Mamma sceglie l’amore, noi paghiamo il prezzo
Giovanna camminava nervosamente avanti e indietro nel suo piccolo appartamento a Milano, il telefono stretto in mano, dove lampeggiava un nuovo avviso di pagamento in ritardo. Il cuore le si stringeva: come avrebbe sfamato la famiglia adesso che sua figlia e il genero pesavano così tanto sulle sue spalle? Tutto era iniziato quando la figlia maggiore, Beatrice, appena diciannovenne, aveva annunciato di aspettare un bambino e di volersi sposare.
Prima, Giovanna lavorava con una collega, Sofia, una donna saggia e premurosa. Sofia cresceva da sola le sue due figlie: Beatrice, diciannove anni, e la piccola Ginevra, di dieci. Fino a quel momento, Sofia non si lamentava. Beatrice studiava diligentemente alluniversità, Ginevra era bravissima a scuola. Entrambe erano obbedienti, esemplari, e Sofia ne era fiera, nonostante le difficoltà di essere una madre single.
Ma al secondo anno, Beatrice aveva conosciuto il suo primo amore, Luca. Il ragazzo veniva da unaltra regione, ma Sofia, dopo averlo conosciuto, aveva approvato la scelta della figlia. Luca le sembrava gentile, sincero, non il tipo che approfitta degli altri. In fretta, i due innamorati decisero di vivere insieme. Per evitare di affittare un appartamento, si trasferirono da Sofia. A lei non piaceva questa fretta: sua figlia aveva solo diciannove anni, doveva prima finire gli studi, diventare indipendente. Ma non cera alternativa.
Sofia viveva in un bilocale, ma le stanze erano piccole, e lo spazio già scarseggiava. Larrivo di Luca, il futuro genero, peggiorò solo le cose. Sofia si rassegnò, finché non scoprì il motivo della loro fretta: Beatrice le confessò di essere incinta e che volevano sposarsi. Sofia sentì il terreno aprirsi sotto i piedi. Sua figlia, appena entrata nelletà adulta, stava già per diventare madre.
Luca non lavorava. Come Beatrice, era uno studente a tempo pieno, e nessuno dei due voleva passare alle lezioni online. Eppure, organizzarono un matrimonio da favola, come in un film hollywoodiano. Scelsero uno dei ristoranti più costosi di Milano, invitarono una folla di ospiti, e Beatrice ordinò un abito da sposa di alta moda, come se dovesse sfilare in passerella. Sofia cercò di protestare, spiegando che non aveva quei mezzi, ma Beatrice, con la mano sulla pancia, scoppiò in lacrime:
Mamma, vuoi privare tuo nipote?
Sofia, con i denti stretti, pagò tutto. Attinse ai suoi risparmi, svuotò il salvadanaio, e si fece persino un nuovo prestito. Sperava che dopo il matrimonio, i giovani avrebbero preso le loro responsabilità, cercato lavoro, diventato autonomi. Ma le sue speranze crollarono come un castello di carte. Beatrice e Luca rimasero a vivere da lei, senza cercare neanche un lavoretto.
I genitori di Luca gli avevano regalato una macchina usata. La coppia se ne andava in giro per la città come in vacanza, mentre i suoceri pagavano la benzina, sapendo che il figlio era senza un soldo. Ma il restocibo, bollette, vestitiricadeva su Sofia. I ragazzi non sapevano neanche quanto costasse un chilo di pasta. Quando Sofia parlava di spese, Beatrice alzava gli occhi al cielo:
Mamma, noi studiamo, cosa vuoi che facciamo?
Beatrice non voleva fare nessun risparmio. Mostrò alla madre un catalogo di passeggini e culle, i modelli più trendy e costosi. Sofia, con il suo stipendio normale, rimase senza fiato.
Beatrice, non ho questi soldi! Ho il tuo prestito universitario, Ginevra da crescere
Ma scherzi? si indignò la ragazza. Diventerai nonna e fai storie?
Sofia sentiva una rabbia cupa salirle dentro. Avevano scelto di avere un figlio, ma toccava a lei mantenerlo? Portava tutto il peso della famiglia, lavorava fino allo sfinimento, e i soldi non bastavano mai. Il prestito per gli studi di Beatrice pesava come una spada di Damocle, Ginevra aveva bisogno di attenzioni, e i giovani vivevano come in una fiaba.
Un giorno, Sofia esplose. Tornò dal lavoro, esausta, dopo essere stata rimproverata per il ritardoaveva dovuto fare la spesa per tutti. A casa, la scena che la aspettava la gelò: Beatrice e Luca, ridacchianti, sfogliavano una rivista di puericultura, scegliendo un lettino che valeva metà del suo stipendio. Ginevra, in un angolo, disegnava in silenzio, mentre una montagna di piatti sporchi ingombrava il lavello.
Devo anche lavare i piatti al vostro posto? tuonò Sofia, gettando le borse per terra.
Mamma, ma dai! esclamò Beatrice. Noi ci occupiamo del bambino!
Voi aspettate un bambino, ma sono io che pago? Sofia tremava di rabbia. Basta! O trovate un lavoro, o ve ne andate!
Beatrice scoppiò in lacrime, Luca impallidì, ma Sofia rimase inflessibile. Diede loro un mese per trovare almeno un lavoretto.
Altrimenti, andrete dai genitori di Luca. Che vi mantengano loro.
Beatrice e Luca provarono a farla cedere, ma Sofia non si fece più commuovere. Amava sua figlia, ma capiva: senza limiti, lavrebbero rovinata. Ginevra, vedendola soffrire, un giorno la strinse tra le braccia e sussurrò:
Mamma, io non farò mai così.
Sofia sorrise tra le lacrime. Per la sua piccola, era pronta a lottare. Quanto a Beatrice e Luca? La realtà li aspettava, e Sofia non sarebbe più stata il loro salvagente.





