Figlia di Troppo

**La Figlia Invisibile**

«Non siete stati voi a chiedermi di metterlo al mondo!» sbuffava Giulia, accalorandosi. «Per colpa vostra devo rinunciare a tutto? Prima la mia stanza, poi le notti in bianco a fare da babysitter, e ora pretendete che regali l’unico amico che ho? Quello che mi sta accanto da nove anni? Macché! Me ne vado dalla nonna, e ci resterò con Balto. Allevatevi il vostro piccolo principe da soli!»

A sedici anni, Giulia Lombardi trascorreva le giornate a scontrarsi con i genitori. Le sue ragioni, però, erano più che fondate: da quando era nato il fratellino, Lucia e Marco sembravano aver dimenticato di avere una figlia maggiore.

Dai nove anni, Giulia si era arrangiata da sola. Da piccola, non capiva il motivo di quel distacco, ma l’indifferenza dei genitori la feriva. Piangeva di nascosto, confidandosi con la nonna Tamara:

«Sono sempre con Luca! Se chiedo di giocare, mamma dice di essere occupata, papà mi ignora. Nonna… non mi amano più?»

«Sciocchina,» rispondeva Tamara Rossi, evitando il suo sguardo, «ti vogliono bene, è solo un momento difficile. Luca è piccolo, ha bisogno di cure. Quando crescerà, tutto si sistemerà. Perché non lo aiuti? Portalo a spasso, gioca con lui…»

Tamara, però, sapeva che non sarebbe cambiato nulla. Giulia era stata una figlia non voluta: Lucia e Marco si erano sposati in fretta dopo una gravidanza inaspettata. Lui, più grande, non sospettava che lei avesse mentito sull’età per sembrare adulta. Incubo per un adolescente, il matrimonio riparatore era sembrata l’unica via.

Giulia era arrivata in un momento sbagliato, mentre Luca, pianificato e desiderato, aveva ricevuto ogni premura.

«Mamma, posso avere quella bambola con la coda da sirena?» aveva chiesto Giulia un pomeriggio, mentre Lucia sceglieva bodyguardini per il neonato.

«Non spreco soldi in capricchi!» l’aveva redarguita la madre. «Hai un fratello, non pensi mai agli altri?»

I sensi di colpa avevano iniziato a rodere Giulia. Forse aveva ragione lei: al fratello serviva di più.

***
Per Luca, invece, non esistevano limiti. I genitori gli riempivano la cameretta — quella che era stata di Giulia, trasferita in salotto — di giocattoli e vestiti firmati.

«Sei grande abbastanza per dormire sul divano,» aveva sentenziato Marco quando lei aveva protestato. «Un bambino ha bisogno dei suoi spazi.»

«Non fare storie,» aveva aggiunto Lucia. «Dovresti essere felice di avere un fratello! Io ero figlia unica.»

***
Con la nascita di Luca, Giulia perse ogni residuo di spensieratezza. I genitori la trasformarono in una tata a tempo pieno: notti insonni a preparare biberon, pomeriggi a rincorrere il fratello al parco. Lucia, intanto, si godeva il secondo congedo maternità tra centri benessere e shopping.

Tamara, in visita, non tratteneva le critiche: «Lasciare un neonato a una ragazzina di dieci anni è irresponsabile!»

«Sta imparando,» ribatteva Lucia. «Un giorno mi ringrazierà.»

***
A tredici anni, l’odio di Giulia per Luca esplose. Il fratello, astuto e viziatello, incolpava lei di ogni marachella.

«Hai rotto la tazza?» la sgridava Lucia, trovando cocci nel cestino.

«È stato Luca! Ha fatto i capricci perché non gli davo i cioccolatini!»

«Chi sei per decidere?» interveniva Marco. «Mangia quello che vuole!»

«Il pediatra ha detto di evitare dolci prima della cena!»

«Se si fosse ferito, la colpa era tua!» ringhiava Lucia. «Niente uscite oggi: insegni a Luca l’alfabeto. L’educatrice dice che è indietro!»

***
La goccia finale arrivò a sedici anni, quando i genitori decisero di cacciare Balto, il cane che Giulia aveva salvato da cucciolo.

«Luca starnutisce: è allergico al pelo. Domani quel randagio se ne va!»

«Balto resta con me!» urlò Giulia. «È l’unico che mi vuole bene!»

«Metti a rischio tuo fratello per un bastardo?» sibilò Lucia.

«Sì! Sono stanca di sacrificarmi per il vostro principe! Non ho avuto un’infanzia perché dovevo badare a lui! Mentre voi dormivate, io spingevo il passeggino! Mentre le amiche studiavano, io correvo tra scuola e asilo! Basta! Vado dalla nonna!»

***
A casa di Tamara, Giulia ritrovò la pace. Nessuno la svegliava di notte, nessuno la sommergeva di richieste.

Lucia resistette un mese prima di chiamare: «Torna subito! Non ce la facciamo più!»

«Sto benissimo qui,» replicò Giulia. «Luca è vostro, arrangiatevi.»

«Tuo padre verrà a prenderti!»

Tamara strappò il telefono: «Basta tormentarla! Luca ha sette anni: assumete una babysitter!»

***
Giulia non tornò più. Scoprì che i genitori, per il loro adorato Luca, avevano davvero assunto una tata.

Non si pentì della scelta. Luca era suo fratello, non suo figlio. E lei, finalmente, poteva vivere.

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