Elena, a 47 anni, ha deciso di adottare. Non un bambino. Non un cane. Nemmeno un gatto.

**12 Ottobre**

Elisa aveva 47 anni quando decise di adottare. Non un bambino. Non un cane. Nemmeno un gatto.
Quello che adottò… fu il silenzio.

Viveva sola in un piccolo appartamento a Firenze, circondata da piante, libri sottolineati e tazze che collezionava senza sapere perché. Aveva passato la vita a rimandare tutto: lamore, i viaggi, i figli. Cera sempre qualcosa di più urgente. Finché un giorno si fermò e capì che non le restava più niente di urgente.
Niente.

Un martedì qualunque, scese al cassonetto e lo sentì.
Un miagolio.
Debole.
Insistente.
Spezzato.

Cercò con lo sguardo. Niente.
Poi sollevò il coperchio di un bidone.
E lo vide.

Un gattino sporco, con la coda rotta e gli occhi pieni di secrezioni. A malapena respirava.
Non ci pensò due volte. Lo avvolse nella sua sciarpa e lo portò su.
Lo lavò. Lo asciugò. Gli parlò.
«Non so se ce la farai, piccolino… ma almeno non morirai solo.»

Passò la notte sveglia. Lui, raggomitolato sul suo petto.
Lei, stringendolo come se dovesse trattenere qualcosa di più di un gatto.

Contro ogni previsione, il gattino sopravvisse.
E non solo.
Ricominciò a camminare.
A mangiare.
A fare le fusa.

Ogni volta che Elisa tornava dal lavoro, lui correva alla porta.
Anche senza coda.
Anche zoppicando.

Lo chiamarono Remo.
Perché remare è difficile quando tutto sembra andare contro.

I mesi passarono.
E con il gatto, arrivò labitudine.
La routine.
Il calore.

Elisa ricominciò a ridere.
A dormire con il corpo rilassato.
A parlare ad alta voce, sapendo che qualcuno lascoltava… anche senza rispondere.

Una domenica pomeriggio, mentre Remo dormiva sulle sue gambe, la sua amica Giulia le chiese:
«Ti rendi conto che non sei stata tu a salvarlo?»
Elisa alzò lo sguardo.
«Cosa intendi?»
«Quel gatto è arrivato quando ne avevi più bisogno. Quando stavi iniziando a scomparire. È stato il tuo promemoria.»

Elisa abbassò gli occhi.
Remo era lì, con la pancia esposta, il musetto umido, il corpicino attaccato al suo come se fossero una cosa sola.
E allora capì.

Non laveva adottato lei.
Lui aveva scelto lei.

Non tutte le adozioni hanno moduli da compilare.
Alcune hanno solo bisogno di una coincidenza, una ferita e un cuore disposto ad amare ciò che è ancora rotto.

Da allora, ogni volta che qualcuno le chiedeva perché non si fosse sposata, avuto figli o fatto una famiglia «come si aspettano», Elisa rispondeva:
«Non tutti adottiamo bambini. Alcuni di noi adottano anime.»
E a volte… quelle anime miagolano.

«Ci sono esseri che arrivano senza essere chiamati, ma restano come fossero promesse.»

**Lezione:** Le cose più preziose spesso ci trovano quando smettiamo di cercarle. Basta avere il cuore pronto ad accoglierle.

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Elena, a 47 anni, ha deciso di adottare. Non un bambino. Non un cane. Nemmeno un gatto.