È già arrivato il tuo autobus? – chiese in fretta il signore affrettato.

Signora, sa per caso se il mio autobus è già passato? chiese un uomo affannato, correndo verso la fermata. Un vero uomo, non un ragazzino, ben oltre i cinquantanni, con una giacca e pantaloni sportivi, una borsa logora sulla spalla. Un viso comune, con baffi che Lara Antonelli non aveva mai amato. Lei si girò senza rispondere.

Signora, le costa tanto dirmelo? Lultimo autobus è già partito o no? Vede, anche lei aspetta qui! Luomo riprese fiato e posò la pesante borsa sulla panchina accanto a Lara Antonelli.

Non aspetto nulla rispose seccata, ma poi pensò che era tardi e chissà chi fosse quelluomo, così aggiunse più gentile: Un autobus è passato cinque minuti fa, non ho fatto caso a quale.

Ecco, tutto qui! Luomo si lasciò cadere sulla panchina con tale forza che Lara temette si rompesse e si alzò di scatto.

Anche lei ha perso lautobus? quelluomo non la lasciava in pace!

Lara Antonelli si sistemò il cappotto e decise di tornare a casa. Era già tardi.

Unora prima aveva sentito un improvviso bisogno di uscire. Le mancava laria, si sentiva sola, come non le era mai successo.

Tutta la vita Lara Antonelli era vissuta da sola e ne era stata felice. Le amiche si erano sposate, avevano figli, ma lei non lo aveva mai voluto. Quando ripensava alla madre in campagna, che aveva partorito uno dopo laltro, poi tre li aveva mandati in collegio, mentre lei, la maggiore, era scappata in città. Diplomatasi in ragioneria, aveva lavorato tutta la vita nella caffetteria centrale. *LEtà dOro*: musica allegra, cibo squisito!

Allinizio era solo una contabile, poi diventò capo contabile fino alla pensione. Matrimoni, anniversari, non si era mai annoiata. Uno stipendio dignitoso, buon cibo, un appartamento comprato, vacanze ogni anno. Non le serviva altro.

Un anno prima, il nuovo proprietario della caffetteria le aveva detto che non capiva i nuovi metodi di lavoro, che molte cose non gli piacevano.

E laveva mandata in pensione, anche se Lara non aveva mai pensato di andarsene.

Allinizio aveva cercato un altro lavoro. Poi capì che ciò che le offrivano non le andava bene, e ciò che le piaceva era riservato ai giovani.

Alzò le spalle: aveva un piccolo risparmio, poco ma sufficiente. Così era andata in pensione, libera come mai prima.

Allinizio era tutto meraviglioso: viveva senza piani, niente sveglia, faceva gite e persino passeggiate nordiche nei parchi.

Ma improvvisamente si stancò, e quella notte era semplicemente uscita e si era seduta alla fermata dellautobus.

Macchine che sfrecciavano, luci che brillavano, gente che parlava, mentre lei sedeva lì, sentendosi come se non esistesse, come se la città vivesse la sua vita, e la sua non avesse più alcun valore.

Non serviva a nessuno, assolutamente a nessuno, nemmeno a una persona in tutto il vasto mondo!

E poi, allimprovviso, quelluomo.

Nemmeno lei ha un posto dove dormire, signora? Io ho già passato una notte qui, stamattina sono andato via. Vivo fuori città, lavoro a turni ero in ritardo, le notti erano calde, ma stanotte fa fresco! Ma non importa, ho dei panini con salame. Non si preoccupi, ecco, prenda, il pane è fresco, il salame è buono, e ora prendo il thermos, berremo un tè caldo, con zucchero, ci scalderemo.

Luomo cambiò tono senza motivo e le mise un panino in mano. Lara voleva rifiutare, ma si rese conto che aveva una fame terribile. Non aveva cenato, e a pranzo aveva mangiato poco. Addentò un pezzo, che bontà! Non comprava salame da anni cercava di mantenersi in forma ma quel pane profumato, quel salame…

Luomo rise divertito.

Eh, buono, vero? Ecco, ho versato il tè, attenta, è caldo. Come ti chiami?

Lara Antonelli rispose a bocca piena, e luomo annuì contento.

Lara, eh! Io sono zio Dario, cioè, Dario Martini. Prima lavoravo in fabbrica, poi mi hanno licenziato, ora faccio il guardiano, turni di giorno. Non male, mia madre è malata, è anziana, lavoro per le sue medicine, forse vivrà ancora. Ho avuto una famiglia, ma si è sfaldata, mio figlio è cresciuto, mia moglie se nè andata con un altro, insomma vivo e basta! sospirò, sorrise, ma i suoi occhi diventarono tristi.

E tu, Lara, casa tua è lontana? Vuoi che ti chiamo un taxi? Io abito troppo lontano, di notte non vanno fuori città, la tariffa doppia è troppo cara. A te basterà. Zio Dario la guardò sorridendo, e a Lara venne in mente un compagno di scuola, Nico, che le portava sempre panini e la sfamava. La guardava così, benevolo, un po canzonatorio. Ora si sentiva di nuovo una ragazzina, come se non ci fosse stata la caffetteria *LEtà dOro*, come se non lavessero mandata in pensione.

Lara finì il panino, bevve un sorso di tè caldo e dolce, e allimprovviso disse, senza nemmeno pensarci:

Venga a casa mia, zio Dario, non può dormire su una panchina! Ecco, casa mia è qui, non deve andare da nessuna parte. Prenda la sua borsa e venga, ma si comporti bene, altrimenti le do una sberla, non pensi che sia troppo vecchia!

Luomo la guardò stupito, poi ledificio dietro di lei, poi di nuovo Lara.

E allora perché eri seduta qui? Cosa aspettavi?

Non aspettavo nulla, non cè più niente da aspettare. Viene o no? Lara Antonelli si girò e si avviò verso casa. Dario Martini si riprese, prese la borsa.

Certo! Non è piacevole! Ma io… non credere, dormirò per terra, in un angolo, e domani mattina me ne vado subito. Grazie, fa freddo. Dario Martini la seguì, scuotendo la testa incredulo.

La mattina dopo, Lara si svegliò per un rumore strano. Uscì dalla camera Dario era già alzato, aveva dormito sul divano in cucina e stava aggiustando qualcosa in bagno.

Lara, la cassetta del water perdeva, lho sistemata. Ho guadagnato la colazione? si stirò e sorrise, e lei si stupì. Davanti a lei cera un uomo sconosciuto con la camicia, i capelli mezzi grigi, ancora bagnati si era lavato in fretta. E dentro di lei, una gioia e un calore inspiegabili.

Allora, facciamo colazione, zio Dario, se lè meritata. Vuoi una frittata con pomodori? Lara sorrise. A proposito, la lavatrice non funziona bene, lascia lacqua. E poi…

Così Dario Martini rimase da Lara Antonelli fino al prossimo turno di lavoro. Chiamò sua madre, che stava bene, e decise di restare.

Ora vivono insieme. Dario lavora a turni, ogni tre giorni. Lara aspetta il marito e gli prepara piatti del menù del ristorante. Lui le bacia le mani.

Cucciola, ho capito che mi aspettavi, non sono arrivato per caso

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È già arrivato il tuo autobus? – chiese in fretta il signore affrettato.