**Diario Personale**
La confusione mi attanaglia la mente, mentre il cuore ribolle di gelosia e amarezza. Perché mi trattano così? Forse non ho amato mio marito abbastanza? O sono stata una moglie e madre indegna per nostro figlio?
Ma quello che è successo oggi supera ogni immaginazione.
Alessia era certa che lei e Matteo fossero destinati l’uno all’altra. Dieci anni di matrimonio felice le sembravano la conferma di un amore scritto nel destino.
Oggi tornava a casa da un viaggio di lavoro imprevisto. Due giorni prima, il suo capo l’aveva convocata: “C’è un problema grave in filiale. Solo tu puoi risolverlo. Parti domani, niente scuse.”
Alessia aveva altri piani, ma con il capo non si discute. Neppure quando le veniva da pensare che in azienda solo i giovani viaggiavano, mentre lei, a trentacinque anni, aveva già dato.
“Matteo, parto per lavoro. Tornerò tra tre giorni. Assicurati che Davide studi con il tutor, non voglio sprecare quei soldi. E che mangi bene—niente schifezze, ci sono pasti pronti in frigo.”
“Va bene, ci penso io,” borbottò lui, senza alzare gli occhi dallo smartphone.
“È tutto? Non sei nemmeno dispiaciuto che parto?”
“Be’, non è un mese, torni tra tre giorni. Sopravviviamo.”
Finalmente Matteo alzò lo sguardo e sorrise. “Ma perché ti mandano proprio te? Credevo avessi finito con le trasferte.”
“Serviva qualcuno di esperto. Il capo lo ha detto.” Si sentì fiera, sapendosi apprezzata.
In viaggio, decise di anticipare il rientro. Quel giorno in più lo avrebbe dedicato a sé, in pace.
Il treno si avvicinava alla periferia di Firenze. Alessia sorrideva, immaginando l’appartamento vuoto: Matteo al lavoro, Davide a scuola. Si sarebbe concessa un bagno con schiuma profumata, una maschera rilassante, magari un sonnellino. Poi avrebbe aiutato Davide coi compiti—da troppo tempo trascurato. Anche dopo la maternità, era tornata subito al lavoro, affidando il piccolo alla zia.
Non aveva avvisato Matteo del suo rientro—volutamente o per dimenticanza, poco importava. Sarebbe stata una sorpresa: marito rientra, cena calda, figlio con i compiti già fatti. Perfetto!
Commossa dai ricordi del primo incontro con Matteo, comprò una bottiglia di vino e una torta alle nocciole, la sua preferita. Serviva un po’ di romanticismo. Ultimamente si erano allontanati: lei immersa nel lavoro, lui sempre attaccato al telefono.
Appena varcata la porta, però, capì che non c’era nessuno? No. Nell’ingresso, un paio di stivaletti femminili la fecero rabbrividire. Poi notò una giacca leggera nell’armadio, impregnata di un profumo dolce e nauseabondo.
Forse non erano iLa nausea non veniva dal profumo, ma dalla consapevolezza che l’attendeva un dramma che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.