Domani gli dirò tutto
Vittorio era seduto su una poltrona, fissando il pavimento. La testa gli ronzava per la litigata, e nel petto ribolliva ancora la rabbia. Si sentiva smarrito e ferito. Era tornato a casa tardi, sfinito dopo una giornata pesante al lavoro. I pensieri erano invasi da rapporti, scadenze e uno stress senza fine. Quando aveva visto il disordine in casa, i nervi avevano ceduto.
— Beatrice, ma perché non fai mai niente?! — aveva urlato, senza trattenersi. — È così difficile sistemare dopo di te?
La sua voce aveva echeggiato nella stanza, e Vittorio aveva sentito subito l’aria diventare pesante tra loro. Beatrice aveva risposto fredda, quasi indifferente, ma lui aveva visto gli occhi riempirsi di lacrime. Avrebbe voluto dirle qualcosa per calmarla, ma le parole gli si erano bloccate in gola. Invece, aveva continuato a gridare, sfogando tutta l’irritazione accumulata.
Beatrice sedeva sul bordo del letto, gli occhi arrossati e il cuore che batteva veloce, come se volesse scapparle dal petto. Stringeva i pugni, sentendo la rabbia salirle dentro, riempiendole ogni fibra. Ieri ancora era felice, ma ora tutto era diverso. Era l’ennesima lite che sembrava spegnere ogni sua speranza.
— Perché? — sussurrava a sé stessa, mentre la testa le girava per le emozioni. — Perché gli uomini credono che dobbiamo servirli?!
Ogni giorno, Beatrice si scontrava con lo stesso problema: il suo ragazzo si aspettava che si occupasse di tutto al posto suo. E quando lei cercava di spiegare che era stanca anche lei, che voleva un po’ di attenzione, la sua reazione era sempre la stessa: urla, accuse, parole che facevano male.
Lo sguardo le cadde su una pila di vestiti sporchi che avrebbe dovuto lavare quella mattina. Ma ormai non importava più. Le parole di Vittorio le rimbombavano nella testa: «Non hai proprio niente di meglio da fare?», «Certo, ti sei di nuovo dimenticata di me!». Erano diventate routine, come il caffè del mattino, ma oggi lasciavano un sapore ancora più amaro.
— Non devo giustificarmi! — mormorò Beatrice, guardando il suo riflesso nello specchio davanti a sé. Il viso era stanco, ma gli occhi brillavano di determinazione. — Lavoro tanto quanto lui. I miei soldi sono miei!
Ricordò l’ultimo acquisto: quel vestito elegante che desiderava da tempo. Quel momento di gioia era durato poco. Appena lui aveva scoperto che aveva speso dei soldi per sé, era partita un’altra scenata. «Egoista! Pensi solo a te stessa!» — quelle parole le bruciavano ancora dentro.
Ma quello che la faceva più arrabbiare era che lui non provava neanche a capirla. Vedeva solo i suoi bisogni. Le sue cose erano sparse ovunque, eppure toccava sempre a lei raccoglierle. Tutte quelle piccole cose formavano un problema enorme, che rodeva il loro rapporto dall’interno.
— Basta! — disse ad alta voce, scuotendo la testa. — Merito di meglio. Non sono la serva di nessuno. Voglio vivere la mia vita, non sottostare alle aspettative altrui.
Beatrice si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra. Sapeva che era arrivato il momento di decidere. Non poteva più sopportare quel trattamento. Doveva riprendersi la libertà, il diritto di gestire la propria vita.
— Domani — decise con fermezza. — Domani gli dirò tutto. Che impari a cavarsela da solo. Che provi com’è stare da soli.
Quella sera non riuscì a dormire, rigirandosi tra le lenzuola. I pensieri continuavano a girare, ma ora erano rivolti al futuro. Beatrice immaginava la sua nuova vita: poteva andare dove voleva, comprare ciò che le piaceva, senza sentirsi in colpa per ogni suo desiderio. Per la prima volta da tanto tempo, sentiva una strana leggerezza, nonostante la conversazione difficile che l’aspettava.
Il mattino dopo si svegliò presto, ancora prima della sveglia. Lo sguardo cadde sulle magliette stirate il giorno prima. «Queste sono le ultime», pensò, riponendole nell’armadio. Quel giorno sarebbe stato l’inizio di un nuovo capitolo. E anche se la strada sarebbe stata dura, l’avrebbe portata dove avrebbe trovato la felicità vera: un posto in cui sarebbe stata amata per com’era, senza dover chiedere scusa per esistere.