E così accade…

Nessuno si aspettava Tommaso in questo mondo. Ma lui arrivò. Annunciandosi con un grido potente, reclamando cibo, attenzione, cure. E la mamma… La mamma fuggì, barcollante di debolezza, appena due giorni dopo il parto. Sparì verso destinazioni ignote, senza provare alcun legame per quel minuscolo fagottino e rifiutando ogni responsabilità sulla sua vita. Lei ha solo diciannove anni, la sua unica persona cara, la nonna, morì un anno fa. Poi c’era un ragazzo che prometteva tanto, ma la lasciò. Tutti l’hanno abbandonata! I genitori nell’infanzia, ribaltatisi in auto, e la nonna che adorava la sua nipotina… pure lei se n’è andata di recente. Il papà era cresciuto in orfanotrofio; la mamma aveva sorelle, ma ormai da anni vivono in Sicilia col loro padre, il bisnonno di Tommaso, senza alcun contatto con lei.

Una storia assurda, carica di rancori, rabbia, vecchi conflitti… All’inizio non le importava nulla, poi, quando la nonna peggiorò e finì in ospedale, non ebbe più tempo per quelle storie. Quell’anno avrebbe dovuto diplomarsi all’istituto tecnico, i compagni ora scrivono le tesi, e lei… Pazienza. Se la sarebbe cavata da sola, ma solo da sola! Un bambino è difficile. Difficilissimo! Quasi impossibile. E già lei fa fatica, come fanno a non capirlo? Perciò lasciò il suo piccolo, sperando che qualcuno l’aiutasse. Come una volta il papà. E continuano a venire, a parlare, ma chi sono? Perché? Basta… Appena avrà un po’ di forze… andrà avanti.

Ma Tommaso non ha bisogno della mamma dopo. La vuole ora, proprio ora! Appoggiare la guancia al suo petto, poppare il suo latte, sentire il cuore che batte… Ma quel tepore materno non c’è. Perciò è spaventato, tremendamente solo. Piange. Desidera la mamma. E invece lo prendono sempre mani diverse, estranee. Lo nutrono con latte artificiale, e non essendo quello della mamma, il minuscolo stomaco si contorce di dolore. Il sonno è inquieto, in attesa di una voce… Persino nel torpore agitato, il piccolo avrebbe riconosciuto la voce di sua madre. Ma le voci sono tutte sconosciute.

Il piccolo Tommaso sapeva aspettare. Attendeva le mani di mamma, il calore del suo corpo, il sapore del suo latte, e forse pregava i suoi angioletti custodi con ogni respiro, ogni fremito, perfino col russare del suo nasino minuscolo. E gli angeli lo ascoltarono. La primaria dell’ospedale, donna dolce dal cuore generoso, non giudicava la giovane madre, ma non poteva rassegnarsi all’idea che un angioletto così gentile restasse senza mamma. Usò tutte le conoscenze possibili, scoprì tutto sulla madre di Tommaso, trovò l’indirizzo del nonno a Palermo, si collegò in videochiamata e parlò a lungo. Gli narrò della nipote sfortunata e sola, senza aiuto alcuno al mondo, e del bimbo minuto, che ancora non ha vissuto, eppure già non voleva nessuno.

Il nonno, troppo anziano per quel lungo viaggio, mandò le zie sorelle della mamma. La giovane mamma di Tommaso giaceva malata a casa. Il seno le bruciava insopportabilmente, il latte quasi non usc
Ed ora, queste stesse donne che una volta sembravano estranee, stringevano al cuore la nipote e il pronipote, trasformando quel freddo appartamento romano in una casa colma d’amore ritrovato.

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