Diritti precari

“Diritto di vivere”

“Nonna Lina, oggi alle sei c’è la riunione dei genitori per Luca. Devi andare a scuola, perché io e Andrea non riusciamo. E per non farti dimenticare, ti chiamo verso le cinque per ricordartelo.” La nuora Alice lo annunciò dall’ingresso, mentre si sistemava il rossetto.

“Alice, perché non ci vai tu? Sento poco. C’è sempre troppa confusione, tutti parlano insieme, e io mi agito.” Rispose Lina uscendo dalla sua stanza.

“Nonna Lina, sai bene che Andrea lavora fino a tardi, e io ho i rapporti da consegnare. Tanto stai sempre a casa!” Alice sbuffò irritata.

“Non sto lì senza far nulla, Alice. Faccio le pulizie, vado a fare la spesa, preparo il pranzo per il piccolo… E poi, ho sessantasette anni.”

“Oggi proprio hai voglia di litigare. Mi rimproveri perché cucini per tuo nipote? È l’unico che hai! Andrea, dì qualcosa!” Alice ormai era fuori di sé.

“Mamma, dai. Vai e basta. Siediti, ascolta. Se chiedono soldi, scrivimi e ti faccio un bonifico. Non capisco perché ne facciamo una tragedia.” Andrea, suo figlio, rispose con la solita calma.

“Non posso oggi. Avevo altri piani…” mormorò Lina.

“Allora occupati dei tuoi piani! Tutti avranno i genitori, solo nostro figlio sarà l’orfano! Grazie per avermi rovinato la giornata!” Alice urlò e sbatté la porta.

“Proprio perché tutti avranno i genitori…” disse Lina rientrando in camera sua.

Andrea si sistemò la cravatta allo specchio, prese il portatile e uscì.

“Vado. Luca, non fare tardi a scuola.” Anche lui sbatté la porta.

Silenzio.

Luca, dodicenne, era già pronto per uscire. Gli ultimi minuti li passò a giocare alla PlayStation con le cuffie, ignorando tutto.

…Lina sedeva sul divano nella sua stanza, fissando la finestra. In cinque anni, aveva memorizzato ogni dettaglio della vista: l’angolo del palazzo di fronte, un ciliegio, i cespugli di rose e un pezzo della piazzetta. Passava così le serate e i weekend, da quando si era trasferita. Era diventata la domestica e la tata di casa, senza più una vita sua.

…Nata in una famiglia semplice, Lina era sempre stata riservata e educata. Dopo l’università, tornò al paese natale e trovò lavoro in fabbrica. Lì conobbe il suo futuro marito, Gianni, caporeparto. Si sposarono presto e nacque Andrea.

Sognava una bambina, ma il destino fu crudele. Arrivò una tecnica di città, Valeria, per sistemare i macchinari. Sistemò anche il matrimonio di Lina. Gianni chiese il divorzio, dicendo che voleva vivere in città, con una donna colta e un appartamento. Pagò sempre gli alimenti, ma di Andrea non si interessò.

Lina non si lamentò mai. Lavorò duramente per crescere Andrea come una brava persona. L’unica cosa che la deludeva era il carattere del figlio, troppo remissivo, proprio come lei.

Quando Andrea annunciò di voler sposare Alice, Lina non fu felice. La ragazza era carina ma troppo decisa. Però non si oppose.

Dopo il matrimonio, i giovani andarono a vivere in affitto, poi comprarono un bilocale. Quando nacque Luca, Alice propose: “Andrea, convinciamo tua madre a vendere il suo trilocale e il nostro. Compriamo un appartamento più grande, così potrà badare a Luca.”

Lina non voleva. “Alice, non voglio intralciarvi. Qui sono padrona a casa mia, là sarei solo di peso.”

“Ma che dici! Aiuteresti tuo figlio e tuo nipote. Che differenza fa?”

Alla fine cedette. Vendettero tutto e si trasferirono in una casa più grande.

“Posso portare alcuni mobili? Anche la macchina da cucire?” chiese Lina durante il trasloco.

“Nonna Lina, per favore! È tutta roba vecchia. Pagherei di più il trasporto che quel che vale. E quando mai avresti tempo di cucire? Dovrai occuparti di Luca!”

Fu allora che Lina capì di essere caduta in trappola.

…Ora viveva come un’ombra. A colazione aspettava che gli altri si svegliano, pranzava e cenava quando la chiamavano. Il bagno era sempre occupato da Alice, che chiacchierava al telefono.

Ma un giorno, al parco, conobbe Paolo, un vedovo che viveva solo, con la figlia lontana. Cominciarono a incontrarsi, poi si scambiarono i numeri. Paolo diventò la sua unica gioia.

…Quel giorno, Lina aveva davvero altri piani. Era il compleanno di Paolo, che l’aveva invitata. Per non litigare, andò alla riunione, poi corse da lui. Tornò a casa verso le undici.

Alice le saltò addosso. “Nonna Lina, sei impazzita? Perché Luca deve stare solo? Abbiamo chiamato mille volte!”

“Scusa, forse il telefono era scarico.”

“Scusa? È tutto quello che hai da dire? Dove cazzo eri?”

“Alice, perché mi parli così? Sono libera di fare ciò che voglio. Luca è abbastanza grande per stare solo.”

Andrea intervenne. “Mamma, che succede?”

“Niente. Domani mi trasferisco da Paolo. Abbiamo deciso di vivere insieme.”

Alice sbottò: “Eccoci qua!” e se ne andò.

…Il giorno dopo, Lina preparò le sue cose. Guardò un’ultima volta il panorama che ormai odiava e uscì con una valigia.

“Nonna Lina, torna in te! Cosa fai?” strillò Alice.

“Te l’ho detto. Vado a vivere con l’uomo che amo.”

Andrea la fermò. “Mamma, chi è questo Paolo? Potrebbe essere un truffatore!”

“Figlio mio, quando portasti Alice a casa, non la insultai. Rispetta la mia scelta.”

Scese le scale, dove Paolo l’aspettava. Andrea e Alice li guardarono dalla finestra.

“Andrea, tua madre è impazzita. A questa età, l’amore? Ma dai!” disse Alice.

“Vado a prepararmi, sennò faccio tardi.” Andrea sospirò.

…Lina rimase con Paolo. Per la prima volta, si sentiva davvero felice. E poco importava se era tardi. L’importante era che fosse vero.

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