**Due notti e un giorno**
Mi sentivo strano, come se il tempo si fosse fermato. Ogni volta che sbirciavo l’orologio, la lancetta sembrava muoversi più lenta di una lumaca. Mancava ancora un’ora alla fine del turno, ma Giulia non resisteva più.
“Perché controlli sempre l’ora? Hai fretta?” chiese la capoufficio, la signora Mariani, sollevando gli occhi dai conti.
“No, è che…”
“Un uomo, immagino. Alla tua età, solo un uomo può far sembrare il tempo eterno. Alla mia, invece, si sogna di fermarlo.” Sospirò, poi aggiunse: “Va’, vai pure. Tanto oggi non combini nulla di utile.”
“Grazie!” Giulia chiuse in fretta il programma sul computer, le dita impazienti.
“Lo ami?” domandò la signora Mariani, con una curiosità malinconica.
“Lo amo,” rispose Giulia, guardandola negli occhi.
I loro scrivani erano messi di traverso, così vicini che non c’era modo di sfuggire allo sguardo indagatore della capa. Pareva di essere sotto esame.
“E allora perché non vi sposate? Non te lo chiede? Aspetta… è già sposato, vero? Con figli, immagino. Classico. Prima ti nasconde la verità, poi quando ormai sei innamorata, ti promette di lasciarla ‘quando i bambini saranno più grandi’. Giusto?”
“Come fa a saperlo?” Giulia la fissò, stupita.
“Anch’io sono stata giovane. Credi di essere l’unica ad abboccare all’amo? Ascolta, cara: se un uomo non lascia la moglie subito, non lo farà mai. Tienilo a mente. Lascialo tu, prima che sia troppo tardi.”
“Ma… io lo amo.”
“Quando si stancherà di te—o peggio, quando sua moglie lo scoprirà—soffrirai il doppio. Almeno così salvi la dignità. Credimi. E non rovinarti il karma.” Rimise gli occhiali, tornando la donna severa di sempre. “Pensaci. E lunedì non fare tardi.”
Giulia uscì di corsa, salutò il portiere e sbucò all’aperto, nel sole allegro di maggio. Vide subito l’auto di Luca e vi si diresse.
“Finalmente! Stavo qui come un albero in piazza, in bella mostra per tutti,” borbottò lui mentre lei si sedeva accanto a lui.
Accese il motore e si immise nel traffico.
“Dove andiamo? Non ho capito niente della tua chiamata,” chiese Giulia.
“Sorpresa.” Le lanciò un’occhiata che le fece accelerare il cuore.
L’auto lasciò Milano, sfrecciò sull’autostrada, poi svoltò su una stradina di campagna. Giulia guardava il paesaggio, sognando di viaggiare così per sempre, solo loro due. Dopo un po’, apparvero le case di un paesino.
“Siamo arrivati,” disse Luca, allegro.
“Ma tu hai una casa qui?”
“No, è di un amico. Sua moglie è incinta e non verranno per un po’. Quindi abbiamo il posto tutto per noi.”
“E tua moglie? Ti ha davvero lasciato libero tutto il weekend?”
Luca fermò l’auto davanti a un cancello. “Abbiamo due notti e un giorno intero,” sussurrò, avvicinandosi per baciarla.
*Due notti e un giorno. Poi tornerà tutto come prima*, pensò lei, amara.
L’odore dell’erba e degli alberi le ricordò la casa della nonna. *Due notti e un giorno! Tutto questo tempo insieme!* Il cuore le si illuminò di gioia.
La casa era semplice, ma accogliente: tende ricamate, una stufa, un tappeto di peluche sopra il letto. Quella notte, Giulia sussurrò: “Vorrei restare qui per sempre. Con te. Senza nessun altro tra noi.”
“Mmh,” borbottò lui, già mezzo addormentato.
La mattina dopo, un squillo di telefono li svegliò. Luca rispose, la voce roca. “Sì… no, che rumore? Sono entrato a bere acqua… dopo ti chiamo.”
Giulia capì: la signora Mariani aveva ragione. Tra poco tutto sarebbe tornato come prima.
Quando il telefono squillò di nuovo, lei si alzò, infilò la camicia di Luca e uscì sul portico. L’aria era fresca, gli uccelli cantavano. Voleva ricordare ogni dettaglio.
Luca la raggiunse, stringendola a sé. Ma quando il telefono suonò ancora, lui tornò dentro. La magia si infranse.
*”Fare l’amante ti stancherà presto,”* riecheggiarono le parole della signora Mariani. *”Esci da questa storia con dignità.”*
Giulia si vestì in fretta e uscì, senza voltarsi.
Camminò a lungo, i tacchi che affondavano nella terra. Il cielo si oscurò, e la pioggia iniziò a cadere. Quando una macchina si fermò accanto a lei, esitò solo un attimo prima di salire.
“Chi l’ha ferita?” chiese l’uomo al volante.
Giulia non rispose.
“Fermi, voglio scendere,” disse a un tratto, spaventata.
“Dove andrà? Siamo in mezzo al nulla.” L’uomo rallentò. “Ho una figlia che mi aspetta. Se vuole, la porto in città.”
Giulia lo guardò meglio. Non sembrava un pazzo. Accettò.
In silenzio, attraversarono la campagna finché non apparve Bergamo. L’uomo ricevette una chiamata. “Sei sveglia, stellina? Arrivo presto.”
Si presentò: “Mi chiamo Matteo.”
“Giulia.”
Si fermarono davanti a un palazzo. Matteo scese e tornò con una bambina vivace, Maria-Vittoria, che subito chiese: “Perché è tutta bagnata?”
Mentre ripartivano, Giulia ascoltò i loro discorsi banali, il cuore stretto. *Ecco cos’avrei voluto: una famiglia, un viaggio insieme, una casa.*
A casa, il telefono suonò. Era Luca. “Non chiamarmi più,” disse Giulia, spegnendo il cellulare.
Lunedì, la signora Mariani la osservò da sopra gli occhiali. “Allora, com’è andato il weekend?”
Giulia scrollò le spalle. “Ha lasciato quell’uomo, vero? Maria-Vittoria mi ha raccontato di averti incontrata.”
“Conosce Matteo?”
“Sono vicini di casa. È un brav’uomo, sai. Io… io aspettai troppo, e restai sola. Ma tu hai tempo.”
Giulia annuì, pensando a Matteo, a Maria-Vittoria, a Luca che non aveva più chiamato. Forse era davvero per il meglio.
**Lezione:** L’amore non dovrebbe mai essere una fuga, ma un approdo. A volte, perdere ciò che ci trattiene è l’unico modo per trovare ciò che ci aspetta.