Ricordo ancora bene la storia di una mia cara amica, Antonia, che ormai aveva settant’anni. Un giorno, un ictus la colpì, e finì in un ospedale di periferia a Bologna. Non saprei dire con certezza cosa l’avesse causato—forse l’età avanzata, forse uno stile di vita poco sano, tra pasti disordinati e poche passeggiate all’aria aperta, o forse entrambe le cose.
Suo figlio, Luca, viveva già da anni in un’altra città, a Firenze, lontano centinaia di chilometri da Bologna. Aveva una sua famiglia—una moglie e due figli—e quando Antonia fu ricoverata, furono i vicini a chiamare l’ambulanza. Parenti lontani vennero a saperlo e iniziarono a farle visita, portandole medicine e parole di conforto. Antonia migliorava lentamente, ma ancora non riusciva ad alzarsi dal letto.
Luca telefonò una sola volta. Mandò qualche euro per le medicine, e con quello, il suo coinvolgimento finì. Non andò a trovarla, non chiese mai come stesse sua madre. “Ho i miei problemi, cose urgenti da risolvere,” pare avesse detto. Non gli importava nulla di ciò che stava passando Antonia. “Che posso fare se vado?” disse a un parente. Per lui, i soldi erano tutto ciò che serviva.
I parenti lontani, invece, andavano in ospedale ogni giorno. Compravano le medicine necessarie, chiedevano ad Antonia come si sentisse, si informavano dai medici per capire la situazione. La loro premura era l’unica cosa che la sosteneva in quei giorni difficili.
E allora mi chiedo: dove sbagliamo, noi madri, se i nostri figli ci trattano così? Sono certa che il modo in cui i figli si comportano con i genitori è uno specchio di come li abbiamo cresciuti. Ci osservano, assorbono le nostre parole, le nostre azioni, i nostri valori. Se siamo state fredde o ingiuste con loro, non dovremmo sorprenderci di ricevere indifferenza in cambio.
Sono convinta: non esistono figli o nipoti cattivi, ma solo genitori che non hanno saputo dare il buon esempio. Se vuoi essere un buon genitore, dimostralo con i fatti. Se un bambino ha visto sua madre prendersi cura della nonna, imparerà quella lezione. Ma con Antonia non era andata così. Luca non aveva mai visto sua madre occuparsi della sua anziana nonna negli ultimi anni di vita. Antonia si era distaccata dalla propria madre, e ora suo figlio ripeteva lo stesso percorso.
La vita è come un boomerang: tutto ciò che facciamo ci torna indietro. E, per quanto strano, c’è una certa giustizia in questo. Antonia, sdraiata su quel letto d’ospedale, circondata da estranei e non dal proprio figlio, ora raccoglieva i frutti del suo passato. È un pensiero amaro, ma forse è un’occasione per riflettere—per lei, e per tutti noi.