Figlio porta donna e bambino, e mi sento un’estranea nella mia casa

“Mamma, oggi ti presenterò la mia ragazza. Voglio che vi conosciate. È un sogno che coltivo da tempo, ma non c’era mai l’occasione giusta. La sua bambina è con la nonna oggi, quindi è il giorno perfetto,” disse Luca, prendendo alla sprovvista sua madre, Eleonora, nella loro ampia casa a Firenze.

Eleonora si bloccò, il cuore stretto dall’ansia. Luca aveva appena ventun anni, e già parlava di una donna con un figlio? Non sapeva nulla della sua vita sentimentale, e quella notizia la colpì come un fulmine a ciel sereno.

Eleonora era rimasta vedova sei anni prima. Suo marito, Antonio, era morto improvvisamente a quarantatré anni—un trombo gli aveva fermato il cuore. Era pieno di vita, il loro amore sembrava eterno. Antonio ed Eleonora erano inseparabili fin dall’infanzia: stessi banchi di scuola, stessi sogni, stesse risate. Alle elementari, lui le tirava i codini; alle medie, le portava lo zaino; al liceo, si erano confessati il loro amore. A diciotto anni si erano sposati, incapaci di immaginare una vita l’uno senza l’altra.

Il loro matrimonio era felice. Si sostenevano a vicenda, studiavano insieme, lavoravano, costruivano una casa accogliente. Quando Luca compì tredici anni, iniziarono a sognare un secondo figlio, ma il destino decise altrimenti. La morte di Antonio spezzò il loro mondo. Luca, quindicenne, si chiuse in se stesso. Eleonora, stringendo i denti, trovò la forza di sostenerlo. Lavorò, lo allevò, e pensò di avercela fatta—Luca era cresciuto, si era iscritto all’università. Eleonora tirò un sospiro di sollievo, ma si sbagliava.

“Mamma, ti presento Beatrice. La mia ragazza,” annunciò Luca, aprendo la porta.

Accanto a lui c’era una donna alta, con lunghi capelli biondo cenere. Elegante, in un vestito alla moda e tacchi alti, sorrise, ma Eleonora non riuscì a ricambiare. Beatrice aveva quasi la sua età—quindici anni più di Luca. Eleonora sentì un nodo allo stomaco, ma represse le emozioni, salutò educatamente e invitò l’ospite a tavola.

A cena, Beatrice parlò di sé. Trentanove anni, un appartamento in affitto a Firenze, proveniva da un’altra città. Sua figlia, Sofia, aveva cinque anni e andava all’asilo.
“So che probabilmente è uno shock,” disse Beatrice, fissando Eleonora. “Sono molto più grande di Luca. Ma l’età è solo un numero, no? Quando c’è amore, il resto non conta. Io e Luca ci siamo trovati. Lei, da donna, mi capisce, vero?” Sorrise con civetteria, ma nei suoi occhi brillò una sfida.

Eleonora annuì, ma dentro di sé i dubbi la tormentavano. Dopo cena, Beatrice se ne andò, e Luca, rimasto solo con la madre, le disse:
“Mamma, tu sei la persona più importante per me. Ti prego, cerca di capire. Sì, Beatrice è più grande, ma ci amiamo. Non è una storia qualunque, è seria. E Sofia, la sua bambina, è adorabile. Mamma, potrebbero vivere qui da noi? Beatrice non ha una casa, e noi abbiamo spazio. Se non vuoi, capirò, non mi offenderò.”

Eleonora lo guardò, e il suo cuore si spezzò. Voleva proteggerlo, metterlo in guardia, ma negli occhi di lui vide una speranza così grande che non se la sentì di dire di no.
“Restate,” sospirò. “L’importante è che tu sia felice.”

“Grazie, mamma! Domani si trasferiscono! Sapevo che saresti stata fantastica!” Luca la abbracciò e corse a chiamare Beatrice.

Eleonora, rimasta sola, chiamò l’amica Carla. Quella ascoltò senza interrompere, poi esclamò:
“Leo, è sospetto. L’amore è complicato, ma pensaci: questa donna ha una figlia di padre ignoto, nessuna casa, e tuo figlio è un ragazzo giovane con una villa enorme. Comodo, no? Quasi vent’anni di differenza. Forse sta solo cercando un appoggio? Fai attenzione, o rovinerai per sempre il rapporto con Luca.”

Eleonora rifletté. Decise di agire con cautela, osservando Beatrice per capire le sue intenzioni. Il giorno dopo, Beatrice e Sofia arrivarono. La bambina era adorabile: timida all’inizio, ma poi si fece coraggio, mostrando a Eleonora le sue bambole. Eleonora sorrise, ma l’ansia non la abbandonava.

Quella sera, dopo aver messo Sofia a letto, gli adulti bevvero un tè. Eleonora guardò Luca abbracciare Beatrice e sentì una fitta di gelosia. Negli occhi di Beatrice lesse un trionfo: «Tuo figlio è mio ora, e non puoi farci niente». Eleonora cercò di scacciare quei pensieri, ma ritornavano come ombre cupe.

Da sola, si chiese: e se Beatrice amasse davvero Luca? Forse sarebbero stati felici. Ma i dubbi le rodevano l’anima. Quella notte sognò Antonio. Era come in gioventù—giovane, con un sorriso dolce. Le porgeva un mazzo di margherite, i suoi fiori preferiti. Lei allungò una mano, ma lui svanì. Si svegliò in lacrime, erano le tre di notte. Ancora tendeva le braccia nel vuoto, chiamando il marito.

E allora capì. Non doveva interferire. Luca era adulto, doveva fare le sue scelte. Se avesse sbagliato, sarebbe stato lui a rimediare. Eleonora asciugò le lacrime e si riaddormentò, mormorando: “Andrà tutto bene. Dev’essere così.” Ma nel profondo, temeva che quella scelta avrebbe distrutto la loro famiglia.

**Morale:** L’amore non sempre segue vie prevedibili, ma cercare di controllare il destino degli altri porta solo dolore. A volte, bisogna lasciare che la vita segua il suo corso, anche se il cuore trema.

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