Donna di cinquant’anni diventa madre dopo sedici anni di tentativi dolorosi

**24 settembre 2023**

Cinquant’anni, e finalmente sono diventato padre dopo sedici anni di tentativi strazianti.

Mi chiamo Luca Rossi, e vivo in un paesino vicino a Verona. Per anni ho guardato con invidia le altre famiglie, madri che passeggiavano con i loro bambini, ridendo nei parchi o facendo la spesa al mercato. Io e mia moglie, Giulia Bianchi, sognavamo un figlio, ma il suo corpo sembrava tradirla. Problemi di salute hanno costruito un muro tra noi e quel sogno, e ogni giorno quel muro sembrava più alto.

Quando abbiamo capito che una gravidanza naturale era impossibile, abbiamo provato la fecondazione in vitro. La prima volta ci ha dato speranza, ma è finita in un aborto spontaneo. Il cuore spezzato, ma Giulia non si è arresa. In sedici anni, abbiamo tentato altre diciassette volte. Ogni volta, una nuova speranza. Ogni volta, un nuovo dolore. Farmaci, iniezioni, esami senza fine: questa era la nostra vita, e il dolore, il nostro compagno.

I medici ci imploravano di fermarci. Spiegavano che il sistema immunitario di Giulia era un nemico. Le sue cellule NK, troppo aggressive, attaccavano l’embrione come un’infezione, impedendogli di svilupparsi. “È inutile, vi state solo torturando,” dicevano. Ma Giulia era irremovibile. I suoi occhi bruciavano di determinazione, e la sua voce tremava di rabbia quando rispondeva: “Fate il vostro lavoro!” Abbiamo speso una fortuna—quasi duecentomila euro—ma l’idea di arrenderci era intollerabile.

Il miracolo è arrivato quando Giulia aveva quarantasette anni. Dopo l’ennesimo tentativo, abbiamo scoperto che era incinta. La gioia si mescolava alla paura—che tutto potesse finire da un momento all’altro. Sotto controllo costante dei medici, vivevamo nell’ansia. “E se domani tutto svanisse?” Ma il piccolo cuore batteva forte, e la speranza cresceva con ogni eco.

“Ho avuto un parto cesareo alla trentasettesima settimana,” ricorda Giulia, la voce rotta dall’emozione. “Né io né i dottori potevamo rischiare. E così, con il loro aiuto, è nato il nostro Matteo. Sarà un uomo straordinario, ne sono certa. L’ho aspettato così a lungo, l’ho voluto con ogni cellula del mio corpo.”

Durante la gravidanza, abbiamo incontrato il dottor Marco De Luca, fondatore del Centro di Immunologia Riproduttiva a Milano. È stato il nostro angelo custode, sostenendoci passo dopo passo, accompagnandoci attraverso mesi di ansie e paure. “Senza di lui non ce l’avremmo fatta,” ammette Giulia con gratitudine.

Ora, guardando negli occhi nostro figlio, Giulia non riesce a trattenere le lacrime. “Voglio dire a tutte le donne che stanno per arrendersi: non mollate!” dice con passione. “Solo la mia ostinazione mi ha regalato Matteo. Ogni volta che lo guardo, sono felice di non aver gettato la spugna. La maternità è una battaglia che vale la pena combattere. Credetemi, ci sono sogni che non si possono tradire!”

La nostra storia è un inno alla resilienza. Sedici anni di sofferenze, lacrime e fallimenti non ci hanno spezzato. Abbiamo dimostrato che anche le notti più buie finiscono all’alba, e la nostra alba ora è il sorriso di Matteo, per il quale abbiamo attraversato l’inferno.

**Lezione di oggi:** Il coraggio non è assenza di paura, ma la volontà di andare avanti nonostante tutto. A volte, la vita ci mette alla prova, ma le gioie più grandi arrivano dopo le lotte più dure.

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