E mi proponi di correre due chilometri con il neonato per comprare del pane? E, davvero, non so più se siamo utili a te, io e Ginevra.
Dalla maternità di Milano, Vittoria tornò a casa con la piccola, accolta dal marito, dai genitori e dai suoceri. Sedettero tutti intorno al tavolo, ma solo per unora: gli ospiti se ne andarono, lasciando i neogenitori e la figlia appena nata da soli.
Costantino, come al solito, si tuffò sul divano e accese la televisione, mentre Vittoria si mise a pulire la cucina, trasformata in un caos da quattro giorni di assenza. Finita la pulizia, allattò la bambina; quando questa cadde in sonno, decise di sdraiarsi sul lettino nella cameretta, perché la giornata era stata troppo agitata.
Non aveva nemmeno chiuso gli occhi quando bussarono insistentemente alla porta. Uscita dalla stanza, trovò i visitatori che Costantino aveva già invitato dentro. Era Gianna, la sorella maggiore di Costantino, il suo marito e due amiche di Gianna, conosciute a malapena da Vittoria.
Fratellino, siamo qui per festeggiare! Ti ricordo ancora quando eri piccino, e guarda ora: sei già papà! esclamò la sorella, facendo risate.
Tutti si avvicinarono a Costantino, lo abbracciarono e lo baciarono.
Gianna, un po di silenzio, per favore, Ginevra sta per addormentarsi chiese Vittoria.
Dai, stiano zitti! I più piccoli non sentono nulla! Tu metti la tavola, noi abbiamo portato il dolce e le bottiglie di spumante. È il tuo turno ribatté Gianna.
Vittoria posò sul tavolo gli avanzi del pranzo con i genitori.
Che cosa misera! sbuffò la suocera.
Scusate, non ci aspettavamo ospiti. Sono appena tornata dalla maternità. Perciò le lamentele vanno a Costantino: lui ha gestito casa da solo rispose Vittoria.
Ragazze, niente litigi! Ho ordinato tre pizze, diversi gusti. Nessuno resterà affamato intervenne Costantino.
Gli ospiti rimasero fino alle nove, finché Vittoria non disse finalmente che doveva fare il bagnetto a Ginevra e metterla a dormire. Quando se ne andarono, Costantino sbottò:
Vittoria, potresti essere più gentile. La gente è venuta a festeggiare e tu non sei mai rimasta a tavola, sei corsa sempre al bambino, poi li hai quasi tutti cacciati fuori.
Cosa avrei dovuto fare? Non capiscono che il primo giorno dopo il parto non ho tempo per gli invitati? Almeno avrebbero portato un piccolo regalo per la bambina.
E ricorda: da oggi qui la regola è la bambina, non gli ospiti. Ginevra ha bisogno di una routine. Ti chiedo di non invitare più gente per i prossimi tre mesi.
Se voglio uscire con gli amici, fallo altrove rispose Vittoria.
Un mese passò. Costantino lavorava, Vittoria e Ginevra stavano a casa. Ginevra era tranquilla; Vittoria riusciva a fare quasi tutto, tranne i piatti elaborati, che limitò a ricette semplici, e Costantino non si lamentava. La vita andava avanti.
Ma una questione incombeva. Era nata dalla madre di Costantino, Lidia Andrea, che voleva scaricare il peso della discussione su Vittoria. Lidia aveva una ottantenne madre, Caterina Ivana, che viveva in un borgo a circa cento chilometri da Bologna, nel cuore della Toscana.
Nonna Caterina abitava una casa rurale con pozzo in cantina, legna nel capanno e tutto il resto nella corte. Il terreno era di dieci centiaresi, curato da lei stessa; figlia e nipoti la aiutavano solo a piantare e a scavare le patate, che poi mangiavano durante linverno.
Quellinverno, la nonna si ammalò di una brutta tosse e non riusciva più a lavorare in giardino. Lidia decise che, per tutta lestate, Vittoria doveva andare a trovarla con Ginevra, per darle una mano.
Vittoria, allinizio, non ci credette, pensò fosse uno scherzo della suocera. Ma Lidia era seria.
Non posso portare mia madre in città, il giardino è pieno. Chi la farà? Io lavoro. Vengo solo nei weekend, ma durante la settimana chi porterà lacqua dal pozzo?
