Dopo otto anni damore, se nè andato così, senza altro. Ha detto solo: «Sarà meglio così.»
Ciao. Mi chiamo Valeria, ho 27 anni, vivo a Firenze, e sono in quello stato in cui lanima urla ma nessuno sente. Quello che mi è successo potrebbe sembrare una storia comune, quasi banale. Sono sicura che ce ne siano migliaia così. Ma quando il dolore ti tocca nel profondo, non è più né comune né banale. Ti lacera dentro, ti ruba il sonno, e al mattino non sai come alzarti.
Ho passato otto anni con un uomo che credevo fosse il mio per sempre. Si chiamava Marco. Ci siamo conosciuti quando avevo appena diciannove anni, e da quel momento non ci siamo più lasciati. Abbiamo vissuto tutto insieme: la prima stanza in affitto, la povertà da studenti, le notti insonne prima degli esami, i primi lavori, i primi errori. Siamo cresciuti insieme. Mi conosceva come nessun altro. Credevo che, se esisteva qualcosa di eterno, eravamo noi.
Poi, una settimana fa, tutto è finito.
Si è seduto accanto a me e ha detto:
«Valeria, voglio che ci lasciamo. Non sento più che abbiamo un futuro. Ti amo, ma non è più la stessa cosa Dobbiamo separarci. Sarà giusto così. Sarà meglio per entrambi.»
Mi sono bloccata. Laria nella stanza sembrava sparire. Non capivo cosa stesse succedendo. Non avevamo litigato. Non cerano tradimenti. Nessun dramma, nessun inganno. Eravamo felici, o almeno così credevo. Mi diceva «ti amo» ogni giorno. Mi abbracciava ogni sera prima di dormire. Forse era tutto una menzogna?
Gli ho chiesto: «Cè unaltra?»
Ha abbassato lo sguardo. «No. È solo tutto è cambiato. Non so spiegarlo. Non provo più quello che provavo prima.»
Io, invece, lo provo ancora. Lo amo. Non come quando ero giovane, con quel fuoco travolgente. Ora è diverso: profondo, calmo, come laria, come il respiro. Lui era la mia famiglia. Era la mia persona. O almeno, così credevo.
Mille domande mi assalgono. Forse mente? Forse si è innamorato di unaltra? O forse si è sentito soffocare e ha avuto paura della responsabilità? Qualcuno gli avrà detto che a trentanni la vita ricomincia, e lui ha deciso che io ero solo una pagina passata da strappare?
Ma perché non mi ha detto la verità? Perché mi ha lasciata in questo vuoto, dove tutto crolla ma non cè nulla a cui aggrapparsi?
Ho provato a parlargli. Gli ho chiesto spiegazioni. Volevo capire. Volevo almeno una possibilitàlottare, ritrovare i sentimenti, provare in un altro modo. Ma lui era calmo. Troppo calmo. E quella calma mi uccideva più di tutto.
Ha detto: «Siamo arrivati alla fine. Non cerchiamo colpe.»
Ma se non cè colpa, perché mi sento punita?
Ora sono sola. Torno a casae tutto mi parla di lui. Ecco la sua tazza, che non lava mai. Ecco il suo cuscino, che non riesco a buttare. Ecco lo spazzolino che le mie mani rifiutano di gettare. Persino il silenzio nellappartamento ha il suono della sua voce.
Lavoro, esco, sorrido a chi mi saluta. Tutti pensano che vada tutto bene. E dentro? Dentro cè vuoto. Un vuoto che mi fa venire voglia di urlare.
Leggo storie di altri online. Chi ha subito un tradimento, chi ha perso lamato, chi un divorzio con figli. Leggo e cerco di convincermi che il mio dolore non è il peggiore. Che ce la farò. Che col tempo passerà. Ma per ora, non passa.
Ciò che ferisce di più non è la perdita, ma lincomprensione. Eravamo una cosa sola. Come ha potuto prendere e andarsene così? Senza spiegazioni. Senza provare a salvare niente. Come si può amare otto anni e poipunto e basta?
Non scrivo per pietà. No. Scrivo perché non so come sopravvivere a questo silenzio. A questo non capire. A questa domanda senza risposta: perché?
Se qualcuno legge queste righe e ha vissuto qualcosa di similedimmi, come hai fatto? Come hai ricominciato a credere che lamore non sia un capriccio, non un sentimento passeggero, ma qualcosa di vero?
Non so come vivere adesso. Ma so una cosa: io non ero falsa. Il mio amore era vero. E se lui non ha saputo custodirlo, ha perso più di me. Perché io so ancora amare. Lui è solo scappato.