Caro diario,
oggi mi è tornato alla mente un vecchio litigio che ancora mi fa girare la testa.
«È tuo dovere pagare per me, proprio come ha fatto mio padre. Ho tutto il diritto!» mi aveva detto Luca, il mio unico figlio, mentre guardava le sue scarpe nuove nella vetrina del centro commerciale di **Bergamo**.
Alessandra, la mia sorella più piccola, aveva deciso di comprare dei calzini perché ne aveva davvero bisogno. «Userai tutti i soldi che il papà ti manda per me?» le aveva chiesto il giovane Luca.
Io, Maria, sua madre, non volevo rispondere a quella domanda; il suo padre, **Giovanni**, aveva da poco versato lassegno di mantenimento sul conto della sua exmoglie. Lavevo rimproverata per non aver comprato vestiti decenti al figlio, dato che da anni indossava ancora gli stessi pantaloni logori.
«Che vuole dire tutto questo?» mi ero chiesta, temendo di aver frainteso. «Perché usi i soldi che mio padre mi manda solo per le cose che ti servono?»
Le lacrime mi salivano agli occhi, così presi i calzini e li rimisi nello scaffale. Poi, mentre mi avviavo verso il camerino per provare una felpa, Luca mi interruppe:
«Prendo una felpa, così vediamo quale mi sta meglio», disse, e io controllai il prezzo: cinquanta euro. Feci la conta di tutti gli articoli e mi accorsi che lassegno di mantenimento non bastava più; dovevo integrare la somma.
«È un affarone per me!», esclamò Luca, uscendo dal camerino con la felpa in mano e gettandola in un cestino insieme ad altri capi.
La commessa del **Galleria Vittorio Emanuele** impacchettò gli acquisti.
«Sono cinquecento venti euro, per favore», annunciò.
Io avevo solo quattrocento euro in tasca. «Lascia qualche cosa che non ti serve adesso», gli dissi. Ma Luca, testardo, replicò: «Non lascerò nulla; pago con i tuoi soldi, perché non è solo mio padre a dovermi sostenere. Per legge ho ogni diritto».
Alessandra tirò fuori il portafoglio, estrasse i contanti e li posò sul registratore. «Questo è per tutto il mese. Prendi quello che vuoi, ma non dimenticare di pagare anche i pasti. Non ti darò più soldi», disse con uno sguardo serio, uscendo dal negozio.
Quella sera Luca tornò a casa carico di sacchetti di vestiti firmati, tra cui nuove scarpe di pelle. «Ho preso anche le scarpe, sono davvero eleganti. Cè ancora qualcosa da mangiare in frigo?», mi chiese.
«Hai le scarpe di cuoio, vero? Allora cucinali tu», risposi, ma lui insistette: «Mamma, parlo sul serio».
«Pensavi che scherzassi?», ribattii. «Meglio chiamo tuo padre, perché tu non fai altro che spargere bugie».
Lui, con un sorriso forzato, mi mandò un messaggio: «Ciao papà, posso stare da te per un mese? Perché sei via in vacanza? Mandami almeno un po di soldi, non ho nulla».
Il padre di Luca, **Giovanni**, rispose che lo avrebbe chiamato più tardi. Luca, con il viso abbattuto, andò nella sua stanza. Poco dopo, il padre chiamò lexmoglie di Maria.
«Che cosa è successa tra di voi?», chiese. La donna spiegò che Luca credeva di avere diritto a tutto e che dovevano provvedere a lui. «È una questione di nervi, ma è meglio nutrirlo; altrimenti rischia di morire di fame. Puoi sottrarre lassegno di mantenimento, e se rimane qualcosa, dargliela».
Tre ore più tardi la connessione internet di casa sparì. Luca si scagliò di nuovo contro di me.
«Perché dovrei pagare io lInternet adesso? Stai diventando arrogante, come diceva papà».
«Dal prossimo mese vado a vivere da tuo padre», minacciò. «Credi che una famiglia con tre figli ti abbia bisogno?».
Io gli dissi che il mese successivo non avrebbe ricevuto più alcun assegno, perché Giovanni mi aveva chiesto di nutrirlo, e che il denaro che gli avrei dato sarebbe stato poi detratto dallassegno.
Maria gli raccontò quanto spendeva al mese per mantenere entrambi, molto più dellassegno che riceveva. Luca capì allora di aver trattato sua madre con ingiustizia, si scusò con lei e con Giovanni, e decise di prendere un lavoro parttime durante le vacanze per dare una mano a casa.
**Lezione personale:** la responsabilità non si compra, ma si costruisce giorno per giorno, e il rispetto per chi ci sostiene è il vero fondo di una famiglia solida.





