Elena lavava i piatti dopo colazione quando la suocera Raisa chiamò. Il piccolo Artemio, di sei mesi, dormiva tranquillo nella carrozzina sul balcone ed era il momento perfetto per una chiacchierata.

Elena stava lavando i piatti dopo colazione quando suonò il telefono. Era la suocera, Rosa. Il piccolo Matteo, di sei mesi, dormiva tranquillo nella carrozzina sul balcone, così potevano parlare senza problemi.

“Elena, cara, ho una richiesta da farti,” iniziò la donna con voce calma. “Ho una gran voglia di vedere il nipotino. Potrei venire da voi?”

Elena non sospettò alcun inganno. Rosa viveva nellOvest del Paese e si vedevano raramente. Dopo la nascita di Matteo, si erano sentite solo al telefono.

“Certo, Rosa, venga pure. Matteo cresce così in fretta, deve assolutamente vederlo.”

“Per quanto posso fermarmi? Una settimana, magari?”

“Sì, va bene,” concesse la nuora con generosità. “Il divano in salotto si trasforma in letto, è comodo.”

La suocera si animò di gioia:

“Grazie, cara. Allora parto tra qualche giorno. Ho già comprato il biglietto, per sicurezza.”

Elena sorrise. Dopo la chiamata, informò il marito, Vittorio, della visita imminente.

“Bene, che venga,” acconsentì lui. “È tanto che non vedo mia madre.”

Tre giorni dopo, Elena ricevette un messaggio da Rosa:

“Arrivo stasera, non serve venirmi a prendere, prenderò un taxi.”

La nuora preparò il divano-letto, fece la spesa con più del solito e comprò persino una torta.

Rosa arrivò quella sera con due grandi borse e un sorriso largo. Ma dietro di lei, nel corridoio, si intravedeva la figura di un uomo.

“Elena, ti presento,” disse allegramente la suocera. “Questo è Walter, un mio amico. Anche lui doveva venire a Milano per affari, così abbiamo deciso di viaggiare insieme e conoscerci meglio.”

Elena fissò confusa luomo sulla sessantina, dai capelli grigi, con un vestito logoro e una valigia consunta in mano.

“Buonasera,” borbottò.

“Molto piacere,” rispose Walter, porgendole la mano. “Rosa mi ha parlato tanto di voi.”

Elena li accompagnò in salotto, cercando di capire cosa stesse succedendo.

Sussurrò alla suocera:

“Rosa, ma dove dormirà Walter? Non mi aveva avvertito che non sarebbe venuta da sola.”

“E che cè di male?” si stupì Rosa. “Il divano è grande, ci stiamo. Walter non è esigente.”

Elena rimase ferma in mezzo al salotto, cercando di digerire la situazione. Lappartamento di due stanze che affittavano con Vittorio era pensato per una famiglia di tre persone. E ora, allimprovviso, erano in cinque.

“Rosa, ma ho preparato tutto per una persona sola. Abbiamo un bambino piccolo, lo spazio è già poco.”

La suocera stava già aprendo la valigia:

“Elena, non preoccuparti. Siamo persone semplici, non occupiamo molto spazio. Vero, Walter?”

Luomo annuì, osservando lappartamento con interesse:

“Bel posto. Quartiere decente, mezzi pubblici vicini. Per cercare lavoro, perfetto.”

“Per cercare lavoro?” ripeté Elena.

“Sì, ho deciso di stabilirmi a Milano,” spiegò Walter. “Nel mio paesino non cè futuro, qui invece posso provare a trovare qualcosa.”

Elena sentì la testa girare. Quindi non era venuto solo per qualche giorno.

“Quanto pensate di restare?”

“Be, dipende,” rispose Rosa con noncuranza. “Walter ha bisogno di tempo per sistemarsi.”

Elena, senza mostrare il proprio turbamento, andò in cucina a preparare la cena. Proprio allora Vittorio rientrò dal lavoro.

“Ciao, come va? È arrivata mia madre?”

“È arrivata. E non da sola.”

Luomo si fermò:

“Come sarebbe?”

“È venuta con un amico. Vai a conoscere Walter.”

