Due notti e un giorno

**Due Notti e un Giorno**

Serena lanciò più di un’occhiata all’orologio. Il tempo sembrava scorrere con la lentezza di una lumaca, pesante e immobile. Mancava ancora un’ora alla fine della giornata lavorativa.

«Perché continui a guardare l’orologio? Hai fretta?» chiese la capa contabile, la signora Renata Moretti.

«No, ma…»

«Un uomo? Alla tua età, è solo per un uomo che una donna fa correre il tempo. Alla mia, invece, lo vorremmo fermare.» Renata sospirò. «Va bene, vai pure. Tanto qui non servi a nulla.»

«Grazie!» Serena iniziò a chiudere in fretta il programma sul monitor.

«Lo ami?» chiese Renata con un misto di tristezza e curiosità.

«Sì.» Serena la guardò dritto negli occhi.
La sua scrivania era posizionata di fronte a quella di Serena, e la vedeva perfettamente. L’ufficio era troppo piccolo per organizzare i mobili diversamente, e lei si sentiva come sotto esame sotto quello sguardo costante.

«E allora perché non ti sposi? Non te lo chiede?» Renata si tolse gli occhiali e si massaggiò la fronte. «Capisco. È sposato. E ha figli? Il solito copione. Prima nasconde la verità, poi quando te la dice, tu sei già innamorata e non riesci a lasciarlo. Ti ha promesso che si sarebbe lasciato quando i figli fossero cresciuti, vero?»

«Come fa a saperlo?» Serena la fissò sorpresa.

«Anch’io sono stata giovane. Credi di essere l’unica caduta in questa trappola? Ragazza mia, se un uomo non lascia la famiglia subito, non lo farà mai. Diglielo pure. Lascialo tu.»

«Ma… lo amo.»

«Quando si stancherà di te, o peggio, se la moglie lo scopre, soffrirai ancora di più. Così almeno salvi la tua dignità. Fidati. E non rovinarti il karma.» Renetta rimise gli occhiali, tornando seria e severa.

«Pensaci. E lunedì non fare tardi.»

«Lo ama…» sospirò Renata scuotendo la testa mentre Serena usciva dall’ufficio.

Serena scese le scale di corsa, salutò il portiere e uscì nell’aria tiepida di maggio, baciata dal sole. Vide subito l’auto di Fabrizio e vi si diresse.

«Finalmente, pensavo non uscissi più. Ero lì come un palo della luce, in bella vista» borbottò Fabrizio, mentre lei si sedeva accanto a lui.

Accese il motore, si allontanò dall’ufficio e si immise nel traffico.

«Dove andiamo? Non ho capito nulla della tua telefonata» chiese Serena.

«Sorpresa.» Fabrizio le lanciò uno sguardo promettente.
Le bastò quello per sentire il cuore battere forte e un calore dolce diffondersi nel petto.

L’auto uscì dalla città e sfrecciò lungo l’autostrada, poi imboccò una strada stretta di campagna, serpeggiante tra gli alberi fitti.

Serena guardava la strada e sognava di non arrivare mai, di viaggiare così per sempre, solo insieme. Dopo un po’, apparvero le case di un paesino.

«Siamo arrivati» annunciò Fabrizio allegro.

«Hai una casa qui?»

«No, è del mio amico. Sua moglie è all’ultimo mese di gravidanza e non verrà. Quindi per tutto il weekend è nostra.»

«E tua moglie? Ti ha lasciato libero tutto il weekend?» Serena lo guardò con diffidenza.

Lui fermò l’auto davanti a un alto recinto di legno.

«Abbiamo due notti e un giorno intero.» Fabrizio si avvicinò per baciarla.
*Due notti e un giorno*, pensò Serena senza gioia. *Poi tutto tornerà come prima…*

Fabrizio si staccò, scese dall’auto e iniziò a prendere borse e sacchetti dal bagagliaio. Anche lei scese, respirando a pieni polmoni l’aria fresca. Odorava di erba, foglie e qualcosa di familiare, che le ricordava la nonna in campagna…

*Due notti e un giorno! Tanto tempo! Insieme!* pensò Serena, incredula di quell’improvvisa felicità.

«Ti piace?» Fabrizio le sorrise, godendosi l’effetto della sorpresa. «Prendi questo, e andiamo.» Le porse un sacchetto e si avviò verso il cancello con una borsa sportiva a tracolla.

«Sei già stato qui?» chiese Serena mentre aspettava che aprisse.

«Certo. Siamo amici.»

«Ci sei venuto con tua moglie o…»

«Serena, non cominciare. Non rovinare tutto.»

Entrarono in una piccola casa rustica.

«Fai come se fossi a casa tua. Porto le cose in cucina e accendo il frigo. Il bagno, scusa, è fuori.»

Nella casa regnava un silenzio denso, quasi tangibile, che rendeva la voce di Fabrizio ovattata. *A che serve pensare a ciò che non posso cambiare? Meglio godersi questo momento*, rifletté Serena guardandosi attorno.

Quella notte, sdraiata sul petto di Fabrizio, sussurrò: «Vorrei restare qui per sempre. Con te. Senza nessun altro tra noi.»

«Mmm» rispose lui assonnato.

La mattina dopo, Serena si svegliò per prima e rimase immobile, ascoltando il silenzio. *Manca solo un vaso di gerani alla finestra*, pensò. *E una tovaglia bianca all’uncinetto.*

Il cellulare di Fabrizio squillò. Lui si svegliò di soprassalto e rispose con voce roca.

«Sì… No, che rumore? Sono entrato per bere… Ti chiamo dopo.»

Serena sospirò. Renata aveva ragione. Dopo quella notte, tutto sarebbe tornato come prima.

Il telefono suonò di nuovo.

«Rispondi» disse lei.

Fabrizio la tirò a sé e la baciò. Il telefono tacque, poi riprese.

«Rispondi!» Serena si liberò e uscì sul portico. L’aria era fresca, gli uccelli cantavano. Cercò di imprimersi nella memoria ogni dettaglio.

«Eccoti» Fabrizio la abbracciò da dietro.
Lei si rilassò tra le sue braccia, ma poi il cellulare suonò ancora. Lui la lasciò per rispondere.

Le parole di Renata le risuonarono in mente: *Stufarsi di essere l’amante è facile. Non puoi vivere di briciole per sempre. Lascialo ora.*

Serena rientrò, si vestì e prese la borsa.

«Dove vai? Ho spento il telefono» la chiamò Fabrizio.

«Torno a casa.»

«Ti accompagno.»

«No, vado da sola.»

Sulla strada, il cielo si oscurò. Cominciò a piovere. *Dov’è Fabrizio? Non mi cercherà nemmeno?*

Una macchina si fermò accanto a lei.

«Va in città? Salga» disse l’autista.

Era così stanca che accettò. L’uomo accese il riscaldamento.

«Qualcuno l’ha fatta soffrire?» chiese.

Serena non rispose.

«Solo una grande delusione può spingere una ragazza a salire in auto con un estraneo.»

«Fermi!»

«Dove vuole andare? Siamo lontani dalla strada principale. Vuole rischiare?»

Serena esitò.

«Ho una figlia che mi aspetta» disse l’uomo.

«Quanti anni ha?»

«UndiciSerena chiuse gli occhi, sentendo finalmente una strana pace nel cuore, e decise che era ora di cominciare una nuova vita.

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