Figlie Maledicono la Madre “Egoista” che ha Dedicato la Vita a Loro

Nella quieta campagna della Sicilia, dove il sole cocente bacia le case antiche di pietra e il tempo sembra scorrere più lento, esisteva una convinzione radicata: una madre deve dedicare ogni respiro ai figli, dimenticando ogni suo sogno. Ma Elena, madre di due figlie ormai adulte, sfidò questa regola non scritta. La sua scelta di accettare l’eredità della sorella sconvolse la sua vita e scatenò l’ira di chi la vedeva solo come un’ombra sacrificale.

Elena si era sposata giovane, piena di speranze. Diede alla luce due figlie, Isabella e Giulia, ma la felicità durò poco. Suo marito, rivelatosi un vigliacco, scomparve tre anni dopo la nascita di Giulia, lasciandola sola con due bambine. Crescerle da sola fu una croce. Elena rinunciò a tutto, lavorò fino allo stremo per dare loro qualcosa. Ma alcuni problemi, come una casa di proprietà, rimasero irrisolti.

Vivevano in una casetta ai margini del paese, con un orto che le sostentava nei momenti più duri. Le figlie crebbero, si sposarono e partirono per la città, affittando appartamenti. Elena restò sola. La salute cedette, e andò in pensione prima del tempo. In quel periodo, sua sorella maggiore, Lucia, si ammalò gravemente. Elena, senza esitare, si trasferì da lei in un ampio appartamento nel centro di Milano. Quello che vide la lasciò senza fiato.

Lucia, senza legami familiari, aveva vissuto per se stessa. Spendeva i suoi soldi in viaggi, teatri, abiti alla moda, senza preoccuparsi del domani. Persino con la sorella era distaccata: «Se non ti prendi cura di me, Elena, troverò qualcun altro. E l’appartamento non sarà tuo». Elena rimase scioccata da tanto egoismo, ma vivendo con Lucia, iniziò a comprenderne la filosofia. Quando la sorella morì, lasciandole l’appartamento, Elena si svegliò da un lungo sonno. Per la prima volta, si chiese: e se vivessi per me?

Rimase nell’appartamento, avvolta dal rumore della città e dalle luci scintillanti. Dopo decenni, si sentì finalmente viva. Iniziò a visitare mostre, passeggiare nei parchi, persino a prendere lezioni di danza. Ma la sua felicità divenne un ostacolo per le figlie.

Isabella e Giulia erano abituate a una madre che metteva i loro bisogni prima dei suoi. Isabella, con un mutuo da pagare con il marito, sperava che Elena vendesse l’appartamento per alleviare il debito. Giulia, in attesa del terzo figlio e senza una casa di proprietà, sognava di comprare un bilocale con quei soldi. Avevano già deciso, senza chiedere. Ma Elena rifiutò di vendere. Voleva restare in città e vivere la vita che non aveva mai osato desiderare.

«Sono stanca di sacrificarmi,» disse alle figlie quando si presentarono, furiose. «Voglio vivere per me, almeno adesso.»

Le figlie andarono su tutte le furie. La chiamarono egoista, le rinfacciarono la sua ingratitudine. «Tutta la vita ci hai dedicato ogni cosa, e ora ci abbandoni per i tuoi capricci!» urlò Isabella. Giulia, asciugandosi le lacrime, aggiunse: «Come puoi pensare solo a te, quando io ho dei bambini e viviamo in affitto?»

Elena tacque, ma il suo cuore si spezzava. Ricordava i pasti saltati pur di comprare alle figlie vestiti nuovi per la scuola, le notti passate a cucire per un po’ di soldi in più. E ora la accusavano di tradimento. La cosa peggiore? Non l’avevano aiutata a badare a Lucia. Erano tornate solo dopo la sua morte, quando si era sparsa la notizia dell’eredità.

«Perché ti sei dimenticata di noi e dei tuoi nipoti? Come osi goderti la vita in città?» sbottò Isabella, prima di uscire sbattendo la porta.

Giulia smise di chiamare. Le figlie la cancellarono dalle loro vite, definendola «piena di sé». Elena restò sola, ma non si pentì della sua scelta. Per la prima volta, si sentiva libera. Passeggiava lungo i canali, beveva caffè nei bar accoglienti, sorrideva agli sconosciuti. I suoi occhi, una volta spenti dalla fatica, ora brillavano di vita.

Si poteva biasimarla? Aveva dato tutto alle figlie, ma alla fine aveva scelto se stessa. Le figlie, abituate ai suoi sacrifici, non accettarono il suo diritto alla felicità. Chi era l’egoista? La madre che voleva vivere, o le figlie che pretendevano altro sangue? Elena conosceva la risposta, ma questo non leniva il dolore della separazione. Sperava solo che, un giorno, le figlie capissero: anche una madre ha diritto al proprio cuore.

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