È successo così: è stato cresciuto dalla nonna, anche se la mamma era viva.

Così andò che Federico fu cresciuto dalla nonna, anche se sua madre era ancora viva. Da sempre, Federico fu affidato alle cure della nonna, nonostante la mamma fosse una donna splendidabella e di buon cuore. Ma lavorava come cantante lirica al Teatro alla Scala e raramente stava a casa. A causa dei suoi frequenti viaggi, finì per divorziare dal marito, il padre del ragazzo. Così, Federico crebbe con la nonna come unico punto di riferimento.
Ogni volta che tornava a casa, Federico alzava lo sguardo verso il quarto piano del loro palazzo e vedeva dietro la finestra della cucina il dolce profilo della nonna, che lo aspettava con impazienza. E quando lei lo salutava da lì, lui rispondeva sempre con un gesto affettuoso.
Ma quando Federico compì venticinque anni, la nonna se ne andò. Da quel giorno, rientrando e non vedendo più la sua ombra alla finestra, si sentiva infinitamente triste e vuoto. Persino quando la madre era a casa, Federico si sentiva solo. Non parlavano più di nulla di sincero, non condividevano interessi, e nemmeno affrontavano le faccende quotidiane insieme, come se fossero estranei.
Qualche mese dopo la morte della nonna, Federico decise improvvisamente di trasferirsi in unaltra città. Del resto, lavorava nellinformatica e gli sviluppatori erano richiesti ovunque. Trovò online unazienda che gli offrì un buon stipendio in euro e si impegnò a pagargli laffitto per i primi tempi. La madre ne fu felice: ormai suo figlio era adulto e doveva cercare la sua strada, lontano da lei.
Prese con sé solo la tazza preferita della nonna come ricordo e qualche vestito. Mentre usciva di casa con la borsa da viaggio sulla spalla, lanciò unultima occhiata alla finestra della cucina, ma non vide nulla. Nemmeno la madre si avvicinò a salutarlo. Un taxi lo portò in fretta alla stazione, e presto si ritrovò sdraiato sulla cuccetta superiore di un vagone letto.
Lindomani, il treno arrivò in orario. Federico trovò lufficio dove doveva lavorare, si registrò e si mise a cercare un appartamento tra gli indirizzi che aveva già selezionato online. Mentre si muoveva per la città sconosciuta con il navigatore del telefono, notò allimprovviso un palazzo che sembrava identico al suo. Tutte quelle case popolari si assomigliavano, ma per qualche motivo gli parve che quella avesse qualcosa di unico. Forse perché i telai delle finestre erano dipinti dello stesso strano color turchese.
Senza volerlo, deviò dal percorso e si avvicinò lentamente. Voleva solo fermarsi un attimo e ricordare la nonna. Ma quando alzò gli occhi verso la finestra che avrebbe dovuto essere quella della cucina, il cuore gli balzò in gola. Al quarto piano, dietro il vetro, cera la sagoma della nonna. La riconobbe allistante, e per un attimo gli parve di impazzire.
Federico era una persona razionale e sapeva che era impossibile. Chiuse gli occhi, si voltò e si allontanò. La mente gli diceva che doveva trattarsi di unaltra anziana, ma il cuore urlava: «Fermati! È lei!» Così obbedì allistinto, si girò e guardò di nuovo.
La nonna era ancora lì. Non resistette. Con la borsa sulla spalla, corse verso il palazzo, salì di corsa al quarto piano e trovò la serratura della porta dingresso rotta, proprio come a casa sua. Suonò il campanello, e ad aprirgli fu una ragazza assonnata in vestaglia, che lo fissò perplessa.
«Cosa vuoi?»
«Io» balbettò Federico. «Cerco la nonna.»
«La nonna?» ripeté la ragazza, poi si voltò e gridò: «Mamma! Cè uno che ti chiama nonna!»
Mentre aspettavano che la madre arrivasse, la ragazza lo scrutava con curiosità. A Federico girava la testa, e il cuore sembrava fermarsi.
«Chi mi cerca?» apparve una donna sulla cinquantina, altrettanto assonnata.
«Mamma, senti questa,» rise la ragazza. «Ti ha chiamata nonna.»
«Aspetti,» sussurrò Federico. «Non cercavo lei Io Là, nella vostra finestra In cucina Cera la nonna. La mia. Lho vista davvero.»
«Ma sei sballato?» sbuffò la ragazza. «Qui non cè nessuna nonna! Viviamo solo io e mamma, capito?»
«Sì, scusi Mi sono confuso» Tutto gli sfuggiva di mano. Appoggiò la borsa a terra e si sostenne al muro per non cadere. «Scusatemi Resterò qui un attimo e poi vado.»
La ragazza stava per chiudere la porta, ma la madre la fermò.
«Ehi, ragazzo,» disse premurosa, «come ti senti?»
«Benone» mentì a denti stretti.
«A me sembra che la tua pressione sia a duecento. Hai la faccia come una barbabietola. Su, vieni.» Lo prese per mano e lo guidò dentro, ordinando alla figlia: «Valentina, prendi la sua borsa e portala qui! E portami il misuratore di pressione, svelta!»
La ragazza, con gli occhi sgranati dalla sorpresa, obbedì.
La donna lo fece sedere sul divano dellingresso e in silenzio gli misurò la pressione. Poi tornò a dare ordini alla figlia, che osservava la scena a bocca aperta.
«Prendi la mia borsa. Ci sono le siringhe» Poi si rivolse a lui. «Per sicurezza, ti faccio uniniezione e chiamiamo unambulanza.»
«No, per favore!» si spaventò. «Sono appena sceso dal treno Non ho ancora trovato casa»
«Stai zitto e ascolta mia madre!» intervenne Valentina. «Lei è un medico, capisci?»
«Quindi non sei di qui?» chiese la donna.
Lui annuì, poi ripeté:
«Vi prego, non chiamate nessuno Domani ho il primo giorno di lavoro»
«Zitto!» La donna gli aveva già iniettato il farmaco. «Hai mai avuto crisi simili?»
«No.»
«Quanti anni hai?»
«Venticinque.»
«Problemi di cuore?»
«Sto benissimo, vi assicuro.»
«Benissimo un corno! Centottanta di pressione non è uno scherzo.»
«Sarà lemozione.»
«Che emozione?»
«Vi ho detto Ho visto la nonna alla vostra finestra. Mi guardava.»
«La nonna?»
«Sì. Ma è morta due mesi fa. Non avete una nonna che vive qui?»
«Che strano che sei» rise Valentina. «Te lho già detto, siamo solo io e mamma. Ma se ti tranquillizza, vado in cucina a controllare.»
Valentina entrò in cucina e dopo qualche secondo urlò:
«Mamma! Ma cosè questo?!» Tornò in corridoio con una tazza in mano. «Da dove viene? Non labbiamo mai avuta!»
Federico sorrise senza senso.
«È la tazza della nonna Lavevo portata con me Ma dovrebbe essere nella mia borsa.»
«Dovè la tua borsa?» chiesero allunisono madre e figlia.
«Eccola» indicò la borsa vicino alla porta. «La tazza dovrebbe essere lì dentro.»
Vuotarono tutto, ma non trovarono la tazza.
Quellepisodio rimase per loro

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