Figlia di genitori benestanti

Figlia di genitori ricchi

Molti invidiavano Chiara. Dicevano che era nata con il cucchiaio d’oro in bocca. Suo padre era un grande imprenditore, mentre sua madre era la figlia di genitori facoltosi.

Vivevano in un elegante villaggio residenziale, ma in città avevano anche un grande e accogliente appartamento. A scuola, Chiara veniva accompagnata dall’autista privato di famiglia. Studiava in una scuola privata e, anche secondo gli standard di quell’istituto, la sua famiglia era molto benestante.

La ragazza era sempre vestita con abiti firmati e andavano in vacanza non meno di tre volte l’anno. Sembrava una vita da favola.

Ma per Chiara non era una favola, bensì un film dell’orrore. Avrebbe scambiato volentieri la sua vita con quella di qualsiasi bambino di una famiglia povera ma felice.

I genitori di Chiara non solo non si amavano, ma si odiavano a vicenda. Tuttavia, non potevano separarsi poiché il loro legame era il business familiare.

Il padre tradiva quasi apertamente la moglie, e Chiara aveva visto più volte le sue amanti.

La madre beveva. Moltissimo. L’unica differenza con gli altri alcolizzati stava nel fatto che beveva alcolici di lusso, accompagnati da frutti di mare e frutta esotica. Per il resto, era come qualsiasi altro alcolizzato. Iniziava la giornata con un bicchiere di vino e, alla sera, aveva già consumato almeno due bottiglie.

Nessuno si interessava realmente a Chiara. Se aveva problemi o domande, il padre semplicemente le dava del denaro, pronunciando la solita frase: “Non ho tempo di ascoltarti”.

La madre, quasi sempre ubriaca, non era decisamente un riferimento per Chiara; avvicinarsi a lei significava ascoltare lamentele sulla sua vita o assistere a qualche discorso sconnesso.

Dopo scuola, Chiara si chiudeva nella sua stanza, sognando il giorno in cui sarebbe stata libera da quell’inferno. Neanche le feste o le passeggiate con gli amici la entusiasmavano, perché sapeva che, se le fosse successo qualcosa, nessuno se ne sarebbe accorto subito.

Naturalmente, Chiara fu ammessa nella migliore università della città. Quando raccontò al padre di voler vivere da sola, lui acconsentì. Promise di mandarle un agente immobiliare per cercare un appartamento.

Chiara si sentì sollevata. Finalmente non avrebbe più ascoltato litigi, né avrebbe dovuto tollerare la madre ubriaca o sentire il padre parlare con le sue amanti. Ma le cose non andarono come previsto.

Prima di acquistare un appartamento per la figlia, suo padre volle parlarle.

– Quando finirai l’università, inizierò a formarti per il business di famiglia. Dovrai gestirlo insieme a me.

Chiara non aveva intenzione di portare avanti l’attività del padre e del nonno. Glielo disse chiaramente. Detestava quel business, che costringeva i suoi genitori a vivere insieme e soffrire. Anche Chiara aveva sofferto per tutta l’infanzia.

Scelse, invece, il settore del turismo. Voleva aprire una sua agenzia di viaggi, creare itinerari interessanti. Aveva viaggiato molto e, durante le vacanze, riusciva almeno distraersi. Anche se, in vacanza, i suoi genitori continuavano a litigare e la mamma beveva tanto. Una volta, in un hotel, il padre ospitò la sua amante nella stanza accanto. Chiara vide il padre andare da lei la sera, quando la madre era ormai in uno stato confusionale.

Tuttavia, quei viaggi infondevano un po’ di vita in Chiara. Partecipava a escursioni, trascorreva tanto tempo in spiaggia, pur di non affrontare i drammi familiari. Da bambina, viaggiava con la tata, l’unica che si prendeva cura di lei. Poi, crescendo, Chiara dovette badare a se stessa.

Il turismo la affascinava. E non voleva avere nulla a che fare con l’attività di famiglia. Per lei, rappresentava la causa della sua infelicità.

All’improvviso, suo padre, che non si era mai curato di lei, pose un ultimatum: se voleva ancora essere mantenuta, doveva seguire le sue direttive.

Lo stesso era accaduto a sua madre, quando accettò le condizioni del nonno. Ma lei amava la vita lussuosa e, pur di mantenerla, era disposta a vivere con un uomo che non amava e che non l’amava. L’importante era che il business prosperasse e che i soldi scivolassero sul conto corrente. Di recente, però, servivano solo a comparsi carissime bottiglie di vino.

Chiara non voleva lo stesso destino per sé. Sapeva che non sarebbe stato sufficiente gestire l’azienda. Suo padre non le avrebbe mai permesso di sposare chi voleva, né di fare quello che desiderava. E presto si sarebbe sentita come in una gabbia dorata, iniziando anche lei a fare colazione con il vino.

Chiara dichiarò con ferma convinzione che non avrebbe obbedito a suo padre. Lui mantenne la promessa: le tagliò i fondi. Bloccò la carta bancaria e le disse di lasciare la loro casa, perché chi vi abitava doveva obbedirgli.

