Donna di cinquant’anni diventa madre dopo sedici anni di tentativi impegnativi

Cinquanta anni compiuti, e finalmente madre dopo sedici anni di tentativi strazianti

Serena Bianchi, da sempre residente in un piccolo borgo vicino a Verona, osservava con malinconia e invidia le madri felici che incontrava ovunque: al parco, al mercato, per le strade. Il desiderio di un figlio l’aveva accompagnata per anni, ma il suo corpo, traditore e fragile, sembrava opporsi a quel sogno. Problemi di salute erano diventati un muro insormontabile tra lei e la maternità, e con il tempo quel muro pareva solo crescere.

Capendo che non sarebbe riuscita a concepire naturalmente, Serena si rivolse alla fecondazione assistita. Il primo tentativo diede una flebile speranza, ma si concluse con un dramma: un aborto spontaneo. Il cuore spezzato, ma non arresa. In sedici anni, Serena affrontò la procedura altre diciassette volte. Ogni volta una nuova speranza, ogni volta un nuovo dolore. Medicine, iniezioni, esami infiniti diventarono la sua quotidianità, mentre il dolore si trasformò nel suo compagno fedele.

I medici la supplicavano di fermarsi. Le spiegavano che il suo sistema immunitario era il peggior nemico: le cellule natural killer nel suo corpo erano troppo aggressive, attaccando l’embrione come una minaccia, impedendogli di attecchire. «È inutile, si sta solo torturando», le dicevano. Ma Serena era irremovibile. I suoi occhi bruciavano di determinazione, e la voce le tremava di rabbia quando gridava: «Fate il vostro lavoro!» Aveva speso quasi duecentomila euro in trattamenti, ma per lei arrendersi era impensabile.

Il miracolo arrivò quando compì quarantasette anni. Dopo un altro tentativo, scoprì di essere incinta. La gioia si mescolava alla paura—il terrore che tutto potesse svanire di nuovo. Sotto la stretta sorveglianza dei medici, viveva nell’ansia, temendo ogni nuovo giorno. «E se domani tutto finisse?» Ma il piccolo cuore batteva forte, e con ogni suo battito cresceva la speranza.

«Partorii con un cesareo alla trentasettesima settimana», ricorda Serena, la voce rotta dall’emozione. «Né io né i medici potevamo rischiare. E così, con il loro aiuto, nacque il mio bambino, il mio Antonio. Sarà un uomo straordinario, ne sono certa, perché l’ho atteso con tutta l’anima, sofferto in ogni fibra del mio essere.»

Durante la gravidanza, Serena incontrò il dottor Marco Conti, fondatore di un centro di immunologia riproduttiva a Milano. Divenne il suo angelo custode, sostenendola passo dopo passo, accompagnandola attraverso mesi di angoscia. «Senza di lui non ce l’avrei fatta», confessa con gratitudine.

Ora, guardando negli occhi il suo bambino, Serena non trattiene le lacrime. «Voglio dire a tutte le donne che stanno per arrendersi: non fatelo!» esclama con fervore. «Solo la mia ostinazione mi ha regalato Antonio. Ogni volta che lo guardo, sono felice di non aver mai mollato. La maternità è una battaglia che vale la pena combattere. Credetemi, ci sono sogni che non si possono tradire!»

La sua storia è un inno alla tenacia. Sedici anni di dolore, lacrime e fallimenti non l’hanno piegata. Ha dimostrato che anche le notti più oscure finiscono all’alba, e ora la sua alba è la risata di Antonio, per il quale ha attraversato l’inferno.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

4 × five =

Donna di cinquant’anni diventa madre dopo sedici anni di tentativi impegnativi