Due decenni senza regali per lei: una convivenza armoniosa.

Vent’anni senza regali per lei: una convivenza serena.
Sébastien Moreau non aveva mai fatto un dono a sua moglie, pur avendo condiviso venti anni di matrimonio senza intoppi. Non che fosse avaro, ma non gli era mai capitata l’occasione. Con Adèle tutto è avvenuto in un lampo: un mese dopo il loro primo incontro si sono sposati.
Nei loro appuntamenti non cerano mai regali. Lui la raggiungeva nel piccolo borgo dove abitava, fischiava sotto la sua finestra. Lei scattava fuori e i due si sedevano sulla panchina accanto al cancello, chiacchierando appena fino a mezzanotte.
Il primo bacio lo rubò il giorno delle promesse. Poi venne il matrimonio, la vita quotidiana con le sue preoccupazioni. Sébastien si rivelò un astuto uomo daffari, facendo prosperare il suo allevamento di maiali. Adèle, da parte sua, lavorava sodo; il suo orto era linvidia delle vicine. Arrivarono i figli, i pannolini, i vestiti con lacci, le malattie infantili I regali? Nessun tempo per pensarci. Le feste si celebravano con sobrietà, intorno a un buon pasto. Così scorreva la loro esistenza, senza scintille, segnata dal lavoro, ma tranquilla.
Un giorno, poco prima dell8 marzo, Sébastien andò al mercato con il vicino a vendere patate e lardo. Aveva svuotato la cantina, selezionato le patate e deciso di sbarazzarsi del surplus. Per il lardo, meglio venderlo ora prima di macellare il nuovo maiale. Quindi si trovò al mercato, con un fresco clima primaverile. Inaspettatamente, tutto si vendette come pane caldo. Il lardo scomparve in un batter docchio, le patate furono prese come se fossero dolci. «Non male», pensò Sébastien, soddisfatto. «Adèle sarà contenta».
Ripose i sacchi nel furgone del vicino e si diresse verso il negozio per fare la spesa. Adèle gli aveva dato una piccola lista. Per abitudine si fermò al bar del paese a brindare al suo affare. Non era un bevitore, ma credeva fermamente che non fare un brindisi portasse sfortuna alle vendite future. Dopo aver sorseggiato il vino, riprese il cammino con passo leggero, osservando le vetrine e la gente. Fu allora che incappò, quasi letteralmente, in uno spettacolo inatteso.
Davanti a una boutique, una giovane coppia osservava un abito appeso su un manichino. La ragazza, fresca come una rosa, esclamava:
Sophie, andiamo, non stare lì a fissare tutto il giorno!
Guarda, Antoine, è splendida! Mi starebbe benissimo.
Pff, è solo un pezzo di tessuto.
Stupido! È lultima moda, stile retro! Regalamela per la Festa della Mamma, ok?
Sophie, sai che siamo al verde. Se lo compro, mangeremo pasta fino a fine mese
Ce la caveremo, tesoro! La voglio così tanto. È passato un anno dal nostro matrimonio e non mi hai mai fatto un regalo, neppure a Natale!
Sophie, mi fai impazzire
Ti amo, amore mio, sussurrò, bacilandolo dolcemente e trascinandolo dentro il negozio.
Il ragazzo, notando lo sguardo di Sébastien, alzò le spalle con un sorriso complice, come a dire: «Le donne, eh?». Poco dopo la coppia uscì ridendo, Sophie stringendo al petto la borsa preziosa. Sébastien rimase a fissare la vetrina, pensieroso. Labito era semplice, a fiori, simile a quello che Adèle indossava una volta nei loro incontri. Un sentimento dimenticato si risvegliò in lui. Era nostalgia della gioventù? O il riflesso di ciò che erano stati? Una frase gli balenò in mente: «Non ho mai dato nulla a Adèle. Troppo occupato. La consideravo superflua. Eppure quel ragazzo sarebbe disposto a stringersi la vita per compiacerla, per amore. E io? Amavo davvero Adèle? Prima del matrimonio credevo di sì. Poi la routine ha cancellato tutto. Una vita di lavoro, senza ricordi Che vita misera!».
Quel felice furto gli strinse il cuore. Decise che anche lui doveva provarlo.
Con passo deciso entrò nel negozio. Una commessa si avvicinò, sorridente:
Posso aiutarla?
Sì, cara. Vorrei labito in vetrina.
Ottima scelta! È lultimo grido, pura seta, stile vintage. Sua figlia ne sarà felice.
Non è per mia figlia, è per mia moglie, sbuffò Sébastien.
Che fortuna! esclamò la commessa mentre lo confezionava.
Quanto costa?
Quando annunciò il prezzo, Sébastien rimase senza fiato. Una fortuna, a suo avviso.
Perché così caro? ringhiò.
È una creazione di un grande stilista, spiegò la commessa con pazienza.
Esitò, ma limmagine del volto radioso di Sophie tornò a farsi viva. Allora decise:
Lo prendo.
Contò i soldi e uscì, fiero del suo gesto. Il vicino lo aspettava già. Il ritorno fu gioioso; il vicino vantava i suoi profitti.
E tu, come è andata?
Come così?
Hai fatto buoni affari?
Conti i soldi degli altri, ora? sbottò Sébastien.
Calmati, brontolò il vicino, sorpreso dal tono scuro.
Arrivati a casa, Adèle non era ancora tornata dal pollaio. Sébastien sistemò gli animali, pulì la stalla, diede da mangiare ai maiali. Nonostante la buona azione, un peso gli stringeva il petto. Perché quella preoccupazione? Alzò le spalle e si sedette a bere un bicchiere di vino. Ne prese un altro, che lo calmò un po.
La porta sbatté. Adèle entrò, il volto chiuso come al solito.
Sei qui? Comè andato il mercato?
Bene. Ecco i soldi.
Adèle contò le banconote.
Mancano dei soldi. Hai venduto male?
No, è solo che il resto è qui, nella borsa.
Adèle estrasse labito, sospettosa.
Per chi è questo? Per Margot? Mi sembra troppo grande per lei. Stai sprecando i nostri soldi
È per te, rispose timido. Per la Festa della Mamma.
Silenzio.
Per me? chiese incredula. Davvero?
Sì, per te! esclamò, sollevato che non la rimproverasse. Per chi altro?
Adèle scoppiò in lacrime e corse in camera. Ritorno dieci minuti dopo, gli occhi rossi.
Non mi sta più. Ho ingrassato.
Come? balbettò lui. Ricordo che indossavi un vestito così quando ci sedevamo sulla panchina
Vecchio mio, rise tra le lacrime. Sono passati ventanni! Le cose cambiano.
La guardò dritto negli occhi.
Guardando questi fiori, ho pensato: «E se, dopo tutti questi anni, il più bel dono non fosse quellabito, ma ritrovarsi, semplicemente, come al primo giorno?».

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