**Diario Personale**
Qui cè tutta la verità sulla tua fidanzata! disse mio padre con voce fredda, porgendomi una chiavetta USB.
Giorgio controllava lorologio ogni due minuti. Aveva prenotato un tavolo al “Gabbiano Bianco”, il ristorante più esclusivo di Torino. Giulia era in ritardo di dieci minuti, e questo bastava per rovinargli lumore.
La puntualità era una delle qualità che Giorgio apprezzava di più negli altri.
Sospirò, sfogliando per lennesima volta il menù, anche se sapeva già cosa avrebbe ordinato. La stanchezza accumulata e il recente dialogo con suo padre gli annebbiavano la mente. Proprio mentre stava per chiamare Giulia, la porta del ristorante si aprì.
Amore, scusami per il ritardo! La ragazza gli si avvicinò come un turbine, avvolta in un vestito celeste che le modellava la figura snella.
Si chinò e gli sfiorò le labbra con un bacio leggero. Profumava di fiori primaverili e di qualcosa di familiare che dissipò ogni sua irritazione.
Sai che odio aspettare, cercò di mantenere un tono severo, ma le labbra gli si incurvarono in un sorriso. Era impossibile arrabbiarsi con lei.
Io invece, Giulia lo guardò con malizia, adoro quando un uomo così bello mi aspetta al ristorante. Ti immagini? Bloccata al semaforo, poi una signora che attraversava la strada come una lumaca
Giorgio rise:
Lo so, avrai perso mezzora a rifarti il trucco.
Ma no! fece finta di offendersi. Solo venticinque minuti!
Lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. I capelli castani le ondeggiavano sulle spalle, gli occhi azzurri brillavano e quelle fossette le rendevano il sorriso irresistibile.
Ogni volta che la guardava, non credeva alla sua fortuna. Si erano conosciuti due anni prima, fidanzati da un anno e mezzo, promessi sposi da un anno. E ora
Brindiamo? Giorgio alzò il bicchiere di spumante.
A noi, sorrise lei. Nei suoi occhi balenò qualcosa che gli fece girare lo stomaco.
Ordinarono e chiacchierarono della giornata. Giulia, come sempre, raccontò animatamente del suo lavoro in clinica, di un bimbo che laveva fatta ridere, del primario che la definiva “linfermiera doro”.
E tu? Comè andato il progetto con tuo padre? chiese, assaggiando un boccone di salmone.
Bene, scrollò le spalle. Tutto secondo i piani, ma come al solito siamo in ritardo.
Lei annuì e, come se nulla fosse, domandò:
A proposito di tempistiche Quando fissiamo la data del matrimonio?
Giorgio si irrigidì. Eccoci di nuovo.
Giulia, ne abbiamo parlato. Appena finiamo il progetto
Sì, sì, lo so, lo interruppe. Ma sono già passati sei mesi! Non voglio aspettare ancora. Siamo promessi sposi da un anno. Perché continui a rimandare?
Non rimando. È solo che ora non è il momento giusto.
E quando lo sarà? Quando avrò cinquantanni? Voglio essere tua moglie, capisci? Non la fidanzata, non lamica tua moglie!
Adesso ho troppo lavoro
Ma dai! Come se dovessi fare chissà cosa! Basta che ti presenti allaltare!
Non è questo il punto, Giorgio cominciava a perdere la pazienza. Voglio che sia perfetto.
Anchio! esclamò lei. E sai cosa sarebbe perfetto? Un matrimonio su unisola! Ne abbiamo parlato. Ho già sfogliato cataloghi: Maldive, Bali, Seychelles scegli tu!
Ancora con questossessione per le isole! Ti interessa solo lo sfarzo? O vuoi far invidia a tutti?
Giulia allontanò il piatto bruscamente:
È così che la pensi? Credi che sto con te per i soldi? Che mi interessi solo un matrimonio da favola?
E non è così? le parole gli sfuggirono prima che potesse fermarle. Parli sempre del matrimonio, dei viaggi, di cosa vuoi vedere Mai che dici che vuoi semplicemente stare con me!
Sei insopportabile! gli occhi di Giulia si riempirono di lacrime. Voglio solo essere tua moglie! E tu inventi scuse! Se non vuoi sposarmi, dillo!
Non invento nulla! la sua voce si alzò, attirando gli sguardi degli altri clienti. Perché mi metti sempre sotto pressione?
Perché ti amo, stupido! Ma tu non capisci! O forse non ti interessa!
Lui si alzò di scatto e gettò sul tavolo qualche banconota da cento euro:
Sai cosa? Non ne parliamo adesso. Chiamami quando ti sarai calmata.
Uscì a passo svelto, ignorando lo sguardo confuso del cameriere e i singhiozzi soffocati di Giulia.
***
Giorgio sfrecciava per le strade di Torino, superando i limiti di velocità. La sua BMW nuovissima curvava con agilità. Alzò il volume della musica per soffocare i pensieri, ma non servì.
Perché con Giulia era diventato tutto così complicato? Quando si erano conosciuti, era diverso. Ricordò il loro primo incontro.
Era entrato nella clinica di suo padre per alcuni documenti. Roberto De Luca, uno dei migliori cardiologi dItalia e proprietario di una catena di centri medici privati, non separava mai lavoro e famiglia.
“Gli affari devono rimanere in famiglia,” ripeteva sempre.
Giorgio, unico figlio ed erede, fin da piccolo era stato circondato non solo dallaffetto dei genitori, ma anche da unattenzione speciale da parte di tutti.
A scuola, alluniversità, al lavoro ovunque lo trattavano diversamente.
A venticinque anni era già stanco delle ragazze che lo vedevano solo come un portafoglio. Modelle, donne in carriera, socialite tutte con la stessa maschera, nascondendo sguardi calcolatori dietro sorrisi falsi.
Poi aveva conosciuto Giulia.
Quel giorno era alla reception, intenta a compilare moduli. Una semplice divisa bianca, i capelli raccolti, niente di più. Quando lo aveva guardato e sorriso, qualcosa dentro di lui si era capovolto. Nel suo sguardo non cera falsità, solo calore e una luce speciale.
Aveva trovato un pretesto per parlarle, poi laveva invitata a prendere un caffè, poi a cena
Giulia era diversa da tutte le altre. Cresciuta in una famiglia modesta, aveva lavorato fin dai sedici anni per pagarsi gli studi. Lo aveva colpito tutto di lei: la sua autenticità, il senso dellumorismo, il fatto che non fingesse mai.
Sua madre, Elena, laveva accolta subito.
“È genuina, figliolo. Tienitela stretta,” gli aveva detto dopo il primo incontro. Da allora chiamava Giulia “mia figlia”, anche quando stavano appena iniziando a uscire.
Suo padre, invece Roberto non aveva mai criticato apertamente la ragazza, anzi, la stimava come professionista. Ma ogni volta che Giorgio parlava di progetti seri con lei, qualcosa nello sguardo paterno si incupiva.
“È una brava ragazza, Giorgio, ma non per te,” aveva detto una volta. E quella frase gli era rimasta in testa, insinuando dubbi.
Forse suo padre vedeva qualcosa che lui non capiva? Forse Giulia era come le altre, solo più brava a nasconderlo?
Questi pensieri si facevano più forti in situazioni come