**Dov’è l’amore?**
Ginevra era una ragazza vivace, allegra e carina, con una schiera di corteggiatori sempre alle calcagna. Non aveva fretta di scegliere, ma più cresceva, più i suoi criteri si facevano esigenti.
Cresciuta solo con la madre, sapeva bene cosa significava contare ogni centesimo. Non aveva mai avuto le stesse cose delle amiche o dei compagni di scuola. Decise che avrebbe sposato solo un uomo facoltoso.
E un giorno lo incontrò: intelligente, affascinante, di successo, con soldi, casa e macchina. Un principe, insomma. Come resistere? Ginevra era bella, ma oltre a sé stessa, non aveva molto da offrire. La giovinezza e la bellezza, però, sono beni preziosi. Solo che ancora non lo capiva.
Si innamorò. Come non farlo, quando sei coccolata, adorata e tutti ti invidiano?
Un giorno lo portò a casa per presentarlo alla madre. Era sicura che le sarebbe piaciuto. Quale madre non vuole il meglio per la figlia? E lui era il meglio. Una vita senza preoccupazioni! Che altro desiderare? Ma quando lui se ne andò, la madre ebbe una reazione inaspettata.
“È un buon partito, sì. Ma cosa ci trova in te? Sei giovane e carina, ma come te ce ne sono tante. Perché ha scelto proprio te? Oh, figlia mia, sarebbe meglio un ragazzo più semplice. Venite da mondi diversi. E poi è molto più vecchio di te. Sicuramente è già stato sposato, avrà figli. Non farmi quegli occhi! Penserai che per l’amore non conti niente, ma fidati: con lui non sarai felice.”
“Questo lo vedremo,” rispose orgogliosa Ginevra. “Con l’ex moglie è divorziato da anni. Il figlio vive all’estero.”
“Dovrai sgobbare per stare al passo con le sue aspettative. Ti ricordi la storia di Cenerentola? Il principe s’innamorò di lei al ballo, quando era tutta elegante. Nella favola la fece principessa senza badare al suo passato. Ma nella realtà, di cosa parlereste? Tu di ricette e pulizie, lui di affari e politica? Avete interessi diversi, obiettivi diversi. Un giorno sceglierà qualcuno alla sua altezza, magari non per volontà sua, ma per pressione sociale. Siete troppo diversi,” sospirò la madre. “Si divertirà un po’ con te e poi ti lascerà.”
“Non me l’aspettavo da te, mamma. Credevo saresti stata felice per me. Invece sei sempre insoddisfatta. E allora? Non mi devo sposare? Devo aver paura di essere lasciata?”
“Io non sono contraria, solo…” iniziò la madre, ma Ginevra la interruppe.
“Se sposassi un ragazzo normale come me, sarebbe una garanzia? Non dissuadermi, ho deciso. Sarò felice finché durerà. Almeno proverò cosa significa non pensare ai soldi.”
“Forse hai ragione,” si arrese la madre. “Possa Dio concederti un bel po’ di tempo felice,” sospirò.
Ginevra si sentiva lusingata quando le donne ammiravano Massimo e la guardavano con invidia. Veniva a prenderla al lavoro, e le colleghe si giravano a guardarli. Ma lui aveva scelto lei, quindi doveva amarla. E l’amore copre ogni disuguaglianza. Cosa diceva san Paolo a proposito dell’amore?
Massimo le fece una proposta romantica, con un anello di diamanti, non uno qualunque, ma da sette carati, bellissimo e costosissimo. E lei aveva la testa tra le nuvole, travolta dall’amore. No, per loro sarebbe andata diversamente, non come temeva la madre. Ne era certa.
Arrivò il momento di scegliere l’abito da sposa. Ginevra l’aveva sognato, guardando siti e cataloghi. Ma i prezzi la spaventavano. Avevano programmato di andare insieme in atelier quel weekend, ma all’ultimo Massimo fu trattenuto dal lavoro. Le diede la sua carta. “Prendi il più bello, senza badare a spese.”
Non portò la madre con sé. Abituata a risparmiare, avrebbe sgranato gli occhi davanti ai cartellini. E non aveva un’amica intima che l’aiutasse a scegliere. Così andò da sola.
Davanti alle file di abiti bianchi, rimase senza fiato, come in una favola. Il suo futuro le sembrava proprio così. Ma il prezzo del primo vestito che vide le fece venire i brividi: guadagnava meno in tre mesi! Si sentì un’impostora, fuori posto in quel negozio di lusso.
Sussultò quando la commessa le si avvicinò, offrendo aiuto. La guardava dall’alto in basso, con un sorriso condiscendente. Ginevra si sentì umiliata: quella donna aveva già capito tutto. Ma si riprese e, a parole incerte, descrisse l’abito dei suoi sogni. Da bambina l’aveva persino disegnato.
La commessa le propose modelli che le toglievano il fiato. Decise di non guardare i prezzi. Massimo le aveva detto di non preoccuparsi. Doveva farlo orgoglioso. Ma scegliere era difficile. Erano tutti bellissimi. Iniziò a provarli e dimenticò tutto il resto. E i sorrisi della commessa non erano più di sufficienza, ma di rispetto.
Che bello non dover pensare ai soldi! Scegliere ciò che piace, senza limiti. Se solo Massimo fosse stato lì, seduto a sorseggiare un caffè, come nei film, mentre lei sfilava in un abito dopo l’altro. Lui avrebbe fatto una smorfia e le commesse si sarebbero affannate a trovarne uno più degno…
Alla fine lo scelse. Le stava a pennello. Per evitare che lo vedesse il futuro marito o che la madre svenisse davanti al prezzo, lo lasciò in atelier fino al grande giorno. Era perfetto, esaltava la sua bellezza naturale.
Il matrimonio fu sontuoso, in un ristorante chic fuori città, con fuochi d’artificio e orchestra sotto la luna.
“Che fortuna, Ginevra!” sospiravano invidiose le colleghe invitate. “Un marito così!”
“Così come? Bello? Ricco? Ha tante altre qualità,” rideva lei. Era al settimo cielo.
La prima delusione arrivò subito dopo le nozze. Prima uscivano quasi ogni sera. Ora Massimo non si muoveva da casa. Brontolava che era stanco, che doveva lavorare, parlava con i soci in videoconferenza. Ginevra si annoiava, vagando per il grande appartamento.
“Andiamo a cena fuori?” chiedeva speranzosa.
“Sono stanco. Cucini benissimo, mi va tutto bene. I ristoranti servono solo a rovinarsi lo stomaco,” rispondeva, senza alzare gli occhi dal portatile.
Le mancavano le serate insieme. Si pettinava, si vestiva per lui. Voleva piacergli, sentirsi desiderata. Ora invece… Tornava dal lavoro, indossava il grembiule e via ai fornelli.
Quando era stanca di cucinare, ordinava da asporto. Niente ulcere, e Massimo mangiava di gusto. Se capiva, non diceva nulla, ringraziando solo la giovane moglie.
Ritornò attento e premuroso quando Ginevra rimase incinta. Le propose persino di assumere una domestica. Ma lei rifiutò. Avrebbe fatto da sola. Portava con fierezza la pancia, raggiante di felicità. L’attesa di un figlio era il periodo più bello.
Il parto andò bene, il bambino era sano. Ginevra era ingrassata, più formosa. Tutte le attenzioni andavano al piccolo.
Massimo aggrottava la fronte,Ma quando il figlio compì dieci anni, Ginevra incontrò per caso il giovane collega che l’aveva baciata sotto la pioggia, e questa volta sorrise, decisa a non lasciarsi sfuggire di nuovo l’amore.