Dimostrerò che posso farcela senza lui
Quando mio marito, Marco, mi ha urlato in faccia: “Ginevra, io posso vivere senza di te, ma tu senza di me no”, io, Ginevra, ho sentito la terra mancarmi sotto i piedi. Non era solo una ferita al mio orgoglio, era una sfida lanciata direttamente al mio cuore. Crede davvero che io sia debole e dipendente, che senza di lui la mia vita crollerebbe? Bene, vedremo! Da quel giorno ho deciso: basta essere un’ombra nel suo mondo. Ho trovato un lavoro part-time per iniziare a costruire la mia vita, lontana dalla sua “protezione”. Voglio che sappia che non solo sopravviverò, ma diventerò più forte di quanto pensi.
Io e Marco siamo sposati da otto anni. Lui è sempre stato il “capo” in famiglia: guadagnava, prendeva le decisioni, mi diceva cosa fare. Facevo l’amministrativa in un centro estetico, ma dopo il matrimonio ha insistito che lasciassi il lavoro: “Ginevra, perché devi sgobbare? Ci penso io.” Ho accettato, credendo fosse amore. Ma col tempo ho capito: non era amore, era controllo. Decideva cosa indossavo, con chi parlavo, persino come cucinavo la cena. Ero diventata una casalinga che viveva per la sua approvazione. Poi, dopo un’ennesima litigata, ha detto quella frase: “Senza di me non sei niente.” Le sue parole bruciavano come un ferro rovente.
La discussione era iniziata per una sciocchezza: volevo passare il weekend con un’amica, ma lui mi aveva proibito: “Devi restare a casa, Ginevra, chi preparerà la cena?” Mi sono ribellata: “Marco, non sono la tua domestica!” Ed è stato allora che ha pronunciato quelle parole. Io sono rimasta paralizzata, mentre lui se n’è andato come se nulla fosse. Ma per me è stato un punto di svolta. Non ho dormito tutta la notte, ripensando a quello che aveva detto. Aveva ragione? Davvero non ce l’avrei fatta senza di lui? Poi mi è salita la rabbia. No, Marco, ti dimostrerò che ti sbagliavi.
Il giorno dopo ho agito. Ho chiamato la mia amica Francesca, che lavora in un bar, e le ho chiesto se avessero bisogno di qualcuno. Lei si è stupita: “Ginevra, ma non lavori da una vita! Perché vuoi farlo?” Le ho risposto: “Per dimostrare che posso farcela.” Una settimana dopo, ero assunta come cameriera a tempo parziale. Il lavoro non è niente di speciale – portare vassoi, sorridere a clienti esigenti – ma sono soldi miei, la mia indipendenza. Quando ho ricevuto il primo stipendio, anche se piccolo, ho quasi pianto dall’orgoglio. Io, Ginevra, che secondo mio marito “non valgo niente”, avevo guadagnato i miei soldi!
Marco, quando l’ha scoperto, ha solo sogghignato: “E quindi, passerai la vita a portare piatti? Ridicolo.” Ridicolo? Ho sorriso: “Vedremo chi riderà per ultimo quando sarò in piedi.” Pensava che avrei mollato in una settimana, ma sono ancora qui. Il lavoro è stancante, ma ogni giorno mi sento più forte. Ho iniziato a mettere da parte i soldi – fino a poco ancora, ma è il mio “fondo di libertà”. Voglio iscrivermi a un corso, forse per diventare estetista o contabile. Non ho ancora deciso, ma so che non tornerò a essere la donna che viveva sotto le sue regole.
Mia madre, quando l’ha saputo, ha scosso la testa: “Ginevra, perché lo fai? Parla con Marco, riconciliatevi.” Riconciliarci? Io non voglio pace con chi mi considera un nulla! Francesca, invece, mi ha supportata: “Brava, Ginevra! Fagli vedere che non sei la sua ombra!” Le sue parole mi hanno dato forza. Ma, a volte, ho dei dubbi. La sera, quando torno stanca e Marco fa finta di non vedermi, mi chiedo: e se avesse ragione? Se non ce la facessi davvero? Ma poi ricordo le sue parole e capisco: devo provarci. Non per lui, ma per me.
Sono passati due mesi, e vedo già dei cambiamenti. Sono dimagrita perché non ho più tempo per mangiare noia. Ho imparato a dire “no” – non solo ai clienti, ma anche a Marco. Quando ha detto: “Ginevra, preparami la cena, ho fame”, ho risposto: “Marco, sono appena tornata dal lavoro, ordiniamo una pizza.” È rimasto senza parole. Credo stia capendo che non sono più quella di prima. E io inizio a capire chi sono davvero.
A volte sogno che mi chieda scusa, che dica: “Ginevra, ho sbagliato.” Ma Marco non è il tipo che ammette i propri errori. Aspetta che torni come prima, la moglie ubbidiente. Ma non tornerò mai più. Questo part-time è solo l’inizio. Voglio un appartamento mio, una carriera mia, una vita mia. E se lui pensa che senza di lui fallirò, allora guardi mentre volo. E se decidesse di andarsene? Pazienza, ormai so che sopravvivrò. Perché io sono Ginevra, e sono più forte di quanto lui creda.