Figlia mia, non pensare male di me! Non sono un senzatetto. Mi chiamo Michele Semplici. Sono venuto a trovare mia figlia. È difficile raccontare
Mancavano poche ore a Capodanno. Tutti i colleghi erano già scappati a casa, ma nessuno aspettava Lara
Per non dover tornare al lavoro il 2 gennaio, aveva deciso di finire tutto in anticipo.
A casa laspettavano un paio di insalate, frutta e una bottiglia di spumante che aveva preparato prima.
Non aveva nessuno con cui vestirsi elegante. Aveva solo voglia di togliersi i tacchi e infilarsi il pigiama morbido.
Con Andrea si erano lasciati qualche mese prima, e il divorzio era stato così pesante che Lara non aveva fretta di iniziare una nuova relazione.
Ora stava bene da sola
Andrea aveva provato a riavvicinarsi, le aveva telefonato più volte, ma Lara non voleva ricominciare da capo. Non sarebbe finita bene, non erano fatti luno per laltra, era troppo complicato.
Non voleva nemmeno pensarci, era passato, perché rovinarsi la festa?
Lara scese dallautobus. Ancora pochi passi e sarebbe stata a casa.
Davanti al palazzo, sulla panchina, notò un vecchietto. Accanto a lui cera un piccolo albero di Natale.
“Devessere venuto a trovare qualcuno!” pensò.
Lara lo salutò e lui annuì, senza alzare gli occhi.
Le sembrò di vedere una lacrima brillargli negli occhi, o forse era solo il riflesso delle luci, ma non ci fece caso e corse dentro.
La sera si era fatta fredda, e Lara rabbrividì.
Dopo la doccia, indossò il suo pigiama peloso preferito, si versò un caffè e si avvicinò alla finestra.
Strano, il vecchietto era ancora lì, seduto sulla panchina.
“È passata più di unora da quando sono rientrata, mancano due ore a Capodanno Se è venuto a trovare qualcuno, perché sta ancora fuori? E quel luccichio negli occhi!” continuava a pensare.
Lara apparecchiò la tavola, accese le lucine dellalbero, ma la mente tornava sempre a quel vecchietto solo.
Dopo mezzora, sbirciò di nuovo dalla finestra: lui era ancora immobile.
“Chissà se sta male? Con questo freddo potrebbe ammalarsi”
Lara si infilò in fretta il cappotto e uscì.
Si sedette accanto a lui sulla panchina.
Lui la guardò e poi distolse lo sguardo.
“Scusi, tutto bene? Lho visto qui da solo da un po. Fa freddo. Posso aiutarla in qualche modo?”
Il vecchio sospirò:
“Tutto a posto, piccola. Resto ancora un po e poi vado.”
“Dove?”
“In stazione. Torno a casa.”
“Ma no, non si può fare così. Non voglio trovarla qui domattina. Si alzi! Per favore, venga su da me. Si scaldi un po, poi potrà andare dove vuole.”
“Ma”
“Niente ma! Andiamo!”
Lara sapeva che se la sua amica Silvia lavesse vista in quel momento, avrebbe sgranato gli occhi Ma Silvia non cera, e lasciare lì quel vecchio era fuori discussione.
Il nonno si alzò dalla panchina e prese lalberello.
“Posso portarlo?”
“Certo, perché no?”
Una volta in casa, il vecchietto posò con discrezione lalbero nel corridoio e si tolse il cappotto.
Si muoveva a fatica, era chiaro che aveva davvero freddo.
Si sedette in cucina, Lara gli versò un tè e lui lo tenne tra le mani a lungo per scaldarsi. Bevve un paio di sorsi, poi alzò lo sguardo.
“Figlia mia, non pensare male di me! Non sono un senzatetto. Mi chiamo Michele Semplici. Sono venuto a trovare mia figlia. È difficile raccontare”
Con sua madre ci lasciammo tanto tempo fa, è colpa mia, incontrai unaltra donna.
Mi innamorai come un ragazzino, non vedevo altro
Prima nascondevo tutto, poi mia moglie scoprì di me e Mirella, a casa iniziarono le litigate, e un giorno sbatt