«Vai via da casa mia subito! Non ne posso più di mia sorella e dei suoi figli!»
«Ginevra, esci dal mio appartamento, e subito!» ecco, non resisto più a mia sorella e ai suoi bambini.
In un paesino vicino a Verona, dove le voci del mercato mattutino si mescolano al profumo delle brioche appena sfornate, la mia vita a 40 anni è diventata un vero circo per colpa di mia sorella. Mi chiamo Carla, vivo da sola in un bilocale che ho faticosamente ripagato dopo il divorzio. Ma Ginevra, la mia sorella minore, i suoi tre maschietti e la sua irresponsabilità hanno avuto la meglio sulla mia pazienza. Ieri le ho urlato dalla porta: «Sparisci da casa mia, immediatamente!» e ora mi chiedo se ho fatto bene. Ma davvero, non ce la facevo più.
**La sorella che era così vicina**
Ginevra ha cinque anni meno di me. Siamo sempre state unite, nonostante i nostri caratteri opposti. Io, organizzata, lavoratrice, mi sono sempre caricata di tutto. Lei, spensierata, sempre alla ricerca di una «vita migliore». I suoi tre figli hanno tre padri diversi: Matteo ha 12 anni, Luca 8 e Tommaso 5. Abita in una stanza minuscola, sopravvive con lavoretti saltuari, e io lho sempre aiutata con soldi, spesa, vestiti per i bambini. Quando mi ha chiesto di stare da me «due settimane al massimo», non ho saputo dire di no. Sono già tre mesi.
Il mio appartamento è il mio rifugio. Dopo il divorzio, ci ho investito tutto: la ristrutturazione, i mobili, il comfort. Lavoro come receptionist in un hotel, e la mia vita è ordine e stabilità. Ma da quando Ginevra e la sua marmaglia sono arrivate, casa mia è diventata un campo di battaglia. I suoi piccoli demoni corrono per i corridoi, urlano, rompono tutto, scarabocchiano sui muri. Ginevra, invece di educarli, scorre il telefono o «deve fare delle cose», lasciandomeli in mano.
**Il caos che ha distrutto il mio paradiso**
Dal primo giorno, ho capito lerrore. Matteo, il maggiore, mi risponde male, Luca ha disegnato sui muri, Tommaso spalma la pasta ovunque. Non ascoltano né Ginevra né me come se fossero abituati a essere sballottati da un uomo allaltro, e il mio appartamento fosse solo una tappa. Ginevra non pulisce mai, non cucina, non aiuta. «Carla, sei sola, che ti costa», dice lei. Io, però, soffoco per la sua faccia tosta.
Casa mia sembra una bettola. Piatti sporchi nel lavandino, giocattoli ovunque, macchie di cioccolato sul divano. Torno dal lavoro e, invece di riposarmi, passo lo straccio, preparo da mangiare per cinque, cerco di calmare i marmocchi. Ginevra, intanto, dorme o chiacchiera al telefono. Quando le chiedo di sistemare, fa gli occhi al cielo: «Oh, Carla, non ricominciare, sono stanca.» Stanca di cosa? Di vivere alle mie spalle?
**La goccia che ha fatto traboccare il vaso**
Ieri, tornando a casa, non riconoscevo più il mio salotto. I suoi figli correvano dappertutto, uno di loro quasi mi ha buttato giù. In cucina, una montagna di piatti sporchi, in salotto, succo versato sul tappeto. Ginevra era sdraiata sul divano, col telefono in mano. Ho perso le staffe: «Ginevra, vattene da casa mia, subito!» Mi ha guardata come se fossi pazza: «Ma sei seria? Dove vado con i bambini?» Le ho risposto che non era un mio problema, ma dentro tremavo. I suoi figli, immobili, ci guardavano, e mi è venuta pena. Ma non posso più.
Le ho dato una settimana per trovare un posto. Si è messa a piangere, dicendo che sono crudele, che abbandono mia sorella. Ma dovera la sua gratitudine quando rovinava casa mia? Le mie amiche mi dicono: «Carla, hai ragione, smetti di mantenerli.» Mia madre, invece, mi chiama supplicando: «Non metterla in strada, ha dei bambini.» E io? Non merito un po di pace?
**Paura e decisione**
Ho paura di essere stata troppo dura. Ginevra e i suoi figli sono davvero nei guai, e mi sento in colpa, soprattutto per i nipoti. Ma non posso sacrificarmi per la sua incoscienza. Casa mia è tutto ciò che ho, e non voglio che diventi la discarica del suo disastro. Le ho offerto di aiutarla a cercare un alloggio, ma ha rifiutato: «Vuoi solo liberarti di noi.» Forse sì. E allora?
Non so come andrà questa settimana. Mia madre mi perdonerà? Ginevra capirà che è stata lei a provocare tutto? O sarò io «la sorella cattiva» che ha cacciato la sua famiglia? Ma una cosa è certa: ne ho abbastanza di essere la loro salvatrice. A 40 anni, voglio vivere nella mia casa, in ordine, respirare liberamente, senza che nessuno calpesti i miei limiti.
**Il mio grido per la libertà**
Questa storia è il mio diritto a una vita mia. Ginevra forse ama i suoi figli, ma la sua irresponsabilità rovina il mio equilibrio. I suoi bambini non hanno colpe, ma non posso fare da madre a nessuno. A 40 anni, rivoglio il mio appartamento, la mia tranquillità, la mia dignità. Sarà una scelta dolorosa, ma non mi arrenderò. Sono Carla, e scelgo me stessa anche se spezzerò il cuore di mia sorella.