Fu così che crebbe con la nonna, anche se sua madre era ancora viva.
Accadde che Alessio fu cresciuto dalla nonna, nonostante sua madre fosse in vita. Bisogna dire che sua madre era eccezionalebella e di buon cuore. Ma lavorava come cantante lirica al teatro dellopera, e per questo raramente stava a casa. A causa dei suoi frequenti viaggi, si separò persino dal marito, il padre di Alessio. Così, di lui si occupò solo la nonna.
Per quanto riusciva a ricordare, ogni volta che tornava a casa, al suo palazzo, Alessio alzava lo sguardo verso il quarto piano e, attraverso la finestra, vedeva la sagoma della sua adorata nonna che lo aspettava con impazienza. E quando lei lo accompagnava da qualche parte, salutava sempre dalla finestra, e lui rispondeva con lo stesso gesto.
Ma quando Alessio compì venticinque anni, la nonna se ne andò. Ora, tornando a casa e non vedendo più quel caro profilo alla finestra, il ragazzo si sentiva così triste e vuoto che le parole non bastavano. Persino quando sua madre era in casa, Alessio si sentiva solo. Ormai da tempo non parlavano più con sincerità, non avevano interessi in comune. Non affrontavano nemmeno i problemi quotidiani insieme, come se fossero estranei.
Passati alcuni mesi dalla morte della nonna, Alessio decise improvvisamente di trasferirsi in unaltra città. Del resto, la sua professione era molto richiestagli informatici servivano ovunque. Online trovò unazienda che offriva un ottimo stipendio e si impegnava a pagargli laffitto. Sua madre ne fu contenta. Dopotutto, suo figlio era ormai adulto e doveva cercarsi la sua strada, lontano da lei.
Di casa portò con sé solo la tazza preferita della nonna, come ricordo, e qualche vestito per iniziare. Uscì con una borsa da viaggio sulla spalla e, per lultima volta, guardò verso la finestra della cucina, ma non vide nulla. Sua madre non si avvicinò neanche per salutarlo. Un taxi lo portò in fretta alla stazione, e poco dopo si ritrovò sdraiato sulla cuccetta superiore di un vagone letto.
Lindomani, il treno arrivò in perfetto orario. Alessio trovò lufficio dove avrebbe lavorato, si registrò e si mise a cercare un appartamento tra quelli che aveva già individuato online. Mentre si muoveva per la città sconosciuta con il navigatore del telefono, notò allimprovviso un palazzo che sembrava identico a quello dove era cresciuto. Tutte quelle case popolari si assomigliavano, ma ad Alessio parve che quel palazzo avesse qualcosa di unico. Forse perché le cornici delle finestre erano dipinte dello stesso strano colore turchese.
Senza volerlo, deviò dal percorso e si avvicinò lentamente a quel palazzo. Voleva solo fermarsi un attimo e ricordare la nonna. Avvicinandosi, alzò automaticamente lo sguardo verso la finestra che avrebbe dovuto essere quella della cucina, e allimprovviso si bloccò La testa gli girò per quello che vide. Al quarto piano, dietro il vetro della cucina, cera la sagoma di sua nonna. La riconobbe allistante, e il cuore gli balzò in gola.
Alessio era una persona razionale e sapeva che era impossibile. Chiuse gli occhi, si girò e si allontanò lentamente. La ragione gli diceva che dietro quella finestra cera unaltra nonna, ma il cuore, per qualche motivo, urlava: “Fermati! È lei!” E lui obbedì al cuore. Si fermò, si voltò e alzò di nuovo lo sguardo.
La nonna era ancora lì. Alessio non resistette. Con la borsa sulla spalla, corse verso il palazzo, salì al quarto piano. E lì, proprio come a casa sua, la serratura del portone era rotta. Volò su per le scale e suonò il campanello. Ad aprirgli fu una ragazza assonnata, in vestaglia, che lo fissò con occhi confusi e domandò seccata:
“Cosa vuoi?”
“Io? Voglio la nonna.”
“La nonna?” ripeté la ragazza, sorpresa. Poi allimprovviso sorrise e gridò verso linterno: “Mamma! Cè uno qui che chiede di te!”
Mentre la madre arrivava, la ragazza osservava incuriosita quel giovane strano. Ad Alessio non girava solo la testa, ma sentiva che il cuore stava per fermarsi.
“Chi mi cerca?” apparve tra le porte una donna sulla cinquantina, anchessa in vestaglia, altrettanto assonnata.
“Mamma, non crederci,” rise la ragazza. “Ti ha chiamata nonna.”
“Aspetti,” sussurrò Alessio. “Non chiamavo lei Lì, alla vostra finestra In cucina Cera la nonna La mia Lho vista davvero.”
“Ma sei ubriaco?” sbottò la ragazza con disprezzo. “Qui non ci sono nonne! Viviamo solo io e mia madre! Capito?”
“Sì, capito Scusi Mi sono confuso” ad Alessio tutto cominciava a sfocare. Fece un passo indietro, posò la borsa per terra e, per non cadere, si appoggiò al muro. “Scusi Resterò qui un attimo e poi me ne vado”
La ragazza cominciò a chiudere la porta, ma la madre glielo impedì.
“Ehi, ragazzo,” si preoccupò la donna, “come ti senti?”
“Bene” mentì sottovoce. “Non si preoccupi”
“A me sembra che la tua pressione sia oltre i duecento. Hai la faccia di una barbabietola cotta. Su, entra.” Lo prese per mano e lo portò dentro, ordinando alla figlia: “Valentina, prendi la sua borsa, portala in casa! E portami il misuratore di pressione! Veloce!”
La figlia, con gli occhi sgranati dalla paura, obbedì.
La donna fece sedere Alessio sul divano nellingresso e, senza dire nulla, gli misurò la pressione. Poi tornò a dare ordini alla figlia, che nel frattempo fissava la scena a bocca aperta.
“Portami la mia borsa. Ho delle iniezioni lì” Poi si rivolse ad Alessio. “Per sicurezza, ti faccio una puntura e chiamiamo unambulanza.”
“No, niente ambulanza!” si spaventò lui. “Sono appena sceso dal treno Non ho ancora trovato casa”
“Ascolta mia madre!” intervenne Valentina. “Mia madre è un medico, capito?”
“Allora, non sei di qui?” chiese la donna.
Lui, invece di rispondere, annuì appena. Poi aggiunse:
“Per favore, non chiamate nessuno Domani devo andare al lavoro. È il mio primo giorno”
“Zitto!” La donna gli aveva già fatto liniezione. “Hai mai avuto crisi simili?”
“No,” sussurrò.
“Quanti anni hai?”
“Venticinque”
“Problemi di cuore?”
“Vi assicuro, sono sano”
“Sano, dici? E allora perché hai la pressione alle stelle? Centottanta su cento non è uno scherzo”
“Forse per lemozione.”
“Che emozione?”
“Vi ho detto Ho visto mia nonna alla vostra finestra. Era lì, in cucina, e mi guardava”
“Tua nonna?”
“Sì. Ma è morta. Due mesi fa. Nel vostro palazzo non ci sono nonne?”
“Che strano che sei” sorrise Valentina. “Te lho già detto, viviamo solo io e mamma. Ma se vuoi tranquillizzarti, vado in cucina a controllare.”
Valentina andò in cucina e






