Dopo 12 anni di matrimonio ho finalmente capito il vero significato del relax.

Dopo 12 anni di matrimonio ho finalmente capito cosa significa veramente riposarsi

Non affrettatevi a etichettarmi — non sono una moglie leggera né una fuggitiva dalle responsabilità familiari. Sono semplicemente una donna che, dopo dodici anni di matrimonio, ha compreso una verità semplice ma salvifica: per essere una buona moglie e madre, bisogna saper davvero rilassarsi – non in cucina tra pentole, né con uno straccio in mano, né sotto i rimproveri silenziosi del marito e i capricci dei figli, bensì da sola… o almeno senza di loro.

Mi chiamo Marina, ho 38 anni, e vivo a Firenze. Una donna normale, senza nulla di eccezionale. Marito, due figli in età scolare, lavoro in contabilità. Tutto come tanti altri. Al mattino — colazione, preparativi, accompagno a scuola, corro al lavoro, la sera — cena, bucato, compiti, conversazioni futili davanti alla televisione. Ogni giorno uguale all’altro.

Amo il mare sin da bambina, è per me un sorso di vita. Ma mio marito è indifferente al sole, anzi, ne è allergico. Si ricopre subito di macchie, si gratta, si lamenta. E i miei figli… beh, sono bambini. Vogliono solo mangiare dolci, stare incollati ai tablet e lamentarsi della noia.

Quest’estate è successo l’incredibile. Mio marito, sapendo che la temperatura in Sardegna sarebbe stata insopportabile, ha detto: «Preferisco restare a casa». Anche i ragazzi hanno rifiutato il viaggio — volevano andare a un campo estivo con i compagni di classe. E poi, la mia amica Tanya mi ha proposto:

— Mia zia ha un appartamento libero a Rimini. Vieni con noi? Prendiamo anche tua sorella, Olia — ci divertiremo un po’!

Così siamo partite in tre — io, Tanya e Olia — direzione sud. In macchina musica, risate, chiacchiere fino a perdere la voce. Sembrava di essere fuggite da una nave che affonda nella routine quotidiana.

A Rimini ci aspettava il mare, il caldo, la pace. Ci siamo fatte una promessa: niente cotolette, niente pulizie, solo angurie, cetrioli, pomodori e corse mattutine sulla spiaggia. Dormivamo su lenzuola fresche, ci alzavamo presto e camminavamo scalze sulla sabbia. Ci tuffavamo tra le onde salate, prendevamo il sole finché la pelle crocchiava, ridendo come ragazzine.

Sono stati i miei dieci giorni di libertà. Nessuno che chiedesse di friggere frittelle, nessuna scena al chiosco del gelato, nessuno che si lamentasse della sabbia negli asciugamani. Nessun «Mamma, mi ha picchiato!», né «Perché ancora verdure?!»

Certo, non mancavano i “corteggiatori”— tipi da spiaggia con l’abbronzatura e l’alito di alcol. Ma facevamo subito capire: lasciate perdere, signori. Non siamo in cerca di avventure, siamo in vacanza. Siamo tutte e tre sposate, amiamo i nostri uomini. Siamo solo in cerca di respiro.

Sono tornata a casa rinvigorita. Abbronzata. In forma. E… felice. Ma soprattutto con una decisione ferma: questi 10 giorni me li concederò ogni anno. Non per flirtare, non per fuggire. Ma per me stessa. Per tornare a casa non come una scorza di limone spremuta, ma come una donna viva.

Non voglio più vacanze in cui cambiano solo le pareti, ma non i doveri. Non voglio portare le valigie dei bambini, nutrire il marito in tre turni e crollare stremata il terzo giorno.

Ogni donna ha bisogno del proprio personale estate. Senza sensi di colpa. Senza la paura di ciò che “penseranno”. Perché, credetemi, a nessuno serve una moglie stanca, arrabbiata e esausta.

Quindi, care mie, non abbiate paura. Prendete una pausa. Partite. Rigeneratevi. Sorridete. Solo allora capirete davvero quanto sia importante prendersi una pausa… dalla sola parte di moglie e mamma.

Che diventi il vostro rituale personale. La vostra isola personale. Il vostro mare — senza rimproveri, senza richieste assordanti. Solo voi, il vento, il sole e una calma felicità interiore.

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