Eredità negata a me: ora smetto di visitarla e lei si stupisce

In un paesino vicino a Verona, dove i vecchi uliveti custodiscono memorie d’altri tempi, la mia vita a 52 anni è offuscata da un tradimento che non riesco a perdonare. Mi chiamo Giulia, e mia madre, Anna Maria, con la sua decisione sull’eredità, mi ha spezzato il cuore. Ha lasciato tutto a mio fratello, e ora si chiede perché non vado più a trovarla, né la aiuto. Il suo stupore è sale sulla ferita, e il mio dolore è il prezzo di anni di dedizione che lei non ha mai apprezzato.

**La famiglia per cui ho vissuto**

Ero la figlia maggiore. Mamma ci ha cresciuti, me e mio fratello Marco, da sola dopo che papà se n’è andato quando avevo dieci anni. Sono diventata adulta troppo presto: cucinavo, pulivo, badavo a Marco mentre lei lavorava in due posti. Diceva sempre: «Giulia, sei la mia roccia». Ne ero orgogliosa, ho rinunciato ai miei sogni per la famiglia. Marco, invece, è cresciuto spensierato – il suo «bambinone» coccolato.

Mi sono sposata, ho avuto due figli, ma non ho mai dimenticato mamma. Quando stava male, la portavo dal dottore, compravo le medicine, passavo da lei ogni settimana con la spesa. Marco, che vive nello stesso paesino, si faceva vivo raramente. Sposato, con un figlio, le sue visite erano più che altro per farsi vedere. Non lo giudicavo – pensavo fosse normale: io, la maggiore, dovevo fare di più. Ma la sua decisione sull’eredità ha cambiato tutto.

**Il colpo che non mi aspettavo**

Un anno fa, mamma mi ha detto di aver lasciato casa, terreno e risparmi a Marco. «Lui è un uomo, deve crescere suo figlio, tu, Giulia, te la cavi da sola», ha detto. Sono rimasta senza parole. La casa che avevo aiutato a ristrutturare, l’orto che zappavo, i soldi che le avevo pure dato io – tutto a Marco. A me, nulla, neanche un simbolo. Le sue parole sono state uno schiaffo: la mia vita, le mie cure, i miei sacrifici non contavano.

Ho provato a parlarle, a spiegare quanto mi facesse male. «Mamma, ho fatto tutto per te, perché?» Ha scosso la mano: «Non fare la tirchia, Giulia, tu hai marito e figli, Marco è il mio maschio». La sua indifferenza ha ucciso qualcosa in me. Marco, saputo dell’eredità, ha solo alzato le spalle: «Mamma sa quello che fa». Non ha proposto di dividere, non mi ha ringraziato per gli anni in cui ho fatto tutto da sola. Il loro accordo – mamma e lui – è stato un tradimento che non posso dimenticare.

**Il mio dolore e la rottura**

Da allora, ho smesso di andare da mamma. Non telefono, non le porto la spesa, non le chiedo come sta. I miei figli, Sofia e Luca, domandano: «Mamma, che succede con la nonna?» Non so come spiegare che la nonna ha scelto lo zio, non me. Mio marito, Paolo, mi sostiene: «Giulia, non devi sopportare». Ma dentro sono lacerata. A 52 anni sono stanca – del lavoro, delle preoccupazioni, della vita. Anch’io ho bisogno di sostegno, ma mamma non lo vede.

Lei chiama, si lamenta con le amiche: «Giulia mi ha abbandonata dopo tutto quello che ho fatto». «Ingrata» – e i pettegolezzi mi raggiungono. Io? Le ho dato 30 anni della mia vita, lei ha dato tutto a Marco, che passava una volta al mese. Il suo stupore è una beffa. Non sono avida, non mi serve la sua casa. Voglio giustizia, riconoscimento, amore, che non ho avuto.

**L’ultima goccia**

Poco fa, Marco è venuto da me. «Mamma sta male, vai tu», ha detto. Gli ho risposto: «E tu perché non ci vai? Ora l’eredità è tua». Ha borbottato qualcosa sugli impegni e se n’è andato. In quel momento ho capito: nulla cambierà. Loro credono che io debba servirli, anche dopo avermi respinta. Non ci andrò più. Che sia Marco, con la casa e i soldi, a occuparsene.

Mi sento in colpa – mamma invecchia, fa fatica. Ma non posso tradirmi. La sua scelta non è solo denaro o casa: è la prova che per lei non contavo. Non posso fingere che vada tutto bene, con il cuore a pezzi. I miei figli, mio marito – ecco la mia famiglia. Vivrò per loro, non per chi non mi ha mai valorizzata.

**Il mio grido di giustizia**

Questa storia è il mio diritto di essere ascoltata. Anna Maria forse non voleva ferirmi, ma la sua scelta ha distrutto tutto. Marco forse non capisce, ma la sua indifferenza fa male uguale. A 52 anni, voglio vivere per me, per chi mi ama. Che mamma si stupisca, che nel paese si sparlino, ma io non tornerò. Sono Giulia, e scelgo la mia dignità, anche se significa perdere una madre.

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