Donna solitaria con un rimorchio

**Una Donna Sola con un “Rimorchio”**

Silvia cresceva il figlio da sola. Suo marito l’aveva lasciata più di dieci anni prima. In tutto quel tempo, lui aveva pagato regolarmente gli alimenti, pulito come un angelo davanti alla legge e alla coscienza. O almeno, così diceva di sé.

Se n’era andato, portandosi via le sue cose e l’auto, lasciando a Silvia un mutuo da pagare e un figlio. In tutti quegli anni, non era mai venuto a vederlo, mai un regalo di compleanno, mai una telefonata.

“Avrà già trovato qualche altra poveraccia da infelicitare, come ha fatto con te. Scapperà dalle responsabilità finché non gli cascheranno le brache. E più presto, meglio è. Te l’avevo detto, non fare il mutuo. Non mi hai ascoltata. Adesso ci lavorerai su tutta la vita”, sospirava la madre di Silvia. Peccato che fossero proprio i suoi genitori a insistere perché accendesse il mutuo e intestasse l’appartamento a sé.

E così viveva, dallo stipendio all’acconto, con due lavori e un figlio da crescere. Per fortuna, Matteo non dava troppi problemi.

Dopo il secondo lavoro, stanca morta, entrava al supermercato e si trascinava a casa, sognando di liberarsi della borsa pesante, togliere le scarpe, sedersi e chiudere gli occhi. Si sentiva come quei cavalli che portano i bambini in giro al parco, guadagnandosi da vivere un giro alla volta.

Leggano le criniere, mettono pennacchi luccicanti sulla testa, copronoli con gualdrappe colorate. E loro camminano lenti e rassegnati, con lo sguardo spento, portando in groppa un altro bambino felice. Ecco come si sentiva Silvia. Vita in cerchio: lavoro, spesa, casa.

Indossava vestiti comodi e poco appariscenti, comprati al mercato dell’usato. I capi nuovi se li concedeva raramente e li tirava fuori solo per occasioni speciali, che nella sua vita erano poche. Così, i vestiti invecchiavano nell’armadio.

Mentre tornava a casa, pensava a cosa cucinare per cena, se Matteo fosse già rientrato… La borsa enorme le pesava sulla spalla. Con una mano la reggeva per evitare che scivolasse, con l’altra portava i sacchetti della spesa. Se suo figlio era a casa, si riposava cinque minuti e poi bolliva pasta e würstel.

E pensare che un tempo era diversa! Capelli folti, occhi brillanti. La linea, per fortuna, era ancora invidiabile. Come tutte le ragazze, sognava l’amore. E l’amore era arrivato sotto le sembianze di Massimo. Come non innamorarsi di un ragazzo così affascinante? Le aveva promesso amore eterno, una macchina, magari una bella Lexus o, in extremis, una BMW. E due figli, ovvio.

La macchina l’aveva comprata, e ci era partito per un futuro migliore, lasciando a Silvia l’appartamento col mutuo e un bambino.

Silvia guardava la strada davanti a sé. Bastava un attimo di distrazione per pestare una pozzanghera o slogarsi una caviglia. Le strade, si sa, non erano il massimo. E doveva anche stare attenta ai margini del marciapiede, per non farsi inzuppare da qualche pirata della strada.

“Silvia!” Una donna giovane e elegante le sbarrava il passo.

Silvia stentò a riconoscere Claudia, sua compagna di scuola. Non era mai stata una bellezza, ma ora sembrava uscita da una copertina di Vanity Fair. Al confronto, Silvia sentì tutta la miseria del suo abbigliamento.

“Che bello incontrarti! Sono venuta a trovare mia mamma, ma non c’è più nessuno dei vecchi tempi. Dove siete finiti tutti? Silvietta! Come va la vita?”

“Si vede no, come va?”, pensò Silvia, ma rispose: “Normale, come per tutti”.

“Sei sposata?”

“Divorziata. Vivo con mio figlio. E tu?”

