È semplicemente partito… E lei viveva solo per lui.

È semplicemente andato via… E lei che aveva vissuto solo per lui.

Avevano passato sette anni insieme. Sette lunghi anni pieni di sforzi, dove Valeria aveva cercato di essere perfetta. Tutto come da manuale: pulizia, premure, attenzioni, compromessi. Aveva studiato ogni sfumatura del ruolo della “moglie perfetta” per rendersi indispensabile, necessaria, amata. Aveva così paura di ritrovarsi sola di nuovo che, a un certo punto, aveva perso se stessa.

Eppure lui se n’era andato.

Non per un momento di rabbia, non durante un litigio. Semplicemente un giorno, con freddezza, aveva fatto le valigie e detto:
«Valeria, amo un’altra. Me ne vado.»

Lei aveva annuito. Si era alzata. Aveva preso la valigia con calma, messo dentro le sue camicie, la biancheria intima, piegato con cura le cravatte. Si era assicurata che non dimenticasse il caricabatterie. Gli aveva detto:
«Prendi anche il rasoio, ti servirà.»

E solo quando la porta si era chiusa alle sue spalle, un dolore insopportabile l’aveva travolta. Era scivolata lungo il muro nell’ingresso e aveva singhiozzato. Non per la perdita, ma perché ancora una volta non era bastato. Perché ancora una volta la sua “perfezione” non l’aveva salvata.

La sua amica Simona era stata la prima ad accorrere. Valeria era seduta come svuotata, lo sguardo fisso nel vuoto. Simona aveva provato a scuoterla – niente. Poi si erano unite anche le altre ragazze. Un vero e proprio squadrone di sostegno femminile. Una con i dolcetti, un’altra col vino, altre ancora solo con un abbraccio.

«Hai fatto di tutto per lui!» urlava Marta.
«Non meritava te!» cercava di convincerla Elena.

Valeria taceva. Le parole si perdevano nel vuoto dentro di lei.

Poi aveva parlato Ginevra. Quella Ginevra che non le mandava mai a dire, sempre diretta.

«Basta piangersi addosso,» aveva detto con calma. «Tornerà. Il primo lo fa sempre. Non trova di meglio di te, così accogliente, paziente, disponibile. Quando finirà di giocare, tornerà strisciando. Ma la domanda è: lo vuoi davvero?»

Le altre avevano sbuffato, criticando Ginevra per la sua franchezza. Ma Valeria, all’improvviso, aveva sussurrato:
«Che vada al diavolo…»

E in quel sussurro non c’era rabbia. C’era la prima scintilla di risveglio. Le donne sono sagge. Sanno perdonare, aspettare, sopportare. Ma quando vengono tradite, sanno rialzarsi. Sorridere attraverso le lacrime. E ricominciare da capo.

Perché ora non vivono più per qualcun altro. Ma per se stesse.

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