Vivo in una piccola città vicino a Milano, dove i cortili sono pieni di fiori, e a sessant’anni la mia vita è diventata un ciclo infinito di cucina e pulizie. Mi chiamo Maria Rossi, sono vedova e abito da sola in un modesto appartamento. Mia figlia Lucia, con i suoi tre bambini, viene da me ogni giorno per pranzo, e se all’inizio ero felice di vederli, ora mi sento la loro mensa gratuita. Sono stanca, e il loro appetito e il caos che lasciano mi portano alla disperazione. Come posso mettere dei limiti senza offendere mia figlia e i miei nipotini?
Lucia, che un tempo era la mia gioia
Lucia ha 32 anni, è sposata con Marco, e insieme hanno tre figli: Sofia di 10 anni, Matteo di 7 e Giulia di 4. Vivono in un appartamento in affitto vicino a casa mia, e la loro vita non è facile. Marco fa il camionista, Lucia è in maternità, e spesso non hanno abbastanza soldi. Quando ha iniziato a portare i bambini da me a pranzo, ero contenta: cucinare un buon risotto non è un problema, e vedere i nipoti è una gioia. “Mamma, fai tutto così buono, i bambini adorano la tua pasta al pomodoro”, diceva, e mi scioglievo.
Le mie giornate iniziavano sempre in cucina: preparavo il pranzo, facevo la spesa con la mia pensione, e pensavo fosse solo una fase passeggera. Ma i pranzi sono diventati quotidiani, e ora mi accorgo che Lucia e i bambini non si limitano a mangiare—pretendono, lasciano il disordine e portano via cibo a casa. Il mio appartamento si è trasformato nella loro trattoria personale, e io nella cuoca sfruttata che nessuno ringrazia.
I bambini che hanno invaso la mia pace
Ogni giorno, verso mezzogiorno, Lucia arriva con i bambini. Sofia vuole il salame, Matteo chiede i biscotti, Giulia cerca le caramelle. Non sono tirchia, ma le mie scorte svaniscono più in fretta di quanto riesca a rifornirle. I bimbi corrono per casa, gridano, sparpagliano giochi e sporcano il tavolo. Lucia non pulisce mai, non lava i piatti, non offre nemmeno un aiuto. “Mamma, tanto a te piace cucinare”, dice, e io taccio, anche se dentro ribolle tutto.
Ultimamente ho notato che Lucia porta via il cibo anche per Marco. “Mamma, posso prendere le polpette? A Marco piacciono tanto”, dice, e io annuisco, ma il cuore mi si stringe. La mia pensione se ne va tutta per sfamarli, mentre io mi accontento di pane e caffè. Ieri Sofia ha rovesciato il succo sul mio tappeto, Matteo ha rotto lo sportello dell’armadio, e Lucia ha solo riso: “Eh, sono bambini!”. Non ce l’ho fatta e le ho detto: “Lucia, questa è casa mia, non un parco giochi”. Lei si è offesa: “Ma che, ti dispiace dare da mangiare ai tuoi nipoti?”.
Il dolore e il senso di colpa
Amo Lucia e i bambini, ma le loro visite quotidiane mi sfiancano. A sessant’anni voglio riposare, leggere, andare a trovare gli amici, non passare la vita ai fornelli. La mia amica Carla mi dice: “Maria, ti stanno usando, digli di venire meno spesso”. Ma come faccio, se Lucia si offende subito? Ho paura che smetta di portare i bambini e li perda. Marco, suo marito, non mi saluta neanche, come se fossi obbligata a nutrirli.
Ho provato a farle capire che è troppo per me. “Forse potreste cucinare anche a casa vostra qualche volta?”, le ho detto. Lei ha risposto: “Mamma, non abbiamo i soldi, i bambini hanno fame”. Le sue parole sono una pugnalata, ma poi la vedo comprarsi vestiti nuovi mentre io risparmio su tutto. Davvero devo sacrificarmi per la loro comodità? I miei nipoti sono la mia gioia, ma il loro caos e l’indifferenza di Lucia mi fanno sentire estranea in casa mia.
Cosa posso fare?
Non so come uscire da questa trappola. Dire a Lucia di venire meno spesso? Ma temo che mi accusi di essere avara. Offrirle soldi al posto del cibo? La mia pensione è già ai minimi. O tacere e continuare a cucinare finché non crollo? Voglio vedere i nipoti, ma non tutti i giorni, non a costo della mia salute. A sessant’anni merito un po’ di pace, ma mi sento in colpa a pensarlo.
I vicini bisbigliano: “Maria, tua figlia ne approfitta”. Le loro parole feriscono, ma so che hanno ragione. Voglio trovare un equilibrio per proteggermi senza perdere la mia famiglia. Come posso dire a Lucia che non sono la loro cuoca, senza offenderla? Come insegnarle a rispettare i miei spazi, senza allontanare i bambini?
Il mio grido di libertà
Questa storia è il mio grido per avere diritto alla mia vita. Lucia forse non vede quanto le sue visite mi consumino. I bambini sono solo piccoli, ma il loro caos sta distruggendo la mia casa. Voglio che il mio appartamento torni a essere il mio rifugio, che possa respirare, che i nipoti vengano in visita, non a mangiare. A sessant’anni merito riposo, non il ruolo di cuoca gratis.
Io sono Maria Rossi, e troverò il modo di riprendermi la mia pace, anche se dovessi dire la verità a mia figlia. Sarà doloroso, ma non voglio più essere la loro mensa.