È tua madre – quindi è tua responsabilità!” – Disse lui, ma lei ne aveva avuto abbastanza

E tua madre, quindi è tua la responsabilità! disse lui, ma lei ne aveva già abbastanza.

Chiara allacciò la giacca del figlio, stringendo i denti per non cedere alla rabbia che le montava dentro. Davanti a lei, unaltra visita obbligata alla suocera una donna con cui non era mai andata daccordo. Fin dallinizio, i loro rapporti erano stati tesi.

Giovanna Rossi aveva deciso da tempo che Chiara non fosse la moglie adatta per suo figlio. Qualsiasi cosa facesse, cera sempre una critica, un rimprovero, una lamentela.

«Chiara, che cè di nuovo?» sospirò Marco, osservando la sua espressione irritata. «Non hai voglia di andare, vero?»

Chiara sbuffò e scosse la testa.

«Davvero me lo chiedi? Seriamente, Marco?! Sai benissimo perché non voglio andarci!»

I suoi occhi brillarono di rabbia.

«Tornerà a darmi lezioni, a criticarmi, a inventarsi problemi dove non ci sono! Dirà ancora che sto crescendo male nostro figlio! E non le importa nulla che io lavori, che mi occupi di tutta la casa, che cucini, pulisca e paghi tutte le bollette! Sono io che mantengo questa famiglia, Marco!»

«Ma tu stai tutto il giorno a casa» replicò lui, alzando le spalle.

Chiara socchiuse gli occhi.

«Davvero? Credi che stia lì a guardare il muro? O forse i soldi cadono dal cielo?!»

«Anchio lavoro» borbottò, offeso. «Non è colpa mia se guadagno meno.»

La verità era che Chiara, come architetta, guadagnava il triplo di lui. Era lei a portare il peso finanziario della famiglia.

«Potresti andarci da solo?» chiese, speranzosa.

«Chiara, oggi è la Festa della Mamma! Non puoi ignorarla così!»

Serrò le labbra e finì di vestire il bambino. Due ore dopo, erano a casa di Giovanna.

Nel salotto, come al solito, cera già Veronica la nipote di Marco. Chiara aveva notato da tempo che Giovanna la trattava come una principessa, mentre suo nipote sembrava quasi invisibile. Ma non cera da stupirsi i genitori di Veronica erano morti cinque anni prima, e Giovanna laveva presa con sé.

Intorno a loro, le sorelle di Giovanna sorseggiavano caffè e ridevano a squarciagola.

Poi, allimprovviso, arrivarono le parole che cambiarono tutto.

«Ho preso una decisione» annunciò Giovanna. «Lascio il mio appartamento a Veronica. Marco, tu hai già la tua casa.»

Marco non reagì. Si limitò ad annuire.

Qualche giorno dopo, tutti i documenti erano pronti. Lappartamento ora era di Veronica a patto che ci si trasferisse solo dopo la morte della nonna.

Ma il destino aveva altri piani.

Un ictus colpì Giovanna, lasciandola completamente indifesa.

«Dobbiamo trasferirci da lei» disse Marco. «Non può badare a se stessa.»

Chiara sentì un nodo allo stomaco. Sapeva già cosa significava.

Sarebbe stata lei a nutrirla, cambiarle i pannolini, lavarla tutto questo mentre lavorava e cresceva il figlio.

Ma non disse nulla.

Passarono settimane, e Chiara non ebbe un attimo di tregua.

Finché, una sera, esplose.

«Marco, lappartamento di tua madre è di Veronica. Forse dovrebbe occuparsene lei?»

«Veronica studia, Chiara. E ha un ragazzo. Non può certo portarlo qui!»

Chiara rise, un riso amaro, incredulo.

«Marco, non ce la faccio più!»

Lui incrociò le braccia.

«Ah. Quindi ne hai abbastanza?»

Le sue mani tremavano.

«Soffoco! Tu, tua madre, nostro figlio, il lavoro È TROPPO!»

«Ma lavori da casa» rispose con un sorriso sarcastico.

Il suo sguardo si fece di ghiaccio.

«E quindi? Pensi che non sia un vero lavoro?!»

Il suo cuore batteva allimpazzata.

«Sai cosa? Ora sarai TU ad occuparti di tua madre!»

«È mia madre, ma è tua suocera! È tuo dovere! Vuoi che sia io a lavarla?!»

Silenzio.

Poi Chiara parlò con voce calma, ma gelida:

«Non ti devo nulla.»

Marco sbuffò.

«Allora assumi una badante!»

«Oh, davvero? La pagherai tu?»

«Perché dovrei pagarla io?!»

«Allora niente badante.»

Incrociò le braccia.

«Puoi pagarla con la pensione di tua madre. O con il tuo stipendio?»

Il volto di Marco si oscurò.

«Allora a cosa mi serve una moglie?!»

E fu in quel momento.

Qualcosa in Chiara si spezzò per sempre.

Tutto le divenne chiaro.

Marco aveva approfittato di lei per tutti questi anni.

E Veronica? Non era mai venuta a trovare la nonna.

Quella notte, Chiara non chiuse occhio.

La mattina dopo, sapeva cosa doveva fare.

Quando Marco uscì per lavoro, preparò le valigie, prese il figlio e se ne andò.

Lasciò un solo messaggio, poi bloccò il suo numero:

«Non porterò più questo peso da sola.»

Quella sera, Marco si presentò a casa sua furioso.

«Torni a casa, o chiedo il divorzio!»

Chiara sorrise appena.

«Presenta pure le carte. Lo avrei fatto io stessa.»

Per la prima volta, Marco rimase senza parole.

Ma lei non aspettò le sue scuse. La decisione era già presa.

Un mese dopo, erano divorziati.

Marco non ammise mai i suoi errori.

E Chiara?

Non si pentì neanche per un secondo.

Sei mesi dopo

Chiara ricevette la notizia.

Giovanna era morta.

E Veronica?

Senza alcun rimorso, buttò Marco fuori di casa.

E solo allora lui capì.

Aveva perso tutto.

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