Donna regala il nipote appena nato a estranei: ecco cosa è successo dopo

Quando entrò nella casa, si guardò intorno e ricordò di averla già vista nei suoi sogni, e quella donna, così simile a quella che lo aveva accolto Quei sogni li faceva da bambino, quando era malato e piangeva. Perché quella donna non aveva volto, solo gli occhi che brillavano come lumini. Ne aveva paura, gli sembrava un fantasma. Allora piangeva e chiamava la mamma. Lei si sdraiava accanto a lui, lo segnava con la croce e lo stringeva al cuore
Ormai da anni i seminatori evitavano la sua casa. I ragazzini oggi corrono dove cè un euro da spendere in caramelle, non un biscotto secco. E il vino di Marta? Non certo quello buono, ma quello fatto in casa… Solo Fedele, il vicino, quando aveva già bevuto abbastanza e barcollava, si fermava da lei:
Semina, cresci, per la felicità, per la salute, per lanno nuovo versami un bicchiere, Martuccia! borbottava meccanicamente.
Lei glielo versava, e ne beveva uno pure lei con lui così dormiva meglio. Peccato che Fedele, tra un goccio e laltro, sapesse solo dire cose che facevano male…
Ecco, Martuccia, così ci avviamo alla fine Io e la mia vecchia siamo come due ceppi nel bosco! Non abbiamo nessuno, e pace! Ma tu almeno una figlia ce lhai!
Bevi e sta zitto, come quel cane Rombino alla catena! Sì, ho una figlia! Chissà dove, ma cè! Ora vai a casa e smettila di blaterare! Hai bevuto troppo! Vattene! gli ringhiò contro.
Fedele non aveva fretta di andarsene, anche se lei ormai lo spingeva via a gomitate.
Lo so perché sei arrabbiata Lo so E tutto il paese sa che hai dato tuo nipote a degli estranei. Dimmi che non è vero! Dimmi! Eh E sai cosa dicono le comari? Che quel ragazzino ti appare in sogno! Ecco perché di notte hai gli occhi che brillano, hai paura Eh? Hai paura? Eh eh eh le fissò gli occhi con un ghigno.
Ascolta, ubriacone puzzolente! Vattene! Dimenticati la strada per casa mia! Dimenticatala! Marta lo afferrò per il colletto della giacca sporca e lo trascinò fuori come un gatto randagio.
Impazzita, Martuccia! Ma io lascia! non riusciva a liberarsi.
Mai più! Hai sentito? Mai più tornare! gli urlò dietro.
Lui rise, ma non tornò più, né per un bicchiere né per chiacchierare. Forse per vergogna, o forse per paura. Lei gli avrebbe perdonato, se fosse tornato. Dopotutto, come si suol dire, è giusto così. Nessuno aveva sentito cosa le aveva detto Ma aveva ragione E la verità fa sempre male…
Davvero, quel ragazzino le appariva in sogno. Non riusciva mai a distinguergli il volto. Solo gli occhi, come lumini, brillavano Sulla soglia, chiedeva di entrare ma non varcava mai la porta, non seminava Lo stesso sogno, mille volte, o forse non era un sogno
* * *
Era già mezzogiorno, e Marta capì che Fedele quella volta non sarebbe venuto. Ricordò il litigio dellanno prima e le sembrò di sentire ancora il sudiciume della sua giacca tra le dita. Si sedette da sola, si versò un bicchiere Era festa, no?
Nel cortile, Rombino abbaiò furiosamente, e la porta cigolò. Qualcuno stava arrivando.
Buona festa! Posso seminare? Sulla soglia cera un bel giovane.
Marta balzò in piedi e rimase impalata come una scolara davanti a lui:
Semini, visto che è venuto
Per la felicità, per la salute il forestiero sparse il grano.
Marta non lo staccava gli occhi di dosso. Notò che seminava, ma intanto guardava ogni angolo della casa. «Vuole rubare?» pensò, spaventata. Magari fosse arrivato Fedele
Cercava qualcosa, o è venuto solo per seminare? Chi è? chiese incerta.
Si sa, chi semina va anche ospitato Ma se non ha niente, ho portato io qualcosa disse sicuro, avvicinandosi al tavolo e tirando fuori dalla borsa vino, salame, dolci.
Marta, sbalordita, prese dalla stufa una pentola di patate arrosto e lardo e si sedette di fronte allospite, che aveva già apparecchiato.
«Forse è qualcuno di Lucia Ma no, sembra troppo giovane. E perché mai lavrebbe mandato?» pensò, mentre versava il cibo.
Lui intanto riempì i bicchieri, e lei non sapeva cosa fare. Doveva pur dire qualcosa
Vedo che non è di qui. Cercava qualcuno?
Sì Lei è Marta Ivanovna?
Sono io!
Suo marito era Pietro Ivanovich?
Sì è morto
E sua figlia Lucia Petrovna? Purtroppo non so niente di lei
Sì sì
Be, se è così, allora io sono suo nipote Vittorio luomo si alzò e le tese la mano attraverso il tavolo. Piacere!
Il mondo le girò davanti agli occhi Improvvisamente, vide il ragazzino che a volte le chiedeva di seminare. Quellestraneo aveva gli stessi occhi
Marta emise un grido e barcollò Ma due mani forti la afferrarono e la fecero sedere.
Non mi tema! Non sono qui per giudicare Volevo solo vedere lei, questa casa, il posto dove non fui accolto Mia madre è morta da poco, e prima di andarsene mi ha raccontato tutto. Così sono venuto. Per vedere
A Marta sembrava di urlare davanti a tutto il paese, ma in realtà singhiozzava solo. E raccontò tutto, comera andata. Per la prima volta in vita sua. Quelluomo, che si era detto suo nipote, la fissava negli occhi, e lei non sapeva dove guardare. Quando ebbe finito, Vittorio si alzò, sospirò, diede unultima occhiata alla casa Entrato da estraneo, se ne andò da estraneo, lasciandole solo una frase sulla soglia:
Viva pure con Dio Sarà Lui a giudicarla Non io
La neve sollevata dallauto lo inghiottì. Non fece in tempo a vedere la targa, né il modello, né a chiedergli dove vivesse. Corse fino al cancello, senza nemmeno coprirsi E rimase lì, con il cuore spezzato.
* * *
Lucia era sempre stata una bambina ubbidiente.
Farai linsegnante! decise suo padre. E non pensare al matrimonio finché non hai finito gli studi!
E lei non ci pensava, anche se i suoi genitori le avevano già trovato il futuro marito. Sua madre le sussurrava:
Figlia mia, sei una bella ragazza. Non perderti con i bifolchi del paese. Guarda Andrea, il figlio di Elio, che bel ragazzo perfetto per te! Con lui vivrai bene! E poi non starai in paese! Fa il militare! Avrete una casa e uno stipendio! Quando sarai più grande e avrai finito gli studi, lui sarà sistemato!
E senza bisogno della madre, Andrea non le usciva dalla testa. Ma era più grande. Quando tornava in licenza, le ragazze gli si avvicinavano come api al miele, e lei non era certo timida. Ma anche Andrea si era invaghito di lei. Prima di ripartire, laccompagnò a casa:
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