**Il Divano “Sogno”**
Luca e Giulia stavano insieme da due anni. Giulia passava la notte a casa di Luca quando sua madre partiva per la campagna o andava dall’amica a Milano. Aspettavano quei momenti fugaci come fossero tesori. Ma l’estate finì. Settembre regalava ancora giorni di sole tiepido, ma presto sarebbero arrivate le piogge. La madre di Luca smise di andare in campagna ogni weekend. Restava solo l’occasione delle visite a Milano, che però erano rare.
I due innamorati si rattristarono.
“Luca, non mi ami più? Non vuoi stare con me nella gioia e nel dolore?” – Giulia fece quel delicato accenno che era ora di pensare al matrimonio.
Erano davanti a casa sua e, da mezz’ora, non riuscivano a separarsi.
“Perché dici così?” – Luca si scostò e la guardò negli occhi. – “Sarei pronto a sposarti domani, ma dove vivremmo? Non posso permettermi un affitto, e tu hai ancora un anno di università. A meno che… non accetti di vivere con me e mia madre. Nemmeno con i tuoi genitori sarebbe facile, la vostra casa è piccola. Aspettiamo un po’. Quando ti laureerai…”
“Ma non ce la faccio più a separarmi da te ogni sera, aspettare che tua madre esca… I miei mi chiedono perché non mi chiedi di sposarmi.” – Giulia inspirò, ma invece di un sospiro, le uscì un singhiozzo.
“Giuly, prometto che troverò una soluzione. Ti amo tantissimo.”
“Anch’io”, rispose Giulia, come un’eco.
“Bene. Andiamo.” – Luca la prese per mano con decisione.
“Dove?”
“A casa tua. Chiederò la tua mano ai tuoi genitori. O hai cambiato idea?”
“Andiamo!” – esclamò Giulia, raggiante.
Così, tenendosi per mano, entrarono nell’appartamento.
“Avanti, ragazzi”, disse la madre di Giulia, accogliendoli con un sorriso.
In cucina, sul tavolo, c’erano già quattro tazze e un vassoio di biscotti e cioccolatini, come se li aspettassero.
“Vi ho visti dalla finestra. Mezz’ora per dirvi arrivederci”, sogghignò la madre, cogliendo lo sguardo stupido di Giulia. – “Basta vagabondare per strada. L’inverno è alle porte. Sappiamo tutto, tranquilli.” – A quelle parole, Giulia abbassò gli occhi. – “Io e tuo padre siamo d’accordo con il vostro matrimonio.”
“Non vi chiediamo di vivere con noi. Capiamo che non volete stare con i genitori”, aggiunse il padre. – “Un mio collega vende un monolocale. Ho pensato subito a voi. Quindi…”
“Grazie, papà!” – esclamò Giulia.
“Non esultare ancora. Luca sembra contrariato.”
Luca guardò il padre di Giulia dritto negli occhi.
“Non siete ricchi. Mi vergognerei ad accettare un regalo del genere. Sono un uomo, posso guadagnarmi una casa da solo.”
“E di cosa ti vergogni? Mica la rubiamo”, rispose il padre, un po’ amareggiato. – “Se non aiutiamo voi, chi altro? Io ho avuto questa casa dai miei. Ora tocca a noi darvi una mano. Compra una casa più grande quando potrai, intanto vivete in un posto piccolo. E non la compro per te, ma per mia figlia, perché sia felice. E lei è felice con te.” – Lo sguardo del padre si fece severo.
Giulia strinse la mano di Luca sotto il tavolo, come a dire: non discutere, accetta per me.
“Grazie”, disse Luca, senza entusiasmo.
Mancava meno di una settimana al matrimonio. L’abito bianco era pronto, gli inviti spediti, il ristorante prenotato.
“Luca, nell’appartamento non c’è un divano”, disse Giulia, già chiamandolo “nostro”. – “Dove dormiremo? Per terra?”
“Macché. Lo compriamo.”
“E quando?” – osservò giustamente Giulia.
