Diventare nonna… Ma come accettare che lei ha 12 anni più di mio figlio?

Sarò nonna Ma come accettare che lei è più grande di mio figlio di dodici anni?

A volte, soprattutto dopo il divorzio da Antonio, vorrei semplicemente sparire. Scappare lontano da tuttivicini, amiche, parenti, persino dal mio riflesso nello specchio. Nascondermi, per riavviarmi, dare al mio cuore stanco un po di silenzio e la possibilità di ricominciare.

In quei momenti prendo un libro, mi avvolgo in una coperta, mi sistemo sul divano nel mio nuovo appartamento, comprato dopo la divisione dei beni, e respiro la mia libertà. Mio figlio viene raramenteAlberto, il mio unico, ha appena festeggiato i venticinque anni. Ha il lavoro, gli amici, la sua vita. Non mi pesa, non chiede attenzioni. E ne sono grata, anche se a volte la solitudine è insopportabile.

Sette mesi fa, nellappartamento accanto si è trasferita Beatrice. Una donna con uno sguardo forte e un sorriso dolce, sui trentacinque anni. Mi è piaciuta subitoeducata, sincera. Ci siamo legate in fretta. A volte mi invitava per un caffè, altre io la chiamavo per un bicchiere di vino.

La sua vita, però, non è stata facile: due divorzi, un aborto, linfertilità. Ogni volta che ne parlava, le lacrime le velavano gli occhi. Ma quello che desiderava davvero non era solo un figlio, ma una famiglia solida, un uomo al suo fianco, nella gioia e nel dolore.

Io, con la mia esperienza, cercavo di farle cambiare idea. Le dicevo che non doveva aspettare lamore della vitapoteva trovare un donatore decente e fare un figlio da sola. Limportante era il bambino. Gli uomini beh, vanno e vengono. Ma Beatrice era irremovibile. Voleva sia lamore di madre che quello di moglie.

Poi, per il mio onomastico, ho invitato solo Alberto. Dovevamo parlare, perché aveva appena lasciato la ragazza con cui viveva da tre anni. Lei aveva scelto un altropiù ricco, più grande, “di successo”. Alberto era distrutto, e io ho dovuto consolarlo, ricordargli che la vita era ancora lunga.

E allimprovviso qualcuno ha bussato alla porta. Sulla soglia cera Beatrice con un mazzo di fiori stupendo. Io e Alberto labbiamo fatta entrare, e abbiamo passato una serata piacevole in tre. Abbiamo mangiato, bevuto, riso. Alberto, per la prima volta da mesi, ha dormito da me. Ero feliceil mio ragazzo, finalmente, sorrideva di nuovo.

Sono passate settimane. Alberto ha cominciato a venire più spesso. Beatrice, invece, si è fatta più distante. Ma sembrava diversapiù serena, luminosa. Quando le ho chiesto se fosse successo qualcosa di bello, ha sorriso enigmaticamente: «Forse. È ancora presto per dirlo».

Poi è arrivato San Valentino. La mattina, Beatrice mi ha chiamato: «Tienimi le dita incrociate. Oggi è un giorno importante». La sera, lho vista tornare con un enorme mazzo di fresie. Da sola. Nessun uomo, nessun accompagnatore. Mi è dispiaciuto per lei.

Pochi minuti dopo, qualcuno ha suonato alla porta. Ho apertoed ecco Alberto. Dietro di lui, Beatrice. Si sono scambiati unocchiata imbarazzata, e Alberto, schiarendosi la voce, ha detto:

«Mamma congratulazioni! Presto sarai nonna.»

Mi sono sentita mancare. Beatrice? La mia amica vicina di casa? Quella a cui avevo consigliato di non aspettare, di trovare un donatore E invece, il donatore era mio figlio.

Dio, in che cosa lho spinta E ora come faccio ad accettare la differenza detàlei ha trentasei anni, lui ventiquattro. Le avevo augurato tutta la felicità del mondo. Ma non con mio figlio!

Ora sono seduta in silenzio e mi chiedo: cosa fare? Da una parteun nipotino. Gioia. Dallaltrashock e dolore. Ma il cuore anche lui vuole calore. Forse hanno trovato la loro felicità in questa unione strana, ineguale?

Forse dovrò imparare a perdonare. Accettare. E ricordare che la vita non segue mai il copione. Ma se arriva un bambino allora continua.

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