Ecco il fatto: presto avremo ospiti a casa, e tu devi andartene da qualche parte.

Ecco la situazione, tra poco avremo degli ospiti e voi dovrete andare da qualche parte.

“Capite anche voi che con voi qui non ci sarà nessuna festa. Figlio mio, ma dove dobbiamo andare? Non abbiamo nessuno qui, chiese la mamma. E io che ne so? Una volta la vicina di paese vi aveva invitato, andate da lei!”

Vittorio e Marisa si erano già pentiti mille volte di aver ascoltato il figlio e venduto la loro casa.

Magari era dura lì, ma era casa loro. Erano padroni. E qui? Avevano paura persino di uscire dalla stanza per non irritare la nuora Caterina. La infastidiva tutto: come camminavano in pantofole, come bevevano il tè, come mangiavano.

Lunica persona in casa a cui importava di loro era il nipote Luca.

Un ragazzo bello e fatto, che adorava i nonni alla follia. Se la madre alzava la voce in sua presenza, lui rispondeva subito. Ma il figlio Davide, che fosse per paura della moglie o semplicemente indifferenza, non prendeva mai le difese dei genitori.

Luca cenava spesso con i nonni, ma quasi mai era a casa. Era in stage e per comodità dormiva in un ostello vicino al lavoro. Tornava solo nei weekend.

I nonni lo aspettavano come fosse una festa. E ora che il Capodanno si avvicinava, Luca arrivò di prima mattina solo per fare gli auguri a tutti.

Entrò nella stanza dei nonni con un pacchetto: calze calde e guanti per ciascuno. Sapeva che soffrivano sempre il freddo. Per il nonno guanti semplici, per la nonna con un ricamo.

Marisa li strinse al viso e scoppiò in lacrime.

“Nonna, cosa cè? Non ti piacciono?”

“Figliolo, sono bellissimi. Non ho mai avuto niente di così prezioso in tutta la mia vita.”

Lo abbracciò e lo baciò. Luca prese le sue mani e le baciò, come faceva da bambino. Le mani di lei profumavano sempre di qualcosa: mele, pasta frolla, ma soprattutto di calore e affetto.

“Allora, tenete duro senza di me per tre giorni. Vado con gli amici a fare un giro, poi torno.”

“Riposati, tesoro, disse la nonna. Noi aspettiamo.”

Luca salutò tutti e se ne andò. I nonni tornarono in camera.

Unora dopo sentirono Caterina sbraitare con il marito: “Arrivano gli ospiti e qui ci sono i vecchi! Portali via, è imbarazzante! E poi dove li mettiamo a dormire?”

Davide provò a rispondere: “Ma dove vuoi che vadano?” Ma Caterina non voleva nemmeno sentirlo.

I nonni stavano zitti come topolini, nemmeno osavano andare in cucina per il tè. Vittorio tirò fuori dei wafer dalla scorta e li divise con Marisa.

Mangiarono in silenzio vicino alla finestra. Avevano paura persino di parlare. Negli occhi di Marisa tremava una lacrima. Che dolore arrivare a sentirsi di troppo.

Fuori si faceva buio. Entrò Davide.

“Ecco, arrivano gli ospiti e voi dovete andare. Capite anche voi che con voi non è festa.”

“Figlio, ma dove dobbiamo andare? Non conosciamo nessuno.”

“Non lo so, una volta la vicina vi aveva invitato, andate da lei!”

“Ma come? Non passa più lautobus, non sappiamo nemmeno dovè la stazione. E poi chissà se è ancora viva!”

“Non lo so, ma Caterina ha detto che avete unora per prepararvi.”

Uscì. Vittorio e Marisa si guardarono, trattenendo le lacrime. Iniziarono a prepararsi: almeno i regali di Luca sarebbero serviti.

Si vestirono pesanti e uscirono in silenzio. Fuori era quasi notte, la gente correva per le strade.

Marisa prese il braccio del marito e si avviarono verso il parco. Svoltaron

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

two × one =

Ecco il fatto: presto avremo ospiti a casa, e tu devi andartene da qualche parte.