Ecco il vestito! Riesci a credere che l’ho buttato proprio qui?

Eccola, la mia gonna! Riesci a credere che lho buttata qui? Aprì il cassonetto, e Bianca impallidì come un cencio.
Bianca si poneva quasi ogni giorno la stessa domanda, senza mai trovare risposta: cosa aveva trovato in Matteo?
Allapparenza, non era un gran che, tanto che perfino alle amiche faceva vergogna mostrarlo, e ancora oggi credevano che vivesse da sola.
Solo sua sorella sapeva che conviveva con un uomo, e custodiva il segreto.
Matteo non era certo un principe azzurro: lavorava come fabbro in una fonderia.
A volte, seduta davanti alla televisione, Bianca pensava che fosse giunto il momento di chiudere quella relazione.
Ma ogni volta che stava per farlo, lui le portava un mazzo di fiori o un altro regalo, e lei rimandava la decisione a tempo indeterminato.
Prima di conoscere Bianca, Matteo era già stato sposato. Il matrimonio era durato appena due mesi, ma la moglie aveva scoperto di essere incinta, e gli aveva dato una figlia.
Quando Bianca e Matteo si erano conosciuti, la bambina aveva già dodici anni. Fino ad allora, Bianca non aveva mai fatto sforzi per avvicinarsi a lei.
Loccasione si presentò poco prima del suo compleanno, che aveva intenzione di festeggiare con gli amici.
«Bianca,» le disse Matteo con aria colpevole, «la mia ex deve partire per lavoro e mi ha chiesto di tenere la bambina per un po»
«Per quanto?» aggrottò le sopracciglia Bianca, poco felice di quel “regalo” di compleanno.
«Un mese.»
«Perché così tanto?» si preoccupò lei. «Spero che sappia che una figlia va mantenuta con dei soldi?»
«Se è per quello, non ha lasciato nulla,» replicò Matteo alzando le spalle.
«Se non sbaglio, le paghi gli alimenti. Quindi la bambina starà da noi un mese, e la madre si gode i soldi?»
«Non cè molto da godersi, sai quanto guadagno,» rise lui.
«Come pensi che possa vivere qui?» sbottò Bianca, sempre più sicura di non volere una bambina estranea in casa per così tanto tempo. «Devi portarla a scuola, occupartene. Perché ti sei preso questa responsabilità?»
«Sono suo padre,» ribatté Matteo sorpreso. «Pensi che avrei dovuto rifiutarmi?»
«Non dimenticare che non vivi da solo, e poi, questo è il mio appartamento, quindi dovevi chiedermelo prima. Terzo, è il mio compleanno, e non voglio che nessuno me lo rovini!» dichiarò con fermezza.
«Non capisco perché mia figlia dovrebbe essere un problema,» rispose lui sulla difensiva, sentendosi in colpa.
«Sono sicura che non andrà come previsto,» incrociò le braccia Bianca.
Ma Matteo cercò di convincerla a non essere così pessimista.
Il giorno dopo, nellappartamento arrivò una ragazzina tonda, con un trucco vistoso che le avrebbe dato almeno sedici anni.
Si limitò a fissare Bianca e, senza salutare, si rivolse al padre.
«Dove sarà la mia stanza?»
«Dormirai in cucina,» sorrise goffamente Matteo.
La ragazzina alzò gli occhi al cielo e corse in bagno a piangere.
«Ma che è questa?» sbottò Bianca rivolta a Matteo. «Una mocciosa maleducata e sfacciata. Meno male che ho deciso di festeggiare al bar. E tu, comunque, non vieni.»
«Perché?» si stupì lui. «Pensavo che finalmente mi avresti presentato alle tue amiche. Viviamo insieme da più di sei mesi»
«Rimani con la bambina,» lo liquidò Bianca, sollevata di non doverlo mostrare alle amiche, tutte con fidanzati atletici e in forma.
«Capito,» rispose lui deluso, e non le parlò più.
Il giorno dopo, Bianca si dedicò ai preparativi per il suo compleanno.
Di buon mattino stirò il vestito da cocktail e lo appese in attesa della serata.
Matteo rimase in silenzio e non le fece neanche gli auguri.
Decisa a non rovinarsi lumore, Bianca fece finta di niente.
Tornata da lavoro per cambiarsi, rabbrividì nel notare che il vestito era sparito.
«Dovè il mio vestito?» infuriata, corse in cucina, dove sul divano letto giaceva Viola.
La ignorò, presa dal telefono, e iniziò a giocare.
«Mi senti?» Bianca le si avvicinò e le strappò il telefono di mano.
«Ridammelo!» strillò Viola, e Matteo irruppe in cucina.
«Che succede?» sgranò gli occhi. «Ridaglielo!»
«Dovè il mio vestito?» Bianca strinse i denti.
«Non lho preso io,» strizzò gli occhi con aria sprezzante Viola. «Dice solo stupidaggini. Non le piaccio, ecco tutto!»
«Ridaglielo, hai sentito?» ordinò Matteo.
«Certo, come no!» Bianca sbatté il telefono a terra.
Lo schermo si ruppe, e Viola scoppiò in lacrime. Bianca uscì a testa alta.
Doveva trovare qualcosa di adatto per la serata.
Indossò il primo abito che le venne in mente e corse al bar.
Proprio lì, decise di voltare pagina e lasciare Matteo.
Bianca tornò a casa allalba. Matteo, sentendola arrivare, si svegliò.
«Che ore sono?»
«Vuoi fare luomo severo? Peccato, è troppo tardi. Ho deciso di lasciarti,» rispose lei. «Domani vi trasferite.»
«E ora mi dai la colpa?» rise lei.
«Hai rotto il telefono di Viola»
«Lei ha rubato il mio vestito!» sbottò Bianca.
«Mia figlia non ha toccato niente!» gli occhi di Matteo si riempirono di rabbia. «Te ne pentirai!»
Bianca lo guardò storto e fece un gesto di fastidio, senza voler ascoltare le sue scuse.
Per calmarsi, prese una bottiglia di vino mezzo vuota dallarmadio.
Dopo un sorso, sputò tutto e fece una smorfia.
«Cosè questa? Sapone? Dimmi un po, lhai messo tu?» rise amaramente, poi aprì il cassonetto e ammutolì. «Eccola, la mia gonna! E ora dirai che lho buttata io?»
«Cercavi una scusa per lasciarmi? Lo sapevo che lo volevi da tempo!» esplose Matteo. «Se non fossi stato io, lavresti fatto prima!»
Bianca alzò le sopracciglia, ricordando tutto.
«Ho messo una microspia. Ho sentito tutto quello che dicevi di me a tua sorella!» annunciò trionfante.
«Ecco come facevi a sapere tutto!» Bianca si prese la testa, ricordando le chiacchiere con la sorella, le amiche, i genitori. «È ora di finirla.»
Questa volta, Matteo non cercò di trattenerla. Sapeva che era la fine.

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