«Adesso basta!» — Marina si è rifiutata di ospitare gli amici che avevano trasformato il suo appartamento in un pensionato gratis.
A volte la vita ti regala storie che sembrano uscite direttamente da una sitcom… peccato che, mentre gli altri ridono, tu sia l’unico a non divertirti per niente. È proprio quello che mi ha raccontato la mia vicina, Marina, una donna tranquilla e minuta sulla trentina. Elegante, raffinata, insomma l’immagine della signorina perbene… eppure, anche per chi sembra infinitamente paziente, arriva il momento di dire: «No, grazie.»
Prima viveva a Bologna, lavorava in biblioteca e frequentava un gruppo di amici un po’ eterogeneo ma simpatici. Tra questi c’era Alessandro, un tipo allegro e sfacciato, con cui ogni tanto si ritrovava per un caffè. Non erano amici stretti, solo conoscenti. Poi Marina si è trasferita a Roma, ha trovato un buon lavoro e ha sistemato un delizioso appartamentino nel quartiere Trastevere, dimenticandosi quasi dei vecchi «amici» di un tempo.
Ma un giorno… Alessandro è riapparso.
Erano passati anni: si era sposato, divorziato e risposato. Si sono incontrati per caso durante una vacanza a Rimini. Lui, però, era lì da solo, non con la nuova moglie. Marina non si è fatta troppe domande, tanto non le interessava. Lui, però, continuava a farle domande: «Come va? Dove vivi ora? Che progetti hai?» Lei rispondeva con educazione, ma senza entusiasmo.
Dopo una settimana, lui la chiama:
«Senti, io e Serena (la prima moglie) saremo a Roma per un paio di giorni. Possiamo stare da te?»
Marina è rimasta senza parole. Non ha nemmeno fatto in tempo a rifiutare con garbo che, tre ore dopo, erano già lì con le valigie davanti alla porta. «Va bene – pensò – sarà solo un giorno o due.» Ma quei due giorni sono diventati cinque… e poi chissà quanto ancora.
Alessandro e Serena si erano sistemati come a casa loro. Giravano in mutande, pretendevano la cena, organizzavano mini-feste con musica a tutto volume, bevevano il suo vino nei suoi bicchieri, non pulivano nulla e, ciliegina sulla torta, avevano pure invitato degli amici «solo per un aperitivo».
«Possiamo restare ancora un giorno? Qui stiamo così bene!» cinguettava Serena, mentre si preparava un panino con il suo prosciutto.
Marina ha resistito, stringendo i denti, ma al quinto giorno li ha cacciati. Ha detto di sentirsi male e di avere impegni urgenti. Dopo la loro partenza, ha lavato tutto da cima a fondo e ha deciso: mai più.
Passato un mese, finalmente si era ripresa… quando squilla di nuovo il telefono. Alessandro.
«Ciao! Io e la mia nuova moglie, Silvia, saremo a Roma per una settimana. Come stai? Spero ci ospiterai!»
A Marina è salito il sangue alla testa. Si è irrigidita sulla sedia.
«Questa non è più sfacciataggine. È un’invasione», ha pensato.
Con calma, ma fermamente, ha risposto:
«Ragazzi, vi stimo, ma il mio appartamento non è un albergo. E non ho né la voglia né la forza per rivivere certe situazioni. Se venite a Roma, ci sono hotel, ostelli, affitti brevi. Spero capiate.»
Alessandro ha esitato, poi ha riattaccato. Niente grazie, niente scuse. Silenzio.
Più tardi, Marina mi ha confidato:
«Forse prima non sapevo dire di no. Credevo che essere gentile significasse sopportare in silenzio. Ma ora ho capito: il primo rispetto devo averlo per me stessa. Se non voglio ospitare nessuno, non sono una persona cattiva. Sono solo una persona adulta.»
Voi che ne pensate? Marina ha fatto bene? O avrebbe dovuto essere più comprensiva e accogliere di nuovo quei «vecchi amici»? Dov’è il confine tra ospitalità e mancanza di rispetto?