Dimenticala, amico

**Dimenticala, ragazzo**

Quella domenica mattina, il telefono squillò all’alba svegliando Andrea. Ancora assonnato, afferrò il cellulare e fissò lo schermo spento. Ma poi il campanello suonò di nuovo. Andrea saltò giù dal letto, si infilò i pantaloni e corse ad aprire. Tutti sanno che quando bussano alla porta così presto, c’è sempre un motivo.

«Ciao! Dormivi ancora? Che faccia fai, non sei contento di vedermi?» Sulla soglia c’era Luca, il suo vecchio amico dell’università. «Posso entrare o no?»

«Luca?! Ma che coincidenza!» Andrea lo abbracciò forte e lo trascinò in casa. «E non mi hai avvisato, furbo. Come mi hai trovato?»

«Sono passato dai tuoi, tua madre mi ha dato l’indirizzo. Mi ha anche detto che ti sei separato e che sei scappato qui. Sono di passaggio, ho preso il treno apposta per vederti. Allora, fammi un giro.»

«Vieni in cucina, intanto mi lavo in fretta. Metti su l’acqua per il caffè!» gridò Andrea, chiudendosi in bagno.

Quando tornò in cucina, sul tavolo c’era una bottiglia di Chianti e Luca stava tagliando del prosciutto.

«Scusa, ho fatto un po’ il padrone di casa. Hai il frigo vuoto, vuoi morire di fame? Gli amici servono anche a questo,» disse Luca con tono paternalista, preparando dei panini.

«Vino? A quest’ora?» Andrea ruotò la bottiglia per leggere l’etichetta.

«E chi ce lo vieta? È solo per sciogliere il ghiaccio.»

Bevvero, mangiarono panini e una frittata veloce. E poi iniziarono a ricordare…

Luca si era sistemato presto, ancora all’università.

«Mio suocero si è ritirato, ora dirigo io l’azienda edile. Sì, puoi invidiarmi. Il grande finisce le superiori, il piccolo è in prima media. Insomma, la vita mi ha sorriso,» si vantò. «Ma so già tutto di te. Non hai mai trovato la tua Assoluta?»

«Te la ricordi ancora? No, non l’ho trovata.»

«Non dirmi che vivi da solo.» Luca infilò in bocca l’ultimo pezzo di pane.

«Con mio figlio. È andato a Roma per il compleanno di Elena. Mi ha chiamato ieri, torna tra qualche giorno.»

Ai tempi, gli amici cercarono di dissuaderlo dal sposare Elena. Ma Andrea si intestardì. Perché lei gli ricordava Anna, l’Assoluta, come la chiamavano tra loro. Suo figlio lo chiamò “papà” fin da subito, e anche Andrea si affezionò al ragazzino. Ma il matrimonio durò poco.

Elena si risposò quasi subito. Con il nuovo patrigno, il rapporto di Sandro non funzionò. Iniziò a scappare spesso da Andrea. Elena accusò l’ex marito di rubarle il figlio. Andrea, stanco delle liti, si trasferì a Firenze.

«Sandro veniva da me ogni estate. Elena ebbe un altro figlio e non aveva più tempo per lui. Poi, finito il liceo, si è trasferito definitivamente.»

«Fantastico. Una telenovela.» Luca versò gli ultimi sorsi di vino.

«No, ormai è tutto a posto.» Bevvero in silenzio.

«Speravo che l’avresti trovata, invece. Che storia incredibile.» Luca sospirò.

Andrea non rispose. Ultimamente ci pensava di rado, ma ora Luca era arrivato e aveva riportato tutto alla superficie.

Alla stazione si promisero di non perdersi più. A casa, Andrea tirò fuori un vecchio album e trovò la foto di Anna. La osservò avidamente, ripiombando in quei giorni lontani…

***

Luca aveva convinto suo padre a prestargli la macchina, e i tre amici partirono per la Sicilia, dai parenti di Federico. C’era ancora tempo prima dell’università, perché non approfittarne?

Nell’isola, era il periodo della raccolta delle pesche, dell’uva, dei fichi… Ai ragazzi fu proposto di lavorare nei campi. Soldi extra non facevano mai male, soprattutto per degli studenti. Si alzavano all’alba e, quando il caldo diventava insopportabile, correvano a tuffarsi in mare.

Fu lì che incontrarono Anna. Seduta in riva, fissava l’orizzonte.

«L’Assoluta aspetta il suo Principe,» scherzò Luca.

E con quel soprannome rimase. Gli amici avevano già le loro storie, ma Andrea no.

Luca e Federico si tuffarono gridando, mentre Andrea si avvicinò alla ragazza.

«Aspetti una nave con le vele rosse?» chiese, scherzoso.

Lei alzò gli occhi. Erano così pieni di sofferenza che Andrea si bloccò. Anna tornò a guardare il mare. Lui si sedette accanto a lei, abbracciandosi le ginocchia. Pareva che non lo notasse neanche.

«Senti?» domandò Andrea, ascoltando il fruscio delle onde.

«Il mare parla,» rispose lei.

Andrea la guardò di sottecchi. Aveva detto proprio ciò che stava pensando. Rimasero così, in silenzio.

I due amici lo chiamarono da lontano. Andrea si alzò a malincuore, scrollandosi di dosso la sabbia.

«Devo andare. Ci vediamo domani? Alla stessa ora?» chiese, speranzoso.

Lei lo guardò brevemente e tacque. Ma il giorno dopo era di nuovo lì. Si presentarono: il suo nome, Anna, gli sembrò il più bello del mondo. Ma quando cercò di saperne di più, lei si alzò e se ne andò. Lui la seguì in silenzio fino a casa.

Il mistero che la circondava lo attirava. Quella sera, lanciò un sassolino alla sua finestra. Anna uscì subito. In pantaloncini e una camicetta slacciata, era ancora più bella. Camminarono lungo la spiaggia. Lei taceva, lui parlava senza sosta, nascondendo l’emozione.

Il sole tramontava, tingendo il cielo di rosso, riflesso nei suoi occhi. Andrea la osservava rapito. Fortunatamente aveva portato la macchina fotografica. Ma lei si rifiutava di voltarsi. Allora entrò in acqua e scattò. Anna non fece in tempo a girarsi.

Quella foto divenne l’unica prova che non era solo un sogno.

Ogni sera si ritrovavano in spiaggia. Una volta, lui provò a baciarla. Anna non si ritrasse, ma si irrigidì al punto che lui si tirò indietro. Era un enigma. E questo lo attirava ancora di più. Andrea si abbronzò e dimagrì, correndo sempre da lei. A volte tornava a casa a notte fonda, svegliandosi all’alba. Gli amici, vedendolo perso, capirono che non era il caso di scherzare.

Il tempo stava per scadere. Decise di confessarsi. Quel giorno, gli amici non andarono in spiaggia. Andrea ci andò da solo, ma Anna non c’era. CorsLa porta si aprì di nuovo quella sera, e quando Andrea vide Varya sulla soglia con gli occhi lucidi, capì che il cerchio si era finalmente chiuso, non con un addio, ma con una strana, dolce riconciliazione col passato.

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