Dolci alle spalle degli altri

“Dolce a spese degli altri”

Mi metto una mano sul cuore la pressione mi sale. Il dottore ha detto che servono medicine costose Aiuterai tua madre, vero?

***

Nellappartamento si sentiva un profumo di vaniglia e caffè appena fatto Elisabetta aveva appena sfornato una crostata di mele e cannella. La crosta dorata scricchiolava sotto il coltello, e un aroma caldo e avvolgente riempiva la cucina, come se lautunno stesso fosse entrato dalla finestra. Elisabetta stava sistemando con cura le fette di torta su piatti di porcellana quando il campanello suonò forte, insistente, come il ticchettio di un metronomo.

Sulla soglia cera la suocera Adele Bianchi. Elegante, con un cappotto di cashmere color verde acqua, i capelli grigi perfettamente acconciati e un sorriso luminoso. In mano teneva una scatola di una pasticceria costosa quella dove i dolci costavano quanto il budget giornaliero della famiglia.

“Elisabetta, cara, buongiorno!” cantilenò lei, tendendo le braccia per un abbraccio. “Passavo di qui e ho pensato di farti visita. Che buon profumo! Mi ricorda linfanzia”

Elisabetta sorrise con compostezza, sentendo dentro di sé una tensione familiare crescere come una molla pronta a scattare. Sapeva che quella visita non era casuale.

Adele aveva iniziato a farsi più insistente nella loro vita tre anni prima dopo che suo marito, il padre di Matteo, aveva lasciato la famiglia. Allinizio era tutto carino: cene la domenica, chiacchiere davanti a una tazza di tè, aiuto nelle faccende. Ma col tempo le visite si fecero più frequenti, e le richieste più pressanti.

“Matteo, amore mio,” sospirava Adele, mettendosi una mano sul petto con fare teatrale, “la mia pressione sale. Il dottore ha detto che servono medicine costose Aiuterai tua madre, vero?”

Matteo, dolce e premuroso, non diceva mai di no. Allinizio le cifre erano piccole venti, trenta euro. Poi diventarono cinquanta, cento. Elisabetta cercava di parlarne con lui, ma lui la liquidava con un gesto di irritazione:

“Elisabetta, basta Mamma sta male, lo vedi. Non possiamo abbandonarla. È mia madre!”

E intanto Adele “dimenticava” spesso di dire che le medicine erano già state comprate, e i soldi erano finiti chissà dove. Un giorno per “un ciclo di vitamine urgenti”, un altro per “un trattamento speciale in clinica”, un altro ancora per “aiutare unamica in difficoltà”.

Una volta, per caso, Elisabetta vide sui social una foto della suocera in un bar. Nellimmagine, Adele sorrideva con una tazza di cappuccino e una torta ai frutti di bosco, e la didascalia diceva: “Un dolce giovedì la migliore cura per la malinconia!”

Elisabetta aggrottò le sopracciglia il giorno prima Adele aveva chiamato Matteo in lacrime:

“Figlio mio, mi sento così male Le medicine sono finite, e il dottore dice che servono quelle importate, costosissime Non so proprio come fare Mi viene da piangere!”

Elisabetta mostrò la foto a Matteo. Lui si irrigidì, sfiorando lo schermo come per cancellare limmagine. Nei suoi occhi apparve un lampo di confusione, ma trovò subito una scusa:

“Forse è una foto vecchia? O magari voleva solo farsi un piccolo piacere Anche chi sta male ha diritto a un po di felicità.”

“Matteo,” disse Elisabetta a voce bassa, sentendo un nodo in gola, “lei spende i tuoi soldi per caffè e dolci, mentre noi risparmiamo per la lavatrice nuova. Non vedi il problema? Stavamo mettendo da parte i soldi, ricordi?”

Quella sera stessa Adele chiamò il figlio in lacrime Elisabetta sentì i singhiozzi persino dallaltoparlante:

“Matteo, mi sento così sola Non immagini quanto sia difficile. E ora anche Elisabetta mi attacca Dice che spreco i soldi Io voglio solo un po di affetto”

Matteo si girò verso Elisabetta con le labbra serrate.

“Perché continui a tormentare mia madre?” chiese brusco, appoggiando il telefono sul comodino con un tonfo secco. “È già allo stremo, e tu la fai soffrire ancora!”

Elisabetta sentì la rabbia salirle dentro calda, bruciante, come metallo fuso.

“Non la tormento! Voglio solo che tu veda la verità. Ti sta manipolando! Usa i tuoi sentimenti contro di te!”

“Sei solo una tirchia!” urlò Matteo, e le parole rimasero sospese nellaria come fumo tossico. “Ti dispiace spendere due soldi per mia madre? È il mio sangue!”

Elisabetta uscì in silenzio dalla stanza, chiudendo la porta con un leggero clic. Fuori pioveva, e le gocce battevano contro il vetro, come a far eco al caos dentro di lei

***

Il giorno dopo Adele arrivò “per fare pace”. Portò dei fiori crisantemi avvolti in carta viola, si scusò per “le emozioni”, ma nei suoi occhi cera una fredda calcolatezza nascosta dietro una maschera di rimorso.

“Elisabetta, capisco che sei preoccupata per il budget,” disse con tono mellifluo, mescolando il tè con un cucchiaino. I suoi movimenti erano fluidi, quasi ipnotici. “Ma sai quanto è importante prendersi cura degli anziani. Non chiedo tanto Solo un po di aiuto.”

Elisabetta strinse la tazza così forte che le fece male alle dita. Laroma del tè, di solito rilassante, ora le sembrava soffocante.

“Adele, non pensi mai che anche noi siamo stanchi? Che anche noi abbiamo bisogno di soldi per le nostre cose? Per la casa, per le vacanze, per il futuro”

Adele alzò le mani, e i braccialetti le tintinnarono al polso.

“Oh, cara, sei così giovane Non capisci quanto veloce arriva la vecchiaia. Ieri sono quasi svenuta Il dottore dice che devo fare degli esami, e un ciclo di vitamine Tutto costa!”

Elisabetta stava per replicare quando squillò il telefono di Matteo.

“Mamma, dove sei?” cera ansia nella sua voce. “Mi preoccupo.”

“Figliolo, sono da voi,” rispose Adele con tono zuccheroso, la voce improvvisamente più dolce, come seta. “Sto bevendo il tè con Elisabetta Tutto bene, non ti agitare.”

Elisabetta si alzò e uscì sul balcone. Il vento freddo le sferzò il viso, ma era meglio dellodore dei crisantemi e delle scuse finte. Guardò la città sotto di sé luci, macchine, gente che andava per i fatti suoi. Sembrava che tutti avessero la loro verità, il loro posto, mentre la sua vita era diventata un labirinto di bugie e manipolazioni.

***

Una settimana dopo, Elisabetta decise di fare un passo drastico. Raccolse tutte le ricevute, gli screenshot e le foto accumulate negli ultimi mesi e organizzò un consiglio di famiglia. Il tavolo del soggiorno diventò un campo di battaglia: carte disposte con precisione, come in una strategia.

“Matteo, guarda,” disse con fermezza, mostrando i documenti. La sua voce era calma, ma dentro tremava tutto. “Ecco lo scontrino della farmacia da cinquant euro. Ecco la foto di tua madre al bar lo stesso giorno. Ecco il messaggio dove dice che sta mal

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