Dove la dolcezza incontra la realtà

― Be’, questa volta spero non veniate solo per tre giorni? Rimarrete più a lungo? Elena! Perché non parli?
― Lucia, buon compleanno ancora! Non si ammali, si prenda cura di sé! Io e Marco appena decideremo qualcosa, la chiameremo subito.
Elena riattaccò in fretta. «Accidenti, esiste davvero questa sensazione» pensò posando il telefono. «La conversazione era piacevole, la suocera gentile come non mai, l’occasione gioiosa – il suo compleanno – ma fin dal primo istante ho desiderato solo terminare quel colloquio.»

Non voleva spendere le vacanze con la suocera, attese da una vita e finalmente coincidenti con quelle del marito. Sosteneva sinceramente che esistessero un milione di posti migliori dove rilassarsi con Marco e i figli. Aveva cercato di suggerirgli di optare per una meta diversa dalla villa di Lucia quell’estate, ma lui era stato irremovibile. Così era stato educato: gli anziani vanno rispettati. Non si può non far felici i genitori con una visita. Sarebbe maleducazione.

* * *

― Elè, vedo i miei già poco, una volta l’anno. Vuoi che smettiamo di andarci pure in vacanza? I bambini dimenticheranno d’avere nonni in un’altra città.
― Tesoro, come dirlo con garbo… Ma non ti sembra che queste visite importino solo a te?
― Cosa intendi? ― Marco aggrottò le sopracciglia guardandola stupito.
― Che i tuoi genitori sono abituati a vivere lontani. Stanno bene così. Non soffrono per la mancanza dei nipoti. Hanno una vita serena senza tutto ciò.
― Elena, cosa dici? Da dove arrivano certe idee?
― Dal fatto che tua madre, scrivendomi, chiede solo foto dei grandi o video di Nico. Mai come stanno, come studiano, se sono malati. Le servono per far vedere ai vicini una bella immagine perfetta. Ciò che c’è dietro non la riguarda. I nostri problemi non l’interessano.
― Non condivido. Vivono lontani. Non possono portare Nico all’asilo né aspettare i grandi a scuola. Se abitassimo qui, sarebbe diverso.
― Sai Marco… mia madre vive lontana anche lei, ma quando serve vola da noi. Come un angelo custode, pronta ad aiutare. Quante volte l’anno scorso ha preso ferie, comprato il biglietto e corso qui? Dalla tua famiglia non vedo questa premura.
― Certo, Rina è un tesoro. Sono grato a tua madre. La tua famiglia è la nostra ancora di salvezza.
― Esattamente. Quando andiamo da lei, passa ogni attimo coi bambini: pedalate, fiume, nascondino. Li adora e loro la adorano. Famiglia è calore e cura.
― Elè, cosa vuoi? Le persone sono diverse. Tua madre è un vulcano. I miei sono più anziani, caratteri diversi. Non dobbiamo più andarli a trovare?
Elena tacque un attimo, stringendo le labbra. Decise: non stavolta.
― Stare con loro mi mette a disagio, pure ai bambini. Sgradevole, difficile da spiegare.
― Come? La villa è splendida, avete spazi vostri, comodità. Cos’altro serve?
― Sai Marco, c’è un detto: “Non è tutto oro quel che luccica”. Descrive benissimo il clima con tua madre.
― Insolito. Perché non parlavi? Mi pareva vi sentiste bene. Le visite sembravano l’ideale: salutare i nonni e godersi la vacanza. Cosa non funziona, Elè?
― Tutto. Dal primo istante in cui entriamo, devasi l’universo calmo in cui vivono.
― Non capisco. Trovi segni ovunque.
― Caro mio, tu li aiuti sempre. Mentre io vedo e sento tutto. Le battute velenose, gli sguardi torvi di tuo padre. Pensi sia piacevole? Siamo sposati da dieci anni, e Lucia ancora non accetta che sia io tua moglie.
― Che storie sono, Elena! ― il marito s’innervosì, ansioso di concludere.
― Andremo dai tuoi, ma tu presta attenzione a cosa accade. Capirai tutto. Non penserai più che esagero.
Fu deciso.

* * *

Nei giorni seguenti Elena preparò i bagagli per la famiglia, mentre Marco era cupo. Le parole della moglie l’avevano ferito.
Il viaggio verso la Toscana durò quattro ore. Elena cercò di creare allegria cantando in macchina coi piccoli. Sapeva d’aver ferito Marco tacendo quel disagio per anni.
Troppo a lungo si era comportata da brava ragazza. Sorridere alle critiche, ingoiare ogni frecciata verso i bambini per evitare conflitti. Ciò aveva solo consolidato l’arroganza di Lucia, sempre pronta a rimarcare difetti: bambini troppo chiassosi (colpa sua), Marco magro (lei non lo nutriva), gonne indecenti. Elena era stanca di quel giogo. Stavolta sarebbe stato diverso.
― Benvenuti! ― Lucia sorrideva dall’ingresso. ― Entrate, vi aspettavamo.
Marco guardò Elena: «Vedi come ci vuole bene?».
― Marco, porta le valigie sopra, nella vostra stanza. Non ingombrate.
Lui obbedì, trasportando i bagagli.
― Ma quanta roba portate sempre! Elena, non sai fare le valigie. Fai pena tuo marito. Lavora senza sosta e mangia poco, dimagrisce ancora.
― Lucia, ma cosa dice! ― Elena rispose
Elena sedeva in macchina, abbracciava i suoi ragazzi e sorrideva, mentre Marco accelera verso la costiera amalfitana dove avrebbero trovato quell’autentica serenità che cercavano da anni.

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