Il pozzo era a trecento metri, ma la madre non riusciva più a portare lacqua a secchi. Solo a mezzo secchio. E lacqua serve sia per la casa sia per irrigare.
Non ho capito, Lidia, mi vuoi trasformare in una facchinetta dacqua? sbuffò Vittoria.
Puoi usare il carrello della madre: due bottiglie da quaranta litri, basta spostarle. Lei non ce la fa più, tu sì. Il giardino è semplice da irrigare e sradicare.
No, Lidia, annaffiate e sradicate voi stessi. Noi compriamo patate e verdure al supermercato, quindi lasciate il lavoro a chi raccoglie.
Mandate Gianna. Non lavora neanche lei.
Gianna ha due figli!
E io? Secondo te non ho figli? ribatté Vittoria.
Non paragonare: Gianna ha un bimbo di cinque e uno di tre, da curare. E Arturo dovrà essere preso dal nido per tutta lestate, ma è al sicuro lì. E Ginevra? Non scappa via, è basta nutrirla, metterla nel passeggino e fare le tue cose.
Sai che con Ginevra devo andare dal pediatra ogni mese? Vaccini, controlli.
Puoi risparmiare le visite. La bambina è sana, andare in clinica è solo un rischio di prenderla uninfluenza.
In ogni caso partirete. La mia madre ha cresciuto tutti e tre i miei figli, non ho mai preso lunghi congedi.
Gianna aveva già affidato il suo compagno a Vittoria e Costantino per quattro mesi. Ora la madre era debole, e doveva essere aiutata.
Rispetto Caterina Ivana, ha fatto tanto per voi, ma non devo pagare i suoi debiti. Voi tre siete in debito con lei, io non voglio onorare debiti altrui disse Vittoria.
Venerdì mattina Costantino ricordò a Vittoria:
Hai preso le cose? Domani vai al borgo.
Costantino, ho già detto a tua madre che non vado. E non porto Ginevra. Se la bambina si ammala, devo camminare duecento chilometri fino a Bologna?
Nel borgo non passa nemmeno lautobus, è solo una strada di campagna, non cè né negozio né supermercato.
Cè un negozio nel villaggio vicino.
E mi chiedi di correre due chilometri con il neonato per comprare del pane? Non so più se siamo utili a te, io e Ginevra. Quando tua madre ti chiedeva di sollevare bottiglie da quaranta litri, eri in silenzio. Allora sei daccordo? Come posso alzare una bottiglia se peso cinquantasette chili?
Possiamo non riempire le bottiglie, rispose Costantino. E basta litigare. Se tua madre ha detto così, vai. Domani alle dieci arriverà tuo padre, ti porterà via. Meglio che raccogli le cose oggi.
Costantino uscì per lavoro, Vittoria iniziò a mettere in valigia. Prima, telefonò ai genitori.
La madre di Vittoria, ex infermiera pediatrica, non poteva credere che Lidia volesse rinchiudere la sua nipotina nel borgo.
Dopo il primo anno bisogna controllare lo sviluppo, a tre mesi tutti gli specialisti, a un anno di nuovo! Come si può essere così irresponsabili! si indignò.
Il padre di Vittoria, silenzioso, caricò i bagagli nella macchina. Partirono per la casa dei genitori.
Quando Costantino tornò dal lavoro e vide che casa fosse vuota, capì subito dove cercare. Chiamò più volte Vittoria, senza risposta. Alla fine andò da solo, ma sentì che luomo non aveva capito nulla.
Non ti mandano in miniera, ti mandano al borgo, allaria fresca! Hai creato un problema per una sciocchezza? gli chiese.
Sì, ho creato il problema. Non ora, ma due anni fa, quando mi sono sposata con te. Mi sei piaciuto subito: alto, spalle larghe, gentile. Non ho visto che, dietro a quella bellezza, cera il figlio di tua madre. Piccolo, obbediente: fa quello che la madre dice. Se tua madre ti avesse mandato in miniera, non avresti opposto.
E non tornerai a casa? incalzò Costantino.
Non tornerò. Casa è dove sei al sicuro, dove ti amano e ti proteggono. Non sei più il loro difensore. Vivi con tua madre.
Dopo sei mesi riuscì a divorziare da Costantino.






