Mi chiamo Giulia, ho ventinove anni. Sono sposata da sei anni con Luca e abbiamo una figlia meravigliosa, Sofia, che ha quattro anni. Viviamo la vita normale di una giovane famiglia: entrambi lavoriamo, paghiamo il mutuo, teniamo d’occhio le spese e cerchiamo di fare tutto il possibile. Di recente ho iniziato a lavorare da remoto, cosa che mi permette di passare più tempo con mia figlia, e mia madre mi aiuta molto in questo.
Mia madre adora la sua nipotina. La prende con sé nella casa in campagna, ci va a passeggio, gioca con lei. Per noi è un grande sostegno. Per Sofia andare dalla nonna è una festa: ha un’altalena, un giardino e una sabbiera. Ma ogni aiuto ha il suo rovescio della medaglia.
Mia madre è una persona attiva. Sebbene sia in pensione, non riesce a stare ferma. Si inventa sempre qualcosa. Quest’anno, per esempio, ha deciso di costruire una pergola nel giardino della casa in campagna. Senza consultarci, ha ordinato i materiali da costruzione e poi mi ha messo davanti al fatto compiuto:
“Giulia, di’ a Luca di venire ad aiutarmi a scaricare tutto. Da sola non ce la faccio.”
Ho annuito in silenzio, anche se sapevo già la risposta. È la stessa da due anni a questa parte:
“La casa in campagna è di tua madre, Giulia. Se la sbrighi lei. Io non ci vado. Ho una sola vita e un solo giorno libero a settimana. Quel giorno lo passo sul divano e non voglio aiutare nessuno. Punto e basta!”
Capisco mio marito. Lavora davvero tanto. A volte anche nei weekend sta al computer per finire progetti urgenti. I soldi servono: c’è il mutuo e la bambina cresce. Ma d’altra parte, questa è mia madre. Ha sempre aiutato noi. Si prende Sofia ogni settimana. Non chiede mai niente per sé, non si intromette nella nostra vita. E ora, una semplice richiesta: scaricare delle assi per la pergola. Ma Luca ha detto di no.
Alla fine i materiali sono arrivati venerdì mattina. Mia madre mi ha chiamato nel panico—non aveva nessuno che l’aiutasse. Ho lasciato tutto, messo Sofia in macchina e sono partita. Io e mia madre abbiamo scaricato tutto ciò che era arrivato: assi, cemento, travi. Non dico quanto sia stato faticoso. Mia madre poi non riusciva neanche a raddrizzare la schiena. Ma ciò che l’ha ferita di più è stato il fatto che suo genero non abbia nemmeno provato a dare una mano.
“Giulia, ma è un uomo o cosa?” sbottava, scuotendosi la polvere dalle mani. “Ho chiesto di rifare il tetto? Solo due ore di lavoro!”
Io stavo in silenzio ad ascoltare. Mi vergognavo. Di fronte a mia madre. Di fronte a me stessa. Di fronte a Sofia, che guardava tutto senza capire perché la nonna era arrabbiata e la mamma triste.
Quando sono tornata a casa, c’era un silenzio glaciale. Ho provato a parlare, a spiegare che non era un capriccio, ma una richiesta di mia madre, che ci ha sempre aiutato. Ma Luca ha solo scrollato le spalle:
“Ma mi ascolti mai? Porto tutto io il peso! Non sono obbligato ad aiutarla! È la sua casa, la sua pergola, i suoi problemi!”
Non so cosa fare adesso. Sono davvero tra l’incudine e il martello. Da una parte c’è mia madre, che è sempre stata presente, che ci aiuta e si prende cura di noi. Dall’altra mio marito, stanco, irritato, convinto di non dover fare niente. E il mio cuore si spezza, perché entrambi, a modo loro, hanno ragione.
Amo Luca. E sono grata a mia madre. Ma non capisco perché la mia famiglia sia diventata un campo di battaglia per loro. Perché devo sempre giustificarmi? Perché da una semplice richiesta di aiuto nasce una lite che ci rovina la settimana?
Sono stanca. Stanca di fare da tampone. Stanca di dover mediare, spiegare, supplicare. Vorrei che mia madre si sentisse rispettata e che mio marito capisse che a volte aiutare non è un obbligo, ma un segno di rispetto verso una donna che c’è sempre.
A volte penso: forse avrei dovuto essere più dura? O più morbida”Ma forse, alla fine, l’unica cosa che posso fare è prendermi cura di me stessa e insegnare a Sofia che l’amore vero non dovrebbe mai essere una guerra.”