Vittorio entrò in salotto, dove Rosa mostrava al suo compagno le foto di famiglia sul telefono.

“Mamma, non mi avevi detto che saresti venuta con un ospite.”

“Vittorio, figlio mio,” esclamò la donna raggiante. “Finalmente vi conoscete. Walter, questo è mio figlio.”

I due uomini si strinsero la mano. Walter sorrise cordiale:

“Rosa mi ha parlato molto di voi. Avete una bella famiglia.”

“Grazie,” rispose secco Vittorio. “Mamma, possiamo parlare?”

Uscirono in cucina. Elena fingeva di essere occupata con la cena, ma ascoltava ogni parola.

“Mamma, sei impazzita? Portare uno sconosciuto a casa nostra?”

“Vittorio, non alzare la voce. Walter è una brava persona, siamo amici da sei mesi.”

“Amicizie pure, ma non qui!”

Rosa si offese:

“Ecco come va a finire. La madre è solo un disturbo. E io che credevo fossi felice.”

Vittorio sospirò:

“Mamma, non è questione di te. Ma dovevi avvisare. Abbiamo un bambino, abbiamo i nostri ritmi.”

“Saremo tranquilli,” promise la suocera. “E non per molto. Walter ha solo bisogno di un po di tempo per ambientarsi.”

Alla fine Vittorio cedette. Sarebbe stato scortese cacciare sua madre e il suo accompagnatore, e anche Elena evitò di insistere.

I primi giorni passarono senza troppi problemi. Rosa si dedicò al nipotino, mentre Walter cercava lavoro sui giornali. Ma presto iniziarono le difficoltà.

La mattina cera la fila per il bagno. Walter ci metteva uneternità a farsi la barba. Rosa preparava la colazione per tutti senza chiedere cosa volessero. La sera, gli ospiti guardavano la tv in salotto, costringendo la famiglia a rifugiarsi in camera da letto.

“Elena, avete un portatile?” chiese Walter a cena. “Devo inviare il mio curriculum.”

“Ce labbiamo, ma lo usiamo per lavoro.”

“Mi servirà solo un attimo. È per una cosa importante.”

Luomo si sistemò al computer in salotto e vi passò buona parte della giornata. Chiamava i datori di lavoro, e lo faceva a voce alta.

“Sì, ho molta esperienza. A Bergamo ero vicecaporeparto. Letà? Sono ancora un ottimo lavoratore.”

Matteo si svegliava per il rumore e piangeva. Elena lo cullava per calmarlo, mentre Walter continuava le sue trattative.

“Scusate, è mio nipote che piange. È ancora piccolo, capite.”

Rosa cercava di aiutare con il bambino, ma i suoi metodi erano diversi da quelli di Elena:

“Elena, perché lo prendi in braccio subito? Lascialo piangere, fa bene ai polmoni.”

“Rosa, ha fame.”

“Impossibile, ha mangiato unora fa. Devono essere i dentini.”

Elena taceva, evitando di discutere.

Dopo una settimana, la pazienza cominciò a esaurirsi. Walter non aveva trovato lavoro, ma non si arrendeva. Rosa si era sistemata e si comportava come se fosse a casa sua.

“Elena, perché il frigo è così vuoto?” chiese, sbirciando dentro. “Dovremmo fare una spesa decente.”

“Compriamo quello che ci serve,” rispose la nuora.

“Dovremmo mangiare cose più sostanziose, non yogurt e formaggini. Walter ha bisogno di nutrirsi bene, sta cercando lavoro.”

Elena si stupì dellaudacia della suocera, ma continuò a tacere. Il bilancio familiare era già teso, e gli ospiti erano andati a fare la spesa solo una volta in tutto il tempo.

E poi cerano le telefonate di Walter agli amici:

“Giorgio, ciao. Sono a Milano ora. Sto dal figlio di unamica. Appart

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Elena lavava i piatti dopo colazione quando la suocera Raisa chiamò. Il piccolo Artemio, di sei mesi, dormiva tranquillo nella carrozzina sul balcone ed era il momento perfetto per una chiacchierata.