Dolce a spese degli altri: il piacere di un dessert senza pagare

La Torta con i Soldi degli Altri

“Mi metto una mano al cuorela pressione mi sale. Il medico dice che servono medicine costose Aiuterai tua madre, vero?”

***

Lappartamento profumava di vaniglia e caffè appena fattoElena aveva appena sfornato una crostata di mele e cannella. La crosta dorata scricchiolava sotto il coltello, e un aroma caldo avvolgeva la cucina, come se lautunno stesso avesse affacciato alla finestra. Elena sistemava con cura le fette nei piatti di porcellana quando il campanello suonòsecco, insistente, come il ticchettio di un metronomo.

Sulla soglia cera la suoceraValeria De Luca. Elegante, con un cappotto di cachemire verde acqua, i capelli argentei perfettamente acconciati e un sorriso luminoso. Nella mano teneva una scatola di una pasticceria di lussodove i dolci costavano quanto la spesa di un giorno intero.

“Elenina, ciao tesoro!” cantilenò, tendendo le braccia per un abbraccio. “Passavo di qui e ho pensato di fermarmi. Che buon profumo! Mi ricorda linfanzia”
Elena sorrise con misura, sentendo dentro di sé una tensione familiarecome una molla che stesse per scattare. Sapeva che quella visita non era casuale.

…Valeria aveva iniziato a insinuarsi nelle loro vite tre anni primadopo che suo marito, il padre di Matteo, aveva lasciato la famiglia. Allinizio sembrava innocuo: cene la domenica, chiacchiere davanti a un tè, aiuto con le faccende. Ma col tempo le visite si sono fatte più frequenti, e le richieste più insistenti.

“Matteo, amore,” sospirava Valeria, portando una mano al petto con teatralità, “la pressione va su e giù. Il medico dice che servono medicine costose”
Matteo, dolce e compiacente, non diceva mai di no. Allinizio erano cifre piccolecinquanta, cento euro. Poi sono arrivate a duecento, trecento. Elena aveva provato a parlarne, ma lui la liquidava con un gesto irritato:

“Elena, basta Sta male, non possiamo abbandonarla. È mia madre.”
Intanto, Valeria “dimenticava” spesso di dire che le medicine erano già state comprate, e i soldi finivano chissà dove. Per un “ciclo di vitamine urgenti”, per una “visita specialistica”, per un “prestito a unamica in difficoltà”.

Una volta, Elena aveva visto per caso una foto della suocera su Facebook. Sorridente, con un cappuccino e una fetta di torta ai frutti di bosco, e la didascalia: “Un dolce giovedìla migliore medicina per la malinconia!”

Elena aggrottò le sopraccigliail giorno prima Valeria aveva chiamato Matteo in lacrime:

“Figlio mio, mi sento così male Le pillole sono finite e il dottore dice che servono quelle importate Costa tutto un occhio della testa Non so proprio come fare”

Elena mostrò la foto a Matteo. Lui corrugò la fronte, passando un dito sullo schermo come per cancellarla. Nei suoi occhi balenò un attimo di confusione, ma trovò subito una giustificazione:

“Forse è una foto vecchia? O magari voleva solo un momento di felicità. Anche chi sta male ha diritto a un po di gioia.”

“Matteo,” sussurrò Elena, sentendo un nodo amaro in gola, “lei spende i tuoi soldi in pasticcerie e noi dobbiamo rinunciare alla lavatrice nuova. Non ci vedi un problema?”

Quella sera stessa, Valeria chiamò Matteo piangendoElena sentì i singhiozzi anche dallaltra parte della stanza:

“Matteo, mi sento così sola Non sai quanto sia difficile. E ora Elena mi accusa di sprecare i soldi Io volevo solo un po di affetto”

Matteo le si rivolse con la bocca serrata e gli occhi cupi.

“Perché la tormenti sempre?” sbottò, lasciando cadere il telefono sul comodino con un tonfo secco. “È già fragile, e tu la stressi ancora!”

Elena sentì la rabbia ribollirle dentrocalda, tagliente come metallo fuso.

“Non la tormento! Voglio solo che tu veda la verità. Ti sta manipolando!”

“Sei solo una tirchia!” urlò lui, e le parole rimasero sospese come fumo tossico. “Ti dispiace spendere per mia madre? È il mio sangue!”

Elena uscì in silenzio, chiudendosi in camera. Fuori pioveva, e le gocce battevano contro il vetro, come uneco del caos dentro di lei.

…Il giorno dopo Valeria arrivò per “fare la pace”. Portava crisantemi lussureggianti, avvolti in carta viola, e si scusava per “lemotività”, ma nei suoi occhi si leggeva un calcolo freddo, nascosto dietro una maschera di pentimento.

“Elena, capisco che sei preoccupata per le spese,” disse dolcemente, mescolando il tè con movimenti ipnotici. “Ma sai quanto è importante prendersi cura dei genitori. Non chiedo tanto Solo un piccolo aiuto.”

Elena strinse la tazza fino a sentire dolore alle dita. Il profumo del tè, di solito calmante, ora le sembrava soffocante.

“Valeria, non pensa mai che anche noi abbiamo bisogno di soldi? Per la casa, per le vacanze, per il futuro?”

La suocera alzò le mani, e i braccialetti tintinnarono.

“Cara, sei così giovane Non capisci quanto arrivi in fretta la vecchiaia. Ieri sono quasi svenuta Il medico dice che devo prendere vitamine, e costano un occhio della testa E poi gli esami E il massaggio Tutto costa!”

In quel momento squillò il telefono di Matteo.

“Mamma, dove sei?” la sua voce era tesa. “Mi preoccupo.”

“Tesoro, sono da te,” cinguettò Valeria, e il tono si fece immediatamente più morbido, come seta. “Sto bevendo il tè con Elena, tutto bene, tranquillo.”

Elena uscì sul balcone. Il vento freddo le sferzò il viso, ma era meglio dellafa dei crisantemi e delle scuse finte. Guardò la città sotto di séluci, macchine, gente di fretta. Tutti avevano la loro verità, il loro posto, mentre la sua vita era diventata un labirinto di bugie.

…Una settimana dopo, Elena decise di agire. Raccogl

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