“Io…” Claudia chiuse gli occhi, come abbagliata dal sole. “Ho sposato uno spagnolo, vivo a Barcellona. Sono qui per una settimana. Senti, non ti lascio scappare così. Andiamo a prendere un caffè. O fammi vedere casa tua. Dove abiti?”

“Qui vicino. Dai, vieni, ma è un disastro. Ho pure i piatti sporchi da ieri”.

“Tranquilla, sono abituata, sono pur sempre italiana”.

Silvia aprì la porta di casa e chiamò: “Matteo, sei qui? Abbiamo compagnia”.

Un ragazzino carino apparve sulla soglia.

“Wow! È tuo figlio? Che bel ragazzino”, esclamò Claudia. “In che classe sei? Hai già pensato all’università?”

“Non ancora. Mamma, ho lavato i piatti, devo fare i compiti”, rispose lui, tornando in camera.

“Che indipendente”, commentò Claudia, con una punta d’invidia.

“Tu hai figli?” chiese Silvia, gonfia d’orgoglio.

“No. Mio marito è molto più grande. Ha già figli adulti, non vuole più girare con pannolini e biberon”.

Silvia preparò in fretta la cena, mentre Claudia parlava della sua vita in Spagna.

“Ma perché hai divorziato? Beveva?” chiese alla fine.

“No, non beveva. Prima di Matteo, tutto era perfetto. Poi… lui dormiva male, era nervoso. Io non lavoravo, ero in maternità, e avevamo il mutuo, il finanziamento per la macchina… Insomma, ha detto che era stanco di quella vita e se n’è andato. O meglio, è partito con la sua auto”.

“Che stronzo!”, sbottò Claudia. “Ti ha lasciata con un figlio e un mutuo!”

Silvia evitò di approfondire quanto fosse stato difficile. Tanto Claudia non avrebbe capito. I suoi genitori l’avevano aiutata, altrimenti avrebbe perso la casa.

“Non importa, la tua sfortuna è finita, amica mia. Lì abbiamo tanti uomini single. Non giovanissimi, ma pieni di energia e desiderosi di sposarsi con una donna più giovane. Amano le italiane. Che ti spiego, sai come siamo noi. Fermiamo il cavallo di corsa, entriamo in una casa in fiamme, cresciamo un figlio. Io e mio marito abbiamo molti amici. Tra tre giorni torno in Spagna e ti cerco un fidanzato ricco”.

“Ma chi me lo fa fare. Ho un ‘rimorchio’. SRL”.

“Che sarebbe?”

“Così chiamano le donne single con figlio: ‘Separata con Rimorchio’. Appena scoprono che hai un bambino, non ti guardano neanche”.

“Ma che sciocchezze! Meglio essere SRL che ABF”.

“E quello cos’è?” chiese Silvia.

“Abbandona il Figlio, ecco cos’è. A certi stronzi andrebbe marchiato in fronte”.

“E in Spagna gli uomini non lasciano i figli?”

“Ce ne sono. Gli uomini sono uguali dappertutto. Ma tuo figlio è quasi grande. Sei perfetta. Tra tre giorni parto e mi occupo di te. Hai Skype? Bene. Beviamo alla tua nuova vita!”

Silvia tirò fuori dal frigo una bottiglia di vino aperta per il suo compleanno.

“Però mettiti un po’ in ordine. Cambia taglio, comprati qualcosa di carino”, suggerì Claudia.

Silvia si vergognò di dire che i soldi erano pochi e spenderli in vestiti le faceva male.

Poi Claudia ripartì, e Silvia cominciò ad aspettare. Si immaginava già licenziarsi e trasferirsi, mentre tutti le invidiavano. Viveva in una casa spaziosa con un marito attento. Matteo avrebbe avuto una buona istruzione…

Cominciò**La vita è proprio strana: a volte ti porta via tutto, poi ti butta in grembo proprio quello che non ti aspettavi, e Silvia finalmente si ritrovò a sorridere pensando che, forse, l’amore non era finito con Massimo, ma era appena ricominciato con Antonino.**

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