagome fumare.
«Annalisa è Annalisa», la folgorò lintuizione. «Ecco di chi sono i sandali.» Si sentì mancare. Era la sua amica.
Cosa ci faceva lì? Ultimamente veniva spesso a trovarli, ma sempre quando Cecilia era presente. Bevute insieme, chiacchiere, a volte un bicchiere di vino. Ora le tremavano le gambe. Si avvicinò in silenzio alla porta del balcone, socchiusa.
«Anto, quando glielo dirai a Cecilia di noi?» sentì la voce dellamica.
Antonio sembrava infastidito dalla domanda.
«Anna, ricominciamo? Avevamo detto che non mi avresti pressato. Non ho ancora deciso»
Attraverso la tenda, Cecilia vide che lui era in mutande e lei indossava la sua camicia. Fumavano e chiacchieravano.
«E quando deciderai?» chiese allimprovviso, aprendo la tenda.
Antonio lasciò cadere la sigaretta per lo shock, Annalisa strillòprobabilmente glielaveva fatta cadere sul piede.
«Ma che ci fai qui? Dovevi arrivare domani!» urlò Annalisa, entrando in casa con fare aggressivo. Antonio taceva. «E tu, Anto, forse ora ti deciderai!»
Cecilia, stordita dallaudacia dellamica, rimase impietrita. Ma non pianse.
«Ceci, potevi almeno avvisare», borbottò il marito.
«Ora devo avvisare prima di tornare a casa mia?» ribatté lei, riprendendosi.
Annalisa la fissava con aria di sfida, senza un briciolo di vergogna, ma Antonio le ordinò:
«Vestiti e vattene.»
Lei sbuffò, si infilò i vestiti e sbatté la porta.
«Ceci, scusa, Anna non è nulla di serio, era solo noia. Io non ho intenzione di lasciare la famiglia», disse lui.
«E tu credi che abbiamo ancora una famiglia?»
«Non iniziare capita, noi uomini siamo così. E poi, un po è colpa tua. Guardati, non ti curi più come prima. Quando sei stata dallestetista lultima volta? Io sono un uomo, mi piace la bellezza. Prima andavamo in vacanza, ora»
«Ora abbiamo figli, mio padre ha avuto un ictus e devo aiutare mia madre. Strano che te lo debba ricordare. E questa roba che indosso? Ricordati che il tuo stipendio si è quasi dimezzatoe ora capisco perché», fece un cenno alla porta. «Devi mantenere unaltra donna. Antonio, mi fai schifo. Non voglio più parlarti.»
La testa le girava, voleva solo sparire, dimenticare tutto come un incubo. Un doppio tradimento. Ma prese le chiavi, uscì e corse giù per le scale. Sbucò in strada come un fulmine, senza accorgersi della pioggia.
**Finalmente riprese i sensi**
Cecilia correva sotto lacqua, già zuppa, ma non sentiva il vestito appiccicato alla pelle. Dentro bruciava di rabbia e piangeva. Non avrebbe mai immaginato di sorprendere il marito con unaltrae per giunta, con la sua amica. La pioggia non la calmava, non sapeva dove andare: in campagna, a quellora, non cerano più mezzi.
«Devo andare in ufficio, passerò la notte lì», realizzò, inciampando e cadendo in una pozzanghera. Finalmente si riscosse.
Era il colpo di grazia a una giornata già disgustosa. Si rialzò e si incamminò verso lufficio, nauseata da tutto quel fangoe non solo quello per strada. Si sentiva congelata, stanca, voleva solo un po di calore.
Arrivata, chiamò la sicurezza e riattivò lallarme.