Figlia mi chiede di badare al nipote per una settimana, ma finisco per fare le pulizie in tutta la casa.

La figlia mi ha chiesto di trasferirmi da loro per una settimana per badare a mio nipote, ma si è scoperto che non avevano bisogno di me solo per il bambino, ma anche per pulire tutta la casa.

Era seduta nel suo accogliente appartamento a Firenze, fissando la valigia che aveva appena finito di preparare. Sua figlia, Giulia, l’aveva chiamata il giorno prima con una richiesta a cui non poteva dire di no: «Mamma, vieni da noi per una settimana, stai un po’ con Matteo, io e Luca dobbiamo sistemare alcune cose». Rita, che adorava il suo nipotino di cinque anni, aveva accettato subito. Si immaginava già a giocare con Matteo, a leggergli le fiabe, a portarlo a passeggio. Ma, varcata la soglia di casa di Giulia, capì all’istante: non l’aspettava una settimana di gioia con il nipote, ma una fatica di cui nessuno l’aveva avvertita. Il cuore di Rita si strinse per la delusione, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.

Giulia e suo marito, Luca, vivevano in un ampio appartamento nel centro di Roma. Rita aveva sempre ammirato come sua figlia riuscisse a conciliare lavoro, famiglia e una casa impeccabile. Ma, entrando, rimase senza fiato: la cucina era invasa da piatti sporchi, in salotto giocattoli ovunque, e sul pavimento macchie che nessuno si era preoccupato di pulire. Giulia, abbracciandola, le sussurrò in fretta: «Mamma, partiamo domattina, Matteo starà con te, ce la farai, vero? Ah, e se hai tempo, magari dai una sistemata?» Rita annuì, ma dentro di sé sentì crescere un brutto presentimento. Quella parola, “sistemata”, era stata sottovalutata.

Il giorno dopo, dopo aver salutato Giulia e Luca, Rita rimase sola con Matteo. Era pronta ai suoi capricci, alle infinite domande e persino al rifiuto di mangiare la minestra. Ma non si aspettava che la casa diventasse il suo incubo personale. Matteo, come ogni bambino di cinque anni, correva per l’appartamento, spargendo giocattoli ovunque. Rita lo rincorreva, cercando di mettere un po’ d’ordine, ma era una fatica inutile. Alla sera, trovò un foglietto attaccato al frigorifero: «Mamma, per favore, lava la biancheria, pulisci i pavimenti, sistema l’armadio, vai a fare la spesa». Rita si bloccò, sentendo il sangue pulsare alle tempie. Non si trattava di badare al nipotino, ma di una richiesta per una domestica a tempo pieno.

Ogni giorno divenne una maratona. La mattina Rita preparava la colazione a Matteo, poi lo portava al parco per farlo svagare. Tornata a casa, gli preparava il pranzo, lavava i piatti, stirava, puliva. L’armadio che Giulia le aveva chiesto di “sistemare” era un caos di vestiti stropicciati da piegare di nuovo. La spesa? Rita si trascinava con pesanti buste dal supermercato, mentre Matteo la tirava per la mano chiedendo il gelato. Alla sera crollava esausta, ma invece di riposarsi, si sedeva a leggergli una fiaba perché senza quella non si addormentava. Rita adorava Matteo, ma giorno dopo giorno le forze le venivano meno e il risentimento cresceva. «Sono venuta per mio nipote, non per fare la loro domestica», pensava, guardando il proprio riflesso allo specchio, dove nuove rughe erano apparse.

A metà settimana, Rita non ne poté più. Chiamò Giulia e, cercando di mantenere la voce calma, le chiese: «Giulia, mi hai chiesto di aiutarti con Matteo, ma perché devo fare tutto il lavoro di casa?» Sua figlia parve sorpresa: «Mamma, ma sei a casa, ho pensato che per te non fosse un problema. Io e Luca siamo esausti, non abbiamo tempo». Rita ingoiò un nodo alla gola. Avrebbe voluto urlarle che non era più giovane, che aveva la schiena a pezzi, che anche lei meritava riposo. Ma rispose solo: «Sono venuta per Matteo, non per la tua casa». Giulia borbottò qualcosa tipo «non ci avevo pensato» e promise di rimediare, ma Rita non ci credette più.

Alla fine della settimana, quando Giulia e Luca tornarono, la casa splendeva di pulito, Matteo era felice, e Rita si sentiva svuotata come un limone spremuto. Giulia la abbracciò, dicendo: «Mamma, sei la migliore, senza di te non ce l’avremmo fatta!» Ma Rita in quelle parole non sentì gratitudine, ma la conferma di essere stata sfruttata. Sorrise, baciò Matteo e tornò a casa, promettendosi che non avrebbe mai più accettato simili “favori” senza condizioni chiare. Nel suo cuore, l’amore per la figlia e il nipote combatteva contro l’amarezza di sapere che la sua gentilezza era stata solo strumentalizzata.

Ora, seduta nel suo salotto, Rita riflette su come dire a Giulia la verità. Ama Matteo ed è pronta a dedicargli tempo, ma non al prezzo della sua salute e della sua dignità. Non vuole più essere l’aiutante invisibile, i cui sforzi vengono dati per scontati. Rita sa che la prossima conversazione con sua figlia non sarà facile, ma è pronta a farsi valere. Per Matteo, per la loro famiglia, ma soprattutto per sé stessa.

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