“Diviso come ho potuto”
«Ciao, mamma.» Giulia cercava di parlare come se nulla fosse, ma le uscì una voce secca e dura.
«Oddio, Giulia! Ma che fai qui? Non ti aspettavo oggi.» rispose Anna Maria.
Giulia fissò la madre. “Non ti aspettavo”— quella parola le si piantò nell’anima come una spina, poi le risuonò nella testa più volte. “Non ti aspettavo”! A Giulia sembrava che ultimamente nessuno la aspettasse mai, da nessuna parte.
«Ma che fai lì impalata? Entra, dai, sto mettendo via i pomodori sotto aceto. Sei passata così o è successo qualcosa? Tutto bene con Luca?»
«Sì, mamma, tutto a posto con Luca. Abbiamo affittato un appartamento per loro per il momento. Marco ha pagato tre mesi in anticipo, poi vedranno loro…»
Giulia osservò la madre. Come sempre, era immersa nelle faccende domestiche. Così era da sempre. Fin da piccola, Giulia si era abituata a una madre sempre di fretta, in ritardo su tutto.
«Devo sbrigarmi…», «Vado un attimo al supermercato, hanno appena portato…», «Tu resta qui, io vado…», «Giulia, non disturbare, non vedi che lavoro?». Anna Maria si interessava sempre alle cose materiali, mentre alla figlia ripeteva sempre «aspetta».
«Giulì, versati il tè da sola, non ho tempo, devo ancora sterilizzare i barattoli. Va bene?»
«Sì, mamma.» Giulia si versò il tè, anche se non ne aveva proprio voglia.
«Allora, perché sei venuta?»
«Mamma, dimmi… hai mai pensato di divorziare da papà?» iniziò Giulia, incerta.
«Mah… no, perché dovrei? Cambiare un dito con un dito. Tutti gli uomini sono uguali! Ma perché?»
«Mamma, sappi che… voglio chiedere il divorzio.»
«Cosa?! Ma cos’è successo tra voi?! Ha tradito?!»
Anna Maria non si aspettava una svolta del genere e smise per un attimo di pulire il barattolo che aveva in mano.
«Mamma, senti, mi sembra che siamo diventati due estranei. Luca è grande, vive già con la sua ragazza. Penso che io e Marco dovremmo separarci…»
«Ma che diavolo è successo?!»
«Oggi sono venticinque anni dal nostro matrimonio. Stamattina non ne ha nemmeno accennato. Mi ha solo chiesto dove fossero i suoi calzini e tra quanto sarebbe stata pronta la colazione. Tutto qui…» singhiozzò Giulia, amara.
«Tutto qui?! Giulia, ma sei scema?! Che esagerata, santo cielo! L’anniversario di matrimonio! Ma pensa un po’! Tuo padre non mi ha mai regalato niente, e nemmeno io a lui. Che senso ha buttare soldi in sciocchezze?» si scaldò Anna Maria.
Giulia guardò la madre e pensò di aver sbagliato a venirle a confidare i suoi sentimenti. La mamma non l’aveva mai capita. Una lacrima le scese lungo la guancia.
«E adesso piangi pure! Sai quanti problemi inizieranno con questo divorzio? La casa da dividere, la villetta al mare, l’auto… E i soldi in banca? Li avete ancora insieme?! Io ho ritirato i miei, li tengo nascosti in casa. E poi dovete vendere la casa! Un trilocale così bello, e quanto avete speso per ristrutturarla…»
Giulia fissò la madre. Anna Maria parlava della casa, della vendita. Sembrava che si sforzasse di ricordare e calcolare cosa, quanto e a chi sarebbe spettato. Giulia si sentì ancora peggio di prima.
«Ti dico una cosa, figlia mia— torna a casa e levati questa idea dalla testa. Se vuoi dei fiori, andiamo a tagliarti delle rose, tanto stanno per sfiorire…»
«Grazie, non serve.» si tirò su Giulia col naso.
«Come vuoi. Allora te ne vai?! Al negozio hanno portato la sabbia a buon prezzo ieri, ne vuoi un po’?!»
Giulia scosse la testa e cercò di andarsene in fretta. Stare in quella casa era insopportabile.
Si diresse verso la fermata dell’autobus, ma dopo pochi minuti cambiò idea e decise di camminare: svoltò sul marciapiede, poi raggiunse il lungomare.
Nella borsa squillò il telefono. Giulia pensò subito che fosse il marito, finalmente ricordandosi dell’anniversario. Ma sullo schermo vide il nome dell’unico figlio, nato dal suo matrimonio con Marco.
«Pronto, Luca.»
«Mamma, ciao. Senti, hai un attimo? Devo parlarti, è urgente.»
«Certo. Possiamo vederci al bar tra un’ora. Ti va?»
«Sì, va bene. Dove?»
«Al “Dolce Vita”, sono qui vicino. Tanto anch’io devo parlarti.»
Giulia svoltò in un’altra strada, attraversò qualche isolato e in venti minuti fu sul posto. Il figlio arrivò dieci minuti dopo.
«Ciao, mamma.»
«Ciao, Luca. Ho preso solo un caffè, non ho fame.»
«Giusto. Io ho poco tempo, massimo venti minuti.»
«Di cosa volevi parlarmi?»
«Senti, mamma… è che… insomma, Martina mi ha detto che aspetta un bambino…»
A quelle parole, Giulia si sentì svuotare. Poche settimane prima, Luca aveva iniziato a vivere con la sua ragazza. In generale, non le dispiaceva, ma diventare nonna a quarantacinque anni non era nei suoi piani.
«Mamma, perché non dici niente?»
«Io… è che… è così inaspettato, Luca. Ce la farete?»
«Certo, se serve, ci aiuterai, no? E tu cosa mi volevi dire?»
«Io… Luca, come la prenderesti se io e tuo padre ci lasciassimo?»
«Ma avete deciso di divorziare? Cos’è successo?»
«Be’, siamo diventati due estranei. Oggi sono venticinque anni dal nostro matrimonio, e lui se n’è dimenticato.»
«Capisco. Beh, divorziate pure, non sono più un bambino. Allora ciao, devo scappare.»
«Ciao, Luca…»
Giulia pagò il caffè e tornò a casa, anche se non ne aveva voglia. Per strada entrò distrattamente in un negozio, poi preparò la cena.
Il marito, come al solito, rientrò verso sera. Marco cenò, raccontando del capo e della macchina nuova di Andrea. Giulia ascoltò, annuì, assentì.
Il mattino dopo, il marito uscì per lavoro. Giulia lavò i piatti della colazione. Era ancora confusa. Da un lato, il comportamento del marito la feriva. Dall’altro, venticinque anni insieme erano una vita intera. Distruggere tutto per un anniversario dimenticato… Giulia pensò che forse la madre aveva ragione, e stava esagerando.
Squillò il telefono: era di nuovo Luca.
«Pronto, Luca.»
«Mamma, senti, riguardo al divorzio… ho pensato…»
«Credi che abbia reagito d’impulso? Sai, Luca, anch’io…»
«No, mamma, aspetta. Ho pensato: dovete dividere tutto prima del divorzio, per evitare tribunali e rogne. Il trilocale potete venderlo e prendere due monolocali. Se ci si impegna, avanzano pure soldi. Vendiamo anche la villetta, mettiamo tutto insieme e io e Martina prendiamo un bilocale. Secondo me è l’unica soluzione, no?»
«Forse, Luca. Sentiamoci dopo. Sono occupata