E così andarono in un negozio di mobili. Girarono a lungo tra divani di tutte le dimensioni e colori. Giulia li provava, li valutava. Alla fine, ne scelse uno semplice, dall’aspetto modesto. Si sedette, chiuse gli occhi.
“Ottima scelta, ragazzi”, disse una voce femminile.
Era la commessa, che sorrise.
“Vedo che vi piace. Prendetelo, non ve ne pentirete.” – Elencò i pregi del modello. – “È l’ultimo disponibile.”
“Voi siete sposati?” – chiese, nonostante nessuno dei due portasse la fede.
“No, ma ci sposiamo tra una settimana”, rispose Giulia.
“Congratulazioni. Bella idea iniziare la vita insieme con un divano. Vi trovate bene?”
“Sì. Non vorrei alzarmi. Quanto costa?”
La commessa indicò l’etichetta con il prezzo.
“Il divano ‘Sogno'”, lesse Giulia, sgranando gli occhi.
“I sogni hanno sempre un prezzo”, disse filosofica la commessa.
“Ma…”
“Ti piace davvero?” – le sussurrò Luca all’orecchio.
“Scherzi? È il più comodo di tutti.”
“Allora lo prendiamo.”
Il giorno dopo, il divano arrivò a casa. Appena i facchini se ne andarono, Luca e Giulia si sedettero e cominciarono a baciarsi.
Con l’abito bianco, Giulia era splendida. Luca non la smetteva di guardarla, perfino a tavola le teneva la mano, come se temesse che qualcuno gliela rubasse.
“Che ci trovi in lei? È una ragazza come tante. Ce ne sono di più belle”, disse il suo testimone, perplesso.
“A me non serve meglio. Quando ti innamorerai, capirai.”
“Macché. Non esiste donna per cui rinuncerei alla libertà.”
“Di che parlate? Luca, vieni”, intervenne Giulia, portandolo via.
Gli ospiti li abbracciavano, li baciavano, partecipavano ai brindisi. Danzavano e si scambiavano baci tra urla di “Bacio!” Giulia sorrideva, nascondendo la stanchezza per i tacchi e l’abito lunghissimo. Luca sognava di tornare a casa, finalmente solo con la sua sposa…
Quando finalmente varcarono la soglia, Giulia si sfilò le scarpe e parve rimpicciolirsi. Luca la sollevò tra le braccia e la portò sul divano…
La sera, seduti sul divano davanti alla tv, si raccontavano la giornata. Giulia lo adorava. Sembrava che si modellasse sul suo corpo. Tutte le litigate e le riconciliazioni avvenivano lì. Era il centro della loro vita.
Passò l’autunno, poi l’inverno nevoso. Venne la primavera. Giulia studiava per gli esami. Sempre più spesso, la sera, Luca rimaneva in silenzio quando lei gli chiedeva com’era andata la giornata.
“Come al solito. Scusa, sono stanco”, rispondeva, andando in cucina e lasciandola perplessa. Lei sentiva che non era solo stanchezza.
A fine estate, festeggiarono il primo anniversario. Arrivarono genitori e amici. Con il testimone di Luca c’era una nuova ragazza, bella e appariscente. Da padrona di casa, Giulia sparecchiò. Quando tornò in soggiorno, vide Luca sul divano con quella ragazza. Parlavano, isolati dagli altri. Il cuore di Giulia si strinse. Tornò al tavolo.
Dopo la festa, Giulia espresse i suoi sospetti. Non le era piaciuto il modo in cui Luca si era concentrato su di lei.
“Parlavamo e basta. Marco l’aveva lasciata solaE mentre il sole tramontava dietro i tetti di Roma, ridendo ancora per quella coincidenza, Giulia posò la testa sulla spalla di Luca, sentendo che il divano “Sogno” era davvero diventato il luogo dove si erano ritrovati, perché l’amore vero non finisce mai, ma a volte ha solo bisogno di una pausa per capire quanto sia indispensabile.