Era l’alternativa dimenticata

“Era la seconda scelta”

— *Arianna! Ma che stai facendo?!* — gridò la donna al telefono, la voce rotta dall’indignazione. — *Lo sai che è il mio matrimonio! Il mio! Ho aspettato questo giorno per un anno e mezzo!*

— *Amore mio, tesoro, cerca di capire!* — rispose la voce calma dell’amica. — *Marco mi ha chiamato lui ieri sera. Di sua iniziativa! Dovevo forse dirgli di no? Ci siamo frequentati all’università, lo sai bene!*

Arianna cadde sul divano, il telefono le tremava tra le mani.

— *Ma il matrimonio è sabato! L’abito è già pronto, gli invitati confermati, il ristorante prenotato! Arianna, come hai potuto?*

— *E cosa potevo fare? Mi ha detto di aver capito il suo errore. Che ama me, non te. Scusami, tesoro, ma il cuore non si comanda…*

Arianna scaraventò il telefono sul divano e scoppiò in lacrime. Fuori, la pioggia leggera di ottobre bagnava i vetri. Sulla tavola, la cartella con i documenti per il comune. Nell’armadio, l’abito bianco che aveva scelto con le lacrime agli occhi di gioia.

La mamma entrò nella stanza, sentendo il pianto, si sedette accanto a lei e le cinse le spalle.

— *Che succede, piccola mia?*

— *Marco… Marco sposa Arianna* — singhiozzò. — *Domani depositano i documenti in comune. E il nostro matrimonio era tra una settimana!*

Maria Grazia scosse la testa e strinse più forte la figlia.

— *Allora non era destino, amore mio. Non era l’uomo giusto per te. Meglio scoprirlo ora che vivere una vita di sofferenza.*

— *Ma perché, mamma? Perché sono sempre la seconda scelta?* — sussurrò Arianna. — *Alle superiori, Luca stava con me finché non è arrivata quella nuova. All’università, Matteo mi ha corteggiata per mesi e poi è scappato con una compagna di corso. Ora Marco…*

La mamma le accarezzava i capelli in silenzio. Ricordava l’emozione di Arianna mentre preparava il matrimonio, la luce nei suoi occhi quando aveva provato l’abito. Marco non le era mai piaciuto del tutto — c’era qualcosa in lui che la metteva a disagio. Troppo elegante, troppo sicuro di sé, con le parole sempre perfette. Ma gli occhi… gli occhi erano vuoti.

— *Mamma, e adesso cosa faccio? Come faccio a guardare la gente in faccia? Tutti sapevano del matrimonio! La zia Laura ha già comprato i biglietti da Firenze, lo zio Giovanni ha preso ferie…*

— *E che si fa? Si va avanti. Sei giovane, sei bella, sei intelligente. Troverai l’uomo giusto, quello vero.*

Arianna alzò gli occhi lucidi verso la madre.

— *E se non lo trovo? Ho ventisette anni, mamma. Tutte le amiche sono sposate, hanno figli. Io invece corro dietro a storie inutili, sperando ogni volta…*

— *Lo troverai* — disse fermamente la mamma. — *Sicuro.*

Ma non le disse la verità: che anche lei aveva vissuto la stessa storia. Che era stata la seconda scelta, finché non aveva incontrato il padre di Arianna. Lui era un operaio, non un aitante imprenditore, non un ricco, ma l’aveva amata davvero, fino all’ultimo giorno.

Il campanello la interruppe. Arianna trasalì — e se fosse Marco? Se avesse cambiato idea?

Sulla soglia c’era la vicina, zia Luisa, con un barattolo di marmellata in mano.

— *Arianna, piccola! Ho sentito… Non ti abbattere così! Quell’uomo non valeva niente, quel tuo Marco. L’avevo capito subito. Occhi sfuggenti, mani sudate. Non è un vero uomo.*

— *Zia Luisa, per favore* — sospirò Arianna.

