**La Torta con i Soldi degli Altri**
“Figliolo, metti la mano sul cuore… la mia pressione va su e giù. Il medico dice che servono medicine costose… Aiuterai tua madre, vero?”
***
Nellappartamento si sentiva il profumo di vaniglia e caffè appena fatto Sofia aveva appena tirato fuori dal forno una torta di mele e cannella. La crosta dorata scricchiolava sotto il coltello, mentre un aroma caldo e avvolgente riempiva la cucina, come se lautunno in persona fosse entrato dalla finestra. Sofia stava sistemando con cura le fette di torta sui piatti di porcellana quando il campanello suonò acuto, insistente, come il ticchettio di un metronomo.
Sulla soglia cera la suocera Maria Grazia. Elegante, con un cappotto di cashmere verde acqua, i capelli grigi perfettamente acconciati e un sorriso luminoso. In mano reggeva una scatola di una pasticceria di lusso quella dove i dolci costavano quanto il budget di una giornata per la famiglia.
“Sofi, ciao tesoro!” cinguettò, tendendo le braccia per un abbraccio. “Passavo di qui e ho pensato di farti una sorpresa. Che buon profumo! Mi ricorda linfanzia…”
Sofia sorrise con misura, sentendo dentro di sé quella tensione familiare, come una molla pronta a scattare. Sapeva che quella visita non era casuale.
Maria Grazia aveva iniziato a essere sempre più presente nelle loro vite tre anni prima dopo che suo marito, il padre di Luca, aveva lasciato la famiglia. Allinizio sembrava tutto innocente: cene la domenica, chiacchiere con il tè, un aiuto in casa. Ma col tempo le visite si fecero più frequenti e le richieste più pressanti.
“Luca, amore mio,” sospirava Maria Grazia, premendo una mano sul petto con teatralità, “ho la pressione che balla. Il medico dice che servono medicine costose… Aiuterai tua madre, vero?”
Luca, sensibile e gentile, non sapeva dire di no. Inizialmente le cifre erano piccole venti, cinquanta euro. Poi diventarono cento, duecento. Sofia provava a parlarne con lui, ma lui la liquidava con unocchiata irritata:
“Sofi, basta… Mamma sta male, lo vedi. Non possiamo abbandonarla. È mia madre!”
E intanto Maria Grazia “dimenticava” di menzionare che le medicine erano già comprate, e i soldi finivano chissà dove. Un giorno per “vitamine urgenti”, un altro per “un trattamento speciale in clinica”, o per “unemergenza di unamica”.
Una volta, Sofia vide per caso una foto della suocera su un social: sorridente, con un cappuccino e una torta al lampone, e la didascalia: *”Un dolce giovedì la migliore medicina per la malinconia!”*
Sofia aggrottò le sopracciglia il giorno prima Maria Grazia aveva chiamato Luca in lacrime:
“Figliolo, mi sento così male… Le pillole sono finite e il dottore dice che servono quelle importate, costosissime… Non so dove trovare i soldi… Potrei anche morire, così!”
Mostrò la foto a Luca. Lui si irrigidì, sfiorando lo schermo come per cancellare limmagine. Nei suoi occhi passò un attimo di confusione, ma trovò subito una scusa:
“Forse è una foto vecchia? O voleva solo farsi un piccolo piacere… Anche chi sta male ha bisogno di un po di gioia.”
“Luca,” disse Sofia a bassa voce, sentendo un nodo in gola, “lei spende i tuoi soldi in caffè e dolci, mentre noi risparmiamo per la lavatrice nuova. Davvero non ci vedi niente di male?”
Quella sera stessa, Maria Grazia chiamò il figlio in lacrime Sofia sentiva i singhiozzi persino dal telefono:
“Luca, mi sento così sola… Non immagini quanto sia difficile. E ora anche Sofia mi attacca… Dice che sperpero i soldi… Io cerco solo un po di affetto!”
Luca si girò verso Sofia con le labbra serrate.
“Perché la tormenti di nuovo?” sbottò, sbattendo il telefono sul comodino. “È già allo stremo, e tu la finisci!”
Sofia sentì la rabbia ribollirle dentro, rovente come metallo fuso.
“Non la tormento! Voglio solo che tu veda la verità. Ti sta manipolando! Usa i tuoi sentimenti!”
“Sei solo una tirchia!” urlò Luca, e le parole rimasero sospese come fumo velenoso. “Ti dispiace dare qualche soldo a mia madre? È la mia famiglia!”
Sofia uscì in silenzio dalla stanza, chiudendo la porta con un lieve clic. Fuori, la pioggia batteva contro i vetri, come a sottolineare il caos dentro di lei…
***
Il giorno dopo, Maria Grazia arrivò per “fare pace”. Portò dei crisantemi lussureggianti, si scusò per “lemotività”, ma nei suoi occhi cera un freddo calcolo, nascosto dietro una maschera di pentimento.
“Sofi, capisco che ti preoccupi per le spese,” disse dolcemente, mescolando il tè con movimenti ipnotici. “Ma sai quanto è importante prendersi cura degli anziani. Non chiedo tanto… Solo un piccolo aiuto.”
Sofia strinse la tazza così forte da sentire dolore alle dita. Laroma del tè, di solito calmante, ora le sembrava soffocante.
“Maria Grazia, non pensa che anche noi abbiamo bisogno di soldi? Per la casa, le vacanze, il futuro…”
La suocera alzò le mani, facendo tintinnare i braccialetti.
“Oh, cara, sei così giovane… Non capisci come arrivi la vecchiaia. Ieri quasi svengo… Il medico dice che devo prendere vitamine, costosissime! E poi analisi, massaggi… Tutto costa!”
In quel momento squillò il telefono di Luca.
“Mamma, dove sei? Mi preoccupo.”
“Tesoro, sono da voi,” cantilenò Maria Grazia, e la voce divenne setosa. “Sto bevendo il tè con Sofia, tutto bene!”
Sofia uscì sul balcone. Il vento freddo le sferzò il viso, ma era meglio dellaria pesante dei crisantemi e delle scuse finte. Guardava la città sotto di sé luci, macchine, gente di fretta. A tutti sembrava toccare la propria verità, mentre la sua vita era un labirinto di bugie.
***
Una settimana dopo, Sofia prese una decisione. Raccoglié ricevute, screenshot e foto, e organizzò un “consiglio di famiglia”. Il tavolo del soggiorno divenne un campo di battaglia, con le prove disposte come carte da gioco.
“Luca, guarda,” disse con fermezza, mostrando i documenti. “Ecco lo scontrino della farmacia. E la foto di tua madre al bar lo stesso giorno. Qui dice che sta male, e unora dopo posta un selfie a teatro…”
Luca esaminò i fogli, il volto sempre più cupo. Sembrava mettere insieme un puzzle che non voleva completare.
“Mamma, è vero?” chiese quando lei arrivò, spargendo le prove sul tavolo. Nella sua voce cera un dolore nuovo.
Maria Grazia impallidì, ma si riprese. Premé una mano sul petto, gli occhi pieni di lacrime vere o no, era difficile dirlo.
“Figlio, sai quanto amo il teatro… Non è un crimine volersi concedere un piacere! Non spendo tutto, solo… voglio sentirmi viva.”
“Ma dicevi che servivano per le medicine!” la voce di Luca tremò, più forte, più dura. “Mi hai mentito per mesi?”
“Volevo solo… che ti ricordassi di me,” sussurrò Maria Grazia, le lacrime che scendevano lucide. “Chiami così poco