Voleva così indurla a ragionare. Ma guardando sua madre, Chiara si ripromise che non sarebbe mai stata come lei.

Così, raccolti i suoi effetti personali, andò via, senza una meta precisa. Per fortuna aveva un po’ di soldi contanti, usati per le piccole spese quotidiane. Ora avrebbe dovuto sopravvivere con quelli.

Chiara sapeva che suo padre non avrebbe pagato i suoi studi. Trovò una stanza in affitto (i soldi coprivano giusto qualche mese) e iniziò a lavorare come cameriera. Alla ragazza che non aveva mai lavato un piatto in vita sua, risultava difficile. Ma sapeva che c’era un obiettivo da raggiungere, quindi resistette.

Pensò di arrendersi. Avrebbe voluto tornare dal padre e dire che accettava tutto, pur di dormire bene e mangiare decentemente. Ma poi ricordava sua madre e, stringendo i denti, continuava a lavorare.

Di notte lavorava e di giorno studiava. A fatica riuscì a mettere da parte abbastanza soldi per il semestre successivo e l’affitto, sapendo che ci sarebbero voluti anni per farcela.

Fortunatamente ebbe una svolta. Fu notata dal manager del locale in cui lavorava. Chiara si distingueva tra le altre cameriere, che erano spesso maleducate e talvolta poco sveglie.

Presto divenne responsabile di sala. Aveva una buona dialettica, una bella presenza, un portamento elegante. Era perfetta per quel ruolo.

Chiara iniziò a guadagnare un po’ di più e, dopo sei mesi, incontrò uno dei clienti del locale.

Iniziarono una relazione. Chiara non rivelò mai chi fosse realmente. Disse che non andava d’accordo con i genitori, che la madre beveva e il padre non era fedele. Non menzionò mai la ricchezza della famiglia, temendo che ciò non avrebbe portato a nulla di buono.

In breve tempo, Chiara si trasferì a casa di Marco. Aveva un appartamento proprio e Chiara non dovette più pagare l’affitto. Cambiò il numero di telefono, affinché i genitori non la trovassero.

Chiara riuscì a laurearsi e poi cominciò a lavorare in un’agenzia viaggi. Dopo il matrimonio, realizzò il suo sogno: aprì la propria agenzia. Così come aveva sempre desiderato. Ma ciò che le dava più soddisfazione era avercela fatta senza l’aiuto economico dei genitori. E sposò l’uomo che amava, benché non avesse milioni.

Nacque una bimba, Martina, e Chiara le donava tutto l’amore che avrebbe voluto ricevere dai suoi genitori.

Martina aveva già compiuto quattro anni. Un giorno, mentre erano a casa, il citofono suonò.

– Vado io, – disse Marco.

Tornò con un’espressione sorpresa.

– Chiara, c’è tuo padre al citofono.

Lei si sentì mancare. Andò verso l’ingresso e vide suo padre.

Era invecchiato. Rughe gli solcavano il viso e la fronte. Ma era sempre lui, severo e senza un accenno di sorriso.

– Ciao, Chiara.

– Ciao, – rispose, visibilmente nervosa.

– Come te la passi?

– Come vedi, – Chiara indicò la loro modesta entrata, – tutto alla grande.

– Non abbiamo parlato bene l’ultima volta che ci siamo visti. Speravo che cambiassi idea.

– Vuoi dire che speravi che non ce la facessi, – sorrise amaramente.

– Forse. Ma sei più forte di tua madre.

– Come sta? – chiese Chiara, consapevole di sapere nulla della sua famiglia.

– Sempre uguale. Magari peggio. Comunque, vorrei riprendere i contatti con te. Ho saputo che ho una nipotina. Posso offrirle molto, farle frequentare un asilo privato. E anche a te… Non è dignitoso vivere in un buco simile.

Chiara scosse la testa. Non voleva nemmeno incontrarsi con lei, cercava solo di comprarsi tutto con il denaro.

– Non serve nulla, papà. Stiamo benissimo.

– Ma non farmi ridere! – sbuffò. – Questa la chiami vita?

– Una vita che non ho avuto io. Felice. Una famiglia dove ci si ama, nessuno tradisce, i problemi si risolvono insieme e non si nascondono con i soldi. Ma tu non puoi capire.

– Probabilmente, – ammise. – Va bene, se hai bisogno, chiamami.

Chiara annuì e chiuse la porta dietro al padre. Inaspettatamente, si trovò a piangere. I genitori non sentivano nemmeno la sua mancanza; suo padre voleva solo riprendere il controllo. E forse far diventare la nipote ciò che Chiara non era stata. Ma Chiara non glielo avrebbe permesso.

– Tutto bene? – chiese Marco, trovando la moglie in lacrime.

– Sì, tutto alla grande, – sorrise e lo abbracciò. – Va tutto davvero bene. Sono così felice che siate nella mia vita.

E in effetti, era tutto davvero a posto. E per quanto potessero dirne gli altri, Chiara sapeva che la felicità non sta nei soldi. Lei aveva sperimentato entrambe le cose.

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