— *No, è bene dirlo! Sei una ragazza splendida, lavoratrice, di buon cuore. Oggi è raro. Lui è stato uno stupido. Senti, ho un nipote, Luca. Divorziato, è vero, ma un brav’uomo. Lavora in fabbrica, non beve, adora i bambini. Posso presentarveli?*

Arianna scosse la testa.

— *No, zia. Non è il momento.*

— *Pensaci. Io glielo dirò comunque.*

Dopo che la vicina se ne fu andata, Arianna rimase a guardare la pioggia. Perché? Perché era sempre un porto sicuro, finché gli uomini non trovavano di meglio?

Alle superiori si era innamorata perdutamente di Luca Rossi. Capitano della squadra di calcio, tutte lo desideravano. Lui aveva scelto lei — timida, modesta Arianna. Per sei mesi fu felice. Lui le regalava bigliettini fatti a mano, l’accompagnava a casa, l’aveva presentata ai genitori.

Poi arrivò Claudia, trasferita da Milano. Brillante, alla moda, con gli occhi truccati e i jeans attillati. Luca la vide e in una settimana lasciò Arianna.

— *Non prendertela* — aveva detto, evitando il suo sguardo. — *Siamo giovani, è troppo presto per legarsi. Sei fantastica, troverai di meglio.*

Arianna aveva pianto per settimane, giurando di non amare mai più nessuno. Ma i giuramenti, si sa, sono fatti per essere rotti.

All’università, conobbe Matteo — bello, intelligente, ambizioso. Studiava medicina con voti eccellenti. Arianna, infermiera, lo vedeva spesso in biblioteca. Un giorno le chiese aiuto per un libro e iniziarono a parlare.

Matteo era affascinante, sognava di salvare vite. Per tre mesi la fece sentire speciale. Poi scoprì che aveva una ragazza in un’altra città.

— *Vedi, Arianna* — aveva spiegato, senza guardarla. — *Io e Sofia ci conosciamo da sempre. Le nostre famiglie… Con te è stato solo un bel momento, niente di più.*

*Niente di più.* Quelle parole le bruciavano ancora.

Marco era apparso un anno e mezzo prima, al compleanno di un’amica in comune. Alto, affascinante, manager in un’azienda importante. Corteggiamenti da favola — regali, ristoranti, promesse.

— *Arianna, tu sei la donna con cui voglio passare la vita* — le aveva detto. — *Sei dolce, comprensiva, una vera donna di casa. Con me sarai felice.*

E lei aveva creduto. Credeva di aver finalmente trovato l’uomo giusto. Avevano scelto casa, sognato i figli, pianificato la luna di miele. Marco l’aveva presentata ai suoi, che sembravano approvarla.

Poi era riapparso Arianna, la sua ex compagna di corso — bella, di successo, tornata da una trasferta a New York.

All’inizio, Marco ne parlava distrattamente. Poi iniziò a lavorare fino a tardi, a chiamare meno. Fino a quella sera in cui, tornato a casa, le aveva detto:

— *Arianna, sei meravigliosa… ma siamo troppo diversi. Tu sei tranquilla, casalinga. Io ho bisogno di una donna più… ambiziosa.*

— *Arianna, insomma?*

Marco era arrossito.

— *Come lo sai?*

— *Mi ha chiamato lei oggi. Per dirmi che “finalmente sei libera”.*

— *Mi dispiace. Non volevo che lo scoprissi così.*

Se n’era andato, promettendo di ripagarla del ristorante. Come se potesse compensare il dolore.

Arianna si guardò allo specchio. NormaleE proprio in quel momento, mentre asciugava le lacrime, sentì il profumo di caffè appena fatto e vide il sorriso sincero di Luca, il nipote della zia Luisa, che la guardava dalla porta della cucina con in mano due tazze fumanti, come se da sempre avesse saputo che lei non era mai stata una seconda scelta, ma la donna che cercava da una